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Articolo 21 - Editoriali
Galliani fa gli affari suoi: ma certi dirigenti Rai vanno cambiati
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di Mario Lavalle

Diciamo la verità : ha ragione Rivera. Ma come si fa  a trattare con Galliani e dimenticarsi che cosa rappresenta per Mediaset il Presidente del Milan? Amico e socio di Berlusconi, artefice della più spregiudicata e spettacolare occupazione irregolare dellâ??etere che si ricordi sul fronte occidentale ( per carità, sempre consentita da sorveglianti distratti e poi sanata a posteriori da leggi compiacenti) , oggi Presidente contestatissimo  e abilissimo di una Lega alla quale impone ,come sempre, la legge del più  forte ( in questo caso dei più forti : Juve, Milan, Inter), Galliani non poteva certo lasciarsi scappare lâ??occasione che gli offerto la Rai , pronta a pagare il prezzo più alto per riportarsi a casa i diritti della Champions e quelli dei Campionati del Mondo , per tentare di incastrare il servizio pubblico in una tenaglia micidiale: o aggiudicarsi quei diritti  allâ??asta, pagando un prezzo in ogni caso più alto di quello che aveva preventivato, o lasciarli a disposizione di  Mediaset e forse di Telecom con il risultato di mettere in crisi la  Domenica pomeriggio di Raduno che da qualche anno  ormai , si regge attorno allâ?? appuntamento di â??90° minutoâ??.

Naturalmente noi crediamo  a Marano e ai Consiglieri di Amministrazione che invocano la buona fede di una trattativa che sembrava ormai avviata a una conclusione positiva. Ma non possiamo non  meravigliarci che , coi tempi che corrono e considerato il conflitto di interessi dellâ??interlocutore , uno straccio di appunto non sia stato siglato, una cifra non sia stata almeno sussurrata. E così ci viene in mente che da tempo Cattaneo andava sostenendo che il valore dei diritti del Campionato ( quelli che consentono ,per intenderci , di trasmettere â??Tutto il Calcioâ?¦.â? , â??Quelli che il Calcio â?? e â??90° minuto â??) era più simbolico che reale, cosi come andava sostenendo da tempo la convenienza economica di far uscire la Rai dal pool delle televisioni pubbliche che , pur tra mille difficoltà , cercavano di assicurarsi in blocco i diritti dei grandi eventi sportivi , col rischio  ( o meglio, col risultato).di aprire il mercato europeo di tali diritti alle imprese private sempre più grandi e sempre più ricche.

Eâ?? anche in virtù di questa impostazione strategica che questâ??anno la Rai  si è presentata  impreparata , in ritardo e senza alleanze a tutti gli appuntamenti cruciali per lâ??acquisizione dei grandi diritti sportivi : e mentre vanno apprezzate e lodate la prontezza e la decisione con le quali il nuovo CdA ha cercato e sta cercando di fronteggiare il problema non si può non evidenziare come questa rincorsa abbia comportato notevoli oneri economici e  sia tuttora piena di rischi .

Quello che stupisce , in ogni caso , è che la gestione di questa nuova strategia ( per molti aspetti rovesciata rispetto a quella di qualche anno e mese fa ) sia affidata agli stessi dirigenti â?? dal Direttore Generale in  giù â?? che sono stati i teorizzatori e gli interpreti della strategia â?? basta soldi ai grandi eventi sportivi, buttiamoci sugli sport minoriâ?. Con quale credibilità e con quanta  convinzione questi dirigenti possano oggi essere gli interpreti di una linea contraria a quella da essi attuata fino a qualche mese fa    lo lasciamo intuire ai nostri lettori e ai colleghi della Rai che , per aver sostenuto i principi oggi tornati in voga,sono stati rimossi e accantonati.

Negli stessi giorni nei quali la mossa di Galliani porta allo scoperto la leggerezza con la quale il vecchio Consiglio aveva affrontato i problemi della programmazione sportiva, una pungente intervista di Renzo Arbore - uomo â??filoRaiâ?che più non si può â?? scopre una ferita aperta sul fronte di Raiuno tra un grande conduttore e un Direttore che non gli risponde al telefono,forse troppo intento a cercare di non  aprire gli spazi della rete â?? ammiraglia â?? a quellâ??altra persona ,tanto brava quanto perbene , che è Fabio Fazio.

Si potrebbero moltiplicare gli esempi: da quello di un Servizio legale e di una Direzione del personale , alle quali dovrebbe essere affidato il delicato compito di trovare una soluzione positiva ai tanti casi di espulsione e di accantonamento di dirigenti e  giornalisti operati dal precedente Consiglio, dopo che in tutte le precedenti sedi legali essi si sono fatti interpreti ed esecutori di una politica dura e dilatoria , a quello di un Settore strategie che aveva impegnato la maggior parte delle  risorse  disponibili sul fronte delle reti digitali terrestri e degli investimenti immobiliari , a quello della politica internazionale  più interessata a cercare gli italiani allâ??estero ( lodevole iniziativa, ma un poâ?? old style) e a trascurate le aperture di collaborazione con quel grande paese che è la Cina.

Ma il problema assume ormai un significato più generale di efficienza politica : può un nuovo Consiglio di amministrazione guidare e governare la Rai senza cambiare ( o reinvestire, se lo ritiene giusto ) gli uomini di fiducia del precedente gruppo dirigente? Può farlo senza dare la voce, reinserendoli, ascoltandoli, responsabilizzandoli in qualche modo, ai tanti dirigenti e giornalisti che dal precedente Consiglio sono stati rimossi e allontanati, forse perché portatori e interpreti proprio di quelle linee strategiche che il nuovo Consiglio vuole realizzare ?

Non è questa, della corrispondenza convinta ed efficace tra un nuovo Consiglio - con le sue linee strategiche e di gestione   - e un nuovo gruppo dirigente , formato sulla base della capacità professionale ma anche della condivisione della nuova politica aziendale, la prima e più urgente priorità per la Rai?      

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