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Articolo 21 - Editoriali
UN COLOSSEO SENZA I GLADIATORI
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di Virman Cusenza

da Il Messaggero

DI BIPARTISAN ormai ci sono rimaste solo le figuracce. Sembrava lâ??anfiteatro di un gioco a premi televisivo, con i i cartelli colorati del pubblico in sala, ed era invece lâ??aula di Montecitorio. Con Casini sovrastato da uno striscione dellâ??Unione e i commessi pronti a sedare gli onorevoli fibrillanti come la polizia con i cortei dei disoccupati. In altri tempi si sarebbe detto scene da Africa subsahariana. Oggi, più semplicemente, pantomime allâ??italiana.
Fotogrammi non nuovi, per carità. Ma che raccontano di una doppia finzione che va avanti da anni nella cosiddetta Seconda Repubblica. Ovvero quando la politica finisce chiusa nello sterile recinto delle dispute autoreferenziali, strizzando un occhio alle urne e lâ??altro alla telecamera.
Che di ipocrisie bellâ??e buone si tratti, se ne è avuto un saggio poche ore dopo lâ??episodio dei cartelli inalberati da sinistra e da destra (An). Quando si è trattato di votare sulle cosiddette quote rosa, ovvero quella porzione di candidature da riservare alle donne nel prossimo Parlamento. Un atto di risarcimento da parte della politica fino ad oggi â??maschilistaâ? più che misogina, ma anche un doveroso adeguamento allo standard europeo. Ebbene, su questo emendamento che la destra voleva introdurre (non escludendo le liste elettorali che la violino, ma solo sanzionandone i partiti colpevoli) e che la sinistra voleva fissare più rigidamente, non câ??è stata alcuna intesa. Anzi, il centrodestra si è spaccato sul suo emendamento mandando Fini su tutte le furie, e lâ??opposizione ha gongolato per il successo tattico ottenuto dopo una sfilza di ko tecnici in tutte le altre votazioni sulla nuova legge proporzionale. Lâ??unico risultato è che le quote rosa non ci saranno. In compenso, sâ??è aperta una gara da lacrime di coccodrillo: i leader della Cdl si impegnano a rispettare lo stesso il principio di una equa rappresentanza femminile in Parlamento, al momento di formare le rispettive liste.
Proviamo a tirare le prime somme nel votificio di Montecitorio, dopo due giorni di maratona. Il presunto merito della legge elettorale buono o cattivo che sia questo ritorno al proporzionale finisce relegato sullo sfondo. I gladiatori della Cdl, guidati da Berlusconi, puntano a far brillare i bicipiti dando prova di compattezza (quota rosa a parte) durante le votazioni. E il plotone del centrosinistra che fa? Cavalca lâ??ostruzionismo senza scegliersi lâ??attrezzatura adeguata. Che non possono essere i cartelli sulla «legge truffa» o qualche astuzia dialettica che faccia pur tremare i deputati morituri (per molti il collegio diverrà a rischio) della Cdl. Eâ?? come se, mandati a combattere al Colosseo, scegliessero di innalzare uno striscione di protesta invece che impugnare il gladio. Il prevedibile epilogo è quello di finire sbranati dai leoni o maciullati dal generale Maximus di turno.
Câ??è da ripensare una strategia e fare i conti con le nuove regole. Senza dimenticare lâ??imperativo categorico che Romano Prodi sâ??era dato al momento di far partire la sua campagna per le primarie: non additare tanto il peccatore, quanto il peccato. Il rimedio più che la causa. Denunciare il problema volando alto e prospettandone la soluzione. In caso contrario, ci si consegna solo alla lotteria delle urne.

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