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Articolo 21 - Editoriali
Ultimi nel mondo per libertà dâ??informazione
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di di l'Unità

Lâ??ultima denuncia è solo di 5 giorni fa. E viene - ancora una volta - da Reporters Sans Frontières, che ormai da anni nei suoi rapporti annuali segnala le gravi carenze del nostro Paese riguardo alla libertà dâ??informazione. Il 20 ottobre Rsf ha stilato una classifica sulla libertà di stampa, monitorando ben 167 paesi dei cinque continenti, nella quale lâ??Italia figura 42esima. In questo caso, lâ??associazione cita in particolare un episodio. La perquisizione nella redazione del Corriere della Sera lo scorso maggio, dopo la pubblicazione di un articolo sullâ??uso delle pistole Beretta in Iraq, fa concludere a Rsf che «è forte nel paese la tentazione di violare il segreto delle fonti giornalistiche». Fatto sta che lâ??Italia è ultima tra i Paesi dellâ??Europa occidentale.
Il risultato peggiore, in termini di classifica - peraltro quello mostrato da Celentano nella prima puntata di Rockpolitik - comunque, il nostro Paese lo conquista nel Rapporto «Freedom of the Press 2005» di Freedom House, unâ??associazione statunitense che si occupa dello sviluppo della libertà politica ed economica nel mondo: lâ??Italia è al 79esimo posto, e per questo definita â??Partly freeâ? (parzialmente libera). Una condizione che nellâ??Europa Occidentale condivide solo con la Turchia, lâ??unico paese che la segue nella classifica di questa parte del mondo. «Le preoccupazioni sulla proprietà dei media sono state un problema fin dallâ??elezione nel 2001 di Silvio Berlusconi, un magnate dei media e uno degli uomini più ricchi dâ??Italia come Primo Minstro», si legge nelle motivazioni. E si spiega come Berlusconi controlli 6 dei 7 canali televisivi nazionali, oltre a citare i casi di abbandono della Rai da parte di Lucia Annunziata e Lilli Gruber per «reazione al dominio dei media da parte di Berlusconi». Freedom House menziona anche la Gasparri: «I critici di questa legge dicono che in realtà rinforza il potere dei Berlusconi sui media». Il rapporto, inoltre, fa riferimento a due casi di giornalisti condannati per diffamazione: Massimiliano Melilli condannato a 18 mesi di prigione e a pagare una multa di 100mila euro, e «il giornalista e senatore settantaseienne» (omette il nome, ma è chiaro che si tratta di Lino Jannuzzi), messo agli arresti domiciliari nel luglio 2004 in relazione alla sentenza del 2002 di 29 mesi di reclusione.
Anche il Rapporto di Reporter Sans Frontieres, pubblicato lo scorso 3 maggio, esprime preoccupazioni sulla situazione italiana, riferendosi in particolare al conflitto di interessi di Berlusconi, definito «un caso unico nel continente europeo». «Il conflitto dâ??interessi del primo ministro italiano - si legge nel rapporto - continua a minacciare lâ??indipendenza dei media». Rsf condanna le pene inflitte ai giornalisti, affermando che tra le maggiori violazioni della libertà di stampa ci sono state nel 2004 quelle dei magistrati, «con pene detentive pronunciate contro giornalisti e una moltiplicazione delle violazioni del segreto professionale».
Questâ??anno, anche un Rapporto Onu ha denunciato le violazioni della libertà di stampa nel nostro paese: «La concentrazione del controllo dei media nelle mani del Presidente del Consiglio ha gravemente colpito la libertà di opinione ed espressione in Italia», scrive Ambeyi Ligabo, lâ??esperto keniota delle Nazioni Unite, in un rapporto reso noto a Ginevra lo scorso 18 aprile. Il relatore sottolinea come la «questione del conflitto di interessi deve ancora essere affrontata in modo adeguato». Ed esorta il governo italiano a «rivedere la propria legislazione in modo da garantire la partecipazione di diversi attori nel sistema televisivo», con riferimento soprattutto alla Gasparri. Ligabo riferisce anche dei casi di Michele Santoro, Enzo Biagi, Daniele Luttazzi, Lilly Gruber e del programma Riot di Sabina Guzzanti.

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