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Mirafiori: licenziato per un volantino. Un appello comune di politica e informazione
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di Elisabetta Viozzi

Mirafiori: licenziato per un volantino. Un appello comune di politica e informazione

La Fiat ha licenziato un dipendente di sesto livello, un quadro, perché ha usato la mail aziendale  per diffondere un volantino in cui i lavoratori polacchi di Tichy esprimevano solidarietà ai colleghi di Pomigliano in vista del referendum. Una solidarietà particolarmente significativa se si pensa che proprio a Tichy si produceva la nuova Panda che ora la Fiat ha trasferito  a Pomigliano. In questa lettera, gli operai polacchi  descrivono con crudezza i rapporti con la proprietà: “La Fiat gioca sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli altri. E a Tichy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d’Europa e non sono ammesse manifestazioni di dissenso”.  Neanche in Italia, a quanto pare: il Lingotto parla di parole denigratorie contro l’azienda nel messaggio e uso improprio del pc, per giustificare il licenziamento. E anche a Melfi provvedimenti sospetti: rei di aver bloccato, durante uno sciopero, dei carrellini automatici, due delegati della Fiom ed un operaio sono stati sospesi per 5 giorni.
Federico Bellono, segretario provinciale della FIOM torinese, parla di “atto inqualificabile” e  spera non si tratti di una vera e propria strategia del Lingotto ma solo di segnali di nervosismo. Perché, se di strategia si trattasse, “ci sarebbe davvero da preoccuparsi”.
Perché, aggiungiamo noi, la Fiat, nel bene e nel male, ha fatto la storia d’Italia. Peccato che questi fatti ricordino la parte più nera di quella storia: bisogna tornare agli anni 40 e 50, i tempi del manager Fiat Valletta, con i licenziamenti per motivi disciplinari e i trasferimenti in un apposito reparto “ confino” dei lavoratori più “scomodi”. Solo un deja-vu?

Ascolta l'intervista al segretario provinciale FIOM di Torino, Federico Bellono

Anche in fabbrica un attacco alla libertà di informazione, firma l'appello a favore di PINO CAPOZZI. Primi firmatari: Fausto BERTINOTTI, Giuseppe GIULIETTI, Carlo VERNA, Roberto NATALE, Paolo BUTTURINI, Paolo FERRERO, Rosa RINALDI, Jean Leonard TOUADI, Roberta FANTOZZI, Giovanna MELANDRI, Tommaso FULFARO, Ignazio MARINO, Vincenzo VITA, Norma RANGERI, Gabriele POLO, VAURO, Fabio MUSSI

Un odioso attacco alla libertà di informazione  - di Fausto Bertinotti e Giuseppe Giulietti / Ascolta l'intervista al segretario provinciale FIOM di Torino, Federico Bellono / Guarda il reportage da Pomigliano - di Nello Trocchia /Anche in fabbrica un attacco alla libertà di informazione,  FIRMA L'APPELLO l'appello a favore di PINO CAPOZZI. 


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