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Spinelli: " Su Rom e Sinti solo propaganda che mistifica la realtà"
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di Bruna Iacopino

Spinelli: " Su Rom e Sinti solo propaganda che mistifica la realtà"

Partendo dall’attualità più stringente, una riflessione sulla risoluzione recentemente approvata dal Parlamento europeo, un giudizio su quanto è avvenuto in Francia e quanto si profila in Italia.
Ciò che sta accadendo in Francia nei confronti dei Rom è estremamente grave. La Francia è uno dei paesi più importanti in Europa e una delle fondatrici dell’Unione Europea che si basa essenzialmente sulla libera circolazione. Le nuove forme di deportazioni attuate dal governo francese ledono uno dei principi fondanti della stessa Europa alzando pericolosamente frontiere etniche e razziali contravvenendo alle convenzioni internazionali sottoscritte e alla stessa Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. In realtà in un momento di poco consenso e di evidente difficoltà politica. Dov’è andata a finire la Francia della Libertà, dell’Uguaglianza e della Fratellanza? Ancora una volta i Rom fanno emergere alla luce del sole queste contraddizioni.

Nonostante una legislazione specifica, trattati internazionali, raccomandazioni, la questione si ripropone ogni anno e da un po’ di tempo a questa parte con maggior vigore e nei termini dell’emergenza, quali i motivi a suo avviso e dove le responsabilità?
Le responsabilità vanno ritrovate in una Europa che non impone certe direttive ma le “raccomanda”, ciò significa che i governi fanno ciò che vogliono, ovvero ciò che è più conveniente alla loro spicciola politica e dar addosso ai Rom è una strategia che si è rivelata vincente per avere consensi e per incutere timore. Pur non essendo i Rom nomadi per cultura, si è fatto credere a tutti il contrario e la proliferazione dei campi nomadi (una forma orrenda di segregazione razziale fatta passare per cultura) ha prodotto tanti effetti negativi; pur essendo in maggioranza cittadini italiani ( circa il 70% e di antico insediamento, i primi insediamenti risalgono alla fine del 1300) si fa credere che i Rom e Sinti in Italia siano  stranieri. I Rom e Sinti italiani vivono per la maggior parte in casa eppure a rappresentare il loro mondo c’è sempre la solita roulotte sgangherata. La comunicazione non è informazione ma propaganda che mistifica la realtà. Questo è un retaggio della cultura nazifascista!


Quando, a suo tempo venne lanciato il piano Alemanno, il Ministro Maroni parlò di “modello esportabile in tutta Europa”… ma la realtà vissuta da Rom e Sinti in Italia diverge molto da altre realtà europee. E’ possibile tracciare una panoramica al riguardo evidenziando quelli che sono modelli positivi di “convivenza”, magari importabili invece nel nostro paese?
Certamente la via spagnola è quella per noi più congeniale. In Spagna esiste un Ministero per lo Sviluppo delle comunità kalè (gitani), la cultura e l’arte flamenca è valorizzata e diffusa, il livello di integrazione è ai massimi livelli: dottori, insegnanti, docenti universitari, calciatori, toreri, musicisti, parlamentari Kalè rappresentano una larga maggioranza. L’integrazione, si è dimostrato chiaramente che, passa attraverso la valorizzazione culturale, in Italia si fa il contrario: segregazione razziale  indegna di un paese civile, stereotipi negativi e propaganda per instillare l’odio razziale. Risultato: cosa si conosce realmente dei Rom e Sinti da un punto di vista storico, culturale, linguistico, letterario, artistico e antropologico? In Italia  i Rom e Sinti  (etnonimi ) vengono ancora chiamati “nomadi” o “zingari”, eteronimi dispregiativi, che sottintendono il fine politico che se ne fa. Un popolo che non è definito secondo l’etnonimo non esiste e se non esiste non ha diritti…

Le attuali scelte della politica vanno verso i cosiddetti campi nomadi attrezzati. Ma cosa sono e come nascono storicamente i campi?
I campi sono stati voluti dall’Opera Nomadi e rispecchiano una politica segregativa, ghettizzante e assistenzialistica. Dopo 30 anni di questa politica senza risultati per i Rom e Sinti e dopo un enorme sperpero di denaro pubblico, ancora oggi si fa credere a tutti che i Rom e Sinti sono nomadi per cultura. E’ inutile creare campi attrezzati o dorati perché trattasi si ghettizzazione e di segregazione, che è l’opposto di una seria politica di integrazione. Con le stesse risorse, ovvero milioni di euro, con l’aggiunta dei fondi europei destinati all’integrazione dei Rom e Sinti si possono creare nuove abitazioni, opportunità di lavoro, valorizzazione culturale, promozione sociale e seria scolarizzazione. I fondi europei spesso, invece, vengono utilizzati per gli sgomberi. L’integrazione dei Rom e Sinti in Italia non passa attraverso le tasche degli italiani, come spesso demagogicamente i politici vogliono far credere, ma attraverso i fondi europei.

La comunità dei Rom Abruzzesi, è storicamente fra le più antiche. Come vivono i rom abruzzesi oggi, si può parlare di avvenuta “integrazione” e se si in quanto tempo e in che modo si è realizzata?
Si è realizzata con la politica delle case e delle opportunità e con la possibilità di accedere ai servizi pubblici come tutti e come dovrebbe essere la norma in un paese civile e democratico. Ma anche i Rom italiani soffrono ancora forme di discriminazioni per il sol fatto di essere Rom. Purtroppo l’immagine devastante che i media propongono continuamente toglie dignità e rispetto e mistifica la realtà anche di quei Rom integrati.

Tra le proposte che lei da tempo porta avanti vi è una consulta di intellettuali Rom e Sinti che fungano da mediatori per le problematiche politiche e sociali. Che tipo di riscontro ha avuto finora da parte dei nostri rappresentanti politici?
Nessuna. Ciò è indicativo della reale volontà politica di integrare i Rom e Sinti che devono  evidentemente rimanere un valido capro espiatorio da utilizzare all’occorrenza. Come si può integrare chi non si conosce e senza l’aiuto dei Rom e Sinti stessi? Una Consulta Romanì Nazionale  Permanente, costituita da esperti, da intellettuali Rom e Sinti e non, dai rappresentanti di associazioni di Rom e Sinti legalmente costituite, è la risposta a tutti i problemi che vanno affrontati in maniera differente . A molti fa comodo avere gli “zingari nomadi”.  Ogni bambino Rom che muore, è un omicidio collettivo. La lista dei bimbi Rom morti in tempo di pace è lunghissima: un bollettino di guerra.

Lei ha espresso numerose perplessità in merito al lavoro che generalmente cooperative e associazioni svolgono all’interno dei campi. Può spiegarci i motivi?
Perché i Rom e Sinti non hanno bisogno di becero assistenzialismo ma di solidarietà vera e sincera, di opportunità di essere realmente nelle condizioni di sentirsi integrati nel rispetto delle reciproche differenze culturali. Negli ultimi anni sono proliferate più associazioni pro-Rom che bambini Rom e Sinti. Qualcosa vorrà dire? C’è una corsa all’accaparramento dei fondi pubblici destinati a Rom e Sinti con progetti non solo fasulli ma spesso deleteri per le  famiglie Rom e Sinte.

Per concludere, da venti/trent’anni a questa parte, ( in rapporto a esperienze vissute e conoscenza) si è assistito a un miglioramento o un peggioramento…?
La situazione dei Rom e Sinti è fortemente peggiorata, la cultura romanì fortemente indebolita e all’immagine seppur romantica del Rom libero e girovago si è sostituito quella  del criminale mentre l’opinione pubblica continua a non saper nulla dei Rom e Sinti: per esempio del Porrajmos (tutti sanno però cos’è la Shoà) il “divoramento” dei 500 mila Rom e Sinti sterminati dai nazifascisti… esistono centinaia di eventi come cineforum, presentazione di libri, riviste, cd, convegni, seminari, lezioni universitarie, concerti, concorsi, festivals legati al mondo romanì che non hanno nessuna copertura mediatica; oggi nessuno può citare un testo o una lirica scritta da un Rom o Sinto né saprebbe indicare il titolo di una raccolta di poesie o di narrativa, né tantomeno una parola o una frase in lingua romanì. In pratica tutto ciò che è arte e cultura non viene valorizzato, solo la cronaca riguarda i rom e l’errore del singolo condanna tutti, questa è la civiltà in cui i Rom e Sinti cercano di sopravvivere.


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