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Articolo 21 - Editoriali
Se c'e' una qualita' della vita ce ne e' anche una della morte
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di Sigfrido Ranucci

Se c'e' una qualita' della vita ce ne e' anche una della morte. E quella di nassirya, e' stata la strage del dopoguerra piu' importante di uomini morti per lo Stato. Legittimo dunque da parte dei familiari aspirare alla medaglia d'oro che in tanti avevano annunciato. Dall' allora ministro della Difesa Martino al capo di Stato Maggiore Mosca Moschini. Anche il presidente americano Bush aveva definito eroi i caduti di nassiriya. E' vero che quegli uomini sono stati omaggiati e rispettati dallo Stato e anche dalla gran parte del popolo italiano, e anche ben ristorati come aveva riportato, con una frase di cattivo gusto, una fonte interna  al ministero della difesa. Ma alla fine proprio quegli eroi per antonomasia, sono rimasti senza medaglia.

Si puo' essere d'accordo o meno sulla missione italiana in Iraq, e io, non lo sono mai stato. Ma quegli uomini sono morti per lo stato italiano, sono morti anche per me. Sono passati anniversari e sono state inaugurate piazze e strade dedicate ai nomi dei caduti, ma l'attesa dei familiari e' stata vana. Medaglie d'oro sono state assegnate all' ex agente del sismi Nicola Calipari e al contrattor Fabrizio Quattrocchi. L'unico riconoscimento che invece e' stato dato alle vittime di Nassirya, e' la croce d'onore, dopo l'approvazione di un apposito disegno di legge dell' ex ministro della difesa Martino, un riconoscimento per le vittime del terrorismo, che ha suscitato pero' solo polemiche perche ' non ha nessun valore militare. Quegli uomini sono morti da militari e sarebbe giusto che questo venisse riconosciuto. Fino a ora non e' successo. Per il vecchio governo mancavano i requisiti. I caduti di Nassirya sono vittime di una missione di pace e l'attentato non e' un'azione di guerra ma di terrorismo. E' il regio-decreto del' 32 che definisce i criteri per l'assegnazione della medaglia d'oro al valore militare. All'articolo 5 si legge chiaramente che quando l'impegno militare ha scopi esclusivamente filantropici, come nel caso della nostra missione, si procede con altri tipi di riconoscimento come la croce d'onore. Eppure non mancano le contraddizioni, perche' se e' vero che la nostra e' una missione di pacificazione, e' anche vero che il contesto in cui sono stati inviati e' chiaramente bellico. Perche', per esempio, e' stato fatto firmare ai militari italiani l'accettazione al codice penale militare di guerra, un documento che ha sorpreso anche i veterani delle missioni all'estero? Il codice di guerra viene applicato anche in tempo di pace ma e' la prima volta che un documento del genere viene sottoposto alla visione dei nostri militari.

Dalla Somalia alla Bosnia, dall'Iraq al Kossovo, sono molte le medaglie al valor militare assegnate alla memoria dei caduti nel corso di missioni umanitarie, perche' come recitano gli articoli 3 e 4 del regio decreto del '32, le medaglie d'oro posso possono essere date anche in tempo di pace purche' ci si trovi di fronte a un atto eroico, un esempio degno di essere imitato. Ma anche per morire da eroi ci vuole fortuna e forse quei ragazzi non sono stati messi in condizione di farlo.

Nel filmato che abbiamo mandato in onda su Rai News 24, "Eroi senza medaglia", che e' stato girato nell'immediatezza dell' attentato dalla base Libeccio, situata di fronte alla Maestrale, si sente chiaramente il crepitio dei colpi provenienti dal deposito di armi situato davanti alla palazzina , esploso per lo spostamento d'aria provocato dall'attentato. Colpi impazziti che sono esplosi per una decina di minuti e che hanno colpito alcuni dei militari uccidendoli. Un deposito che non sarebbe dovuto esser posto, per motivi di sicurezza, di fronte alla base. I militari italiani avevano ben chiaro che quella base non era sicura, ma il senso del dovere gli ha imposto di sopportare in silenzio. E forse anche per questo meritano la medaglia d'oro.  

 

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