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Beatrice Russo: " Non ho più speranze che venga fatta giustizia"
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di Nicola Lofoco

Beatrice Russo: " Non ho più speranze che venga fatta giustizia"

Sono passati 10 anni da quel 16 Ottobre 2000 quando giungeva alla Farnesina la notizia della morte di Antonio Russo, giornalista di Radio Radicale, avvenuta nei pressi di Tblisi, capitale delle Georgia. Furono 2 i colpi di arma da fuoco che tolsero la vita al reporter di Radio Radicale, che in quel periodo era impegnato nel raccogliere documenti e testimonianze sulla guerra in Cecenia. Una guerra senza fine che si combatte da tantissimo tempo tra i russi ed i ribelli ceceni che chiedono l’indipendenza dalla Russia. Nel 1999 il presidente Russo Vladimir Putin accusò i ribelli della regione caucasica di essere i responsabili di una serie di attentati che avevano insanguinato Mosca e l’intero paese. Per questo l’intera Cecenia e la capitale Grozny furono occupate dall’esercito russo, dando inizio a quella che può essere senza ombra di dubbio definito uno dei conflitti più violenti in assoluto degli ultimi 10 anni. Chi ha pagato, e sta pagando, a caro prezzo tutto questo è la popolazione civile cecena. Antonio Russo,  già corrispondente dai Balcani, aveva documentato gravi episodi di violazione dei diritti umani tra i civili ceceni, e proprio in quel periodo era pronto per tornare in Italia con una serie di video, fotografie e documenti che ne davano prova. Materiale che è scomparso il giorno della sua morte. Beatrice Russo, madre di Antonio, ricorda così il giorno in cui venne a conoscenza della morte di suo figlio: “ Fu un dolore cosi grande… Antonio era tutto per me. Sono stata circondata dall’affetto di molti amici, ma quello di mio figlio purtroppo non ci sarà più”.

Dopo ben 10 anni non è stata fatta chiarezza sulla morte di Antonio. Crede si possa arrivare un giorno alla verità ?
“ No. Non sono affatto fiduciosa sul fatto che si possa arrivare alla verità. E’ evidente che la verità è troppo scomoda da far emergere. Ed io so di non poter fare nulla. Qualche giorno prima Antonio mi aveva telefonato. Era sconvolto, stava male e mi raccontava di cose orribili che aveva visto in Cecenia. E mentre parlava piangeva e si disperava.  Anche se non è chiaro cosa sia successo, credo sia evidente una responsabilità dei russi.”

Dopo la morte di suo figlio ci sono stati pochissimi giornalisti che si sono recati in Cecenia. Crede che l’omicidio di Antonio sia stato un avvertimento anche a chi voleva raccontare il conflitto ceceno ?
“ Non so se sia stato un avvertimento. Si è trattato certamente di una questione politica. Di quello che succede in Cecenia si parla pochissimo. Per ricostruire la verità bisognerebbe iniziare a capire cosa sta accadendo realmente in quella regione, da dove mio figlio aveva più volte documentato violenze e massacri sulla popolazione civile “

Come ricorda l’Antonio Russo giornalista ?
“ Mio figlio aveva una fortissima passione per il suo lavoro,e l’ aveva sempre svolto con un grande coraggio. In ogni suo lavoro dall’estero aveva sempre messo in gioco la sua vita, e questo ne dimostra la dedizione. Spero che Antonio possa essere un esempio per tutti coloro vogliano fare sempre del giornalismo libero ed indipendente”

Russo aveva già fatto pubblicare sul sito web di Radio Radicale dei video scioccanti su vere  carneficine fatte in Cecenia. E sebbene nulla si sappia della documentazione scomparsa rimane una certezza: in Cecenia si continua a morire. In Cecenia la guerra non finisce. In Cecenia chi paga con la sofferenza sono  i civili.

 

 

 


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