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"Governo a casa". In 200.000 alla giornata mondiale per il diritto allo studio
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di Sofia Sabatino, Giorgio Paterna*

"Governo a casa". In 200.000 alla giornata mondiale per il diritto allo studio

Più di 200 mila studenti ieri hanno invaso le strade di tutto il Paese, oltre 100 le città mobilitate con cortei mattutini, assemblee, concerti, flash mob. Come un disco rotto il ministro Gelmini preferisce continuare ad etichettarci come facinorosi e come coloro che difendono lo status quo. Forse se passasse meno tempo a commentare e più tempo ad occuparsi della scuola e dell’Università pubblica la situazione migliorerebbe, visto poi che il commento proviene da un ministro che non fa altro che ripetere “merito, rigore e qualità” e che nel frattempo distrugge le scuole e le università.
 
Vogliono  privatizzare non più solo le strutture ma anche i servizi per il diritto allo studio. La condizione studentesca in Italia è un caso assolutamente unico rispetto all’Europa (come dimostra l’indagine di Eurostudent di cui abbiamo pubblicato una scheda su www.udu.it ). Tagliano pesantemente i fondi per gli atenei e le borse di studio e finanziano gli atenei privati e il prestito d’onore.
 
La riforma dell’Università è la pietra tombale sull’istruzione universitaria e sulla ricerca pubblica. Va fermata e aperto un confronto serio sul funzionamento del sistema d’istruzione pubblico con le componenti che vivono quotidianamente le strutture scolastiche e universitarie e che rappresentano il futuro di questo Paese: gli studenti!
 
Ieri eravamo in piazza anche per mandare a casa questo governo che ha sbagliato tutto, a partire dalle politiche sui giovani e sugli studenti. Il governo dovrebbe occuparsi dei veri problemi del paese, mettendo al centro il diritto allo studio e il libero accesso ai saperi per tutti e invece pensa al bunga bunga e a difendere le poltrone. Intanto però la disoccupazione giovanile e l’abbandono scolastico salgono a livelli sconcertanti, le scuole e le università sono al collasso nonostante fiocchino i finanziamenti alle private e noi studenti siamo condannati o a fuggire all’estero o ad accettare un futuro fatto di precarietà, lavoro nero, assenza di diritti.
 
La giornata di ieri non segna la conclusione della mobilitazione. Continua ad infittirsi la lista delle occupazioni, cogestioni e autogestioni che si diffondo a macchia d’olio in tutte le regioni. Il 27 novembre, manifestazione nazionale della Cgil, gli studenti scenderanno ancora una volta in piazza a fianco dei lavoratori, per ribadire che questo governo deve andare a casa e che non possono essere solo i più deboli, in primis lavoratori, studenti e precari a pagare questa crisi.
 

* Sofia Sabatino (Rete degli studenti), Giorgio Paterna (Unione degli Universitari)


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