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La politica italiana nel guinness dei primati: la farsa surclassa la tragedia
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di Reporter senza rete

La politica italiana nel guinness dei primati: la farsa surclassa la tragedia

 

La liberazione di Sakineh,  battuta dalle agenzie intorno alle 19.30, costringe i telegiornali delle 20 al cambio di impaginazione :  secondo titolo per Tg1 e Tg5, sesto per il Tg La7 , terzo per il Tg2.  Ma è il calciomercato parlamentare, in vista del voto di fiducia del 14 dicembre, a tenere banco in tutti i notiziari serali. I cambi di casacca sembrano interessare più delle prospettive politiche. Così per tutti i Tg, con l’eccezione di Studio Aperto e Tg4 che ancora una volta anche in assenza di notizie decidono di aprire sul caso Yara,  “il mercato delle vacche”, così definito da Antonio Di Pietro ospite in studio del Tg3, è apertura sia nei titoli che nei servizi. E nel vedere e sentire le facce e le dichiarazioni degli ultimi membri del Parlamento italiano approdati oggi al gruppo misto o ad altri gruppi definiti con grande fantasia, almeno quella non manca, gruppi  di responsabilità, viene spontaneo parafrasare don Mariano Arena, il mafioso protagonista de “Il giorno della civetta”, best seller di Leonardo Sciascia, che suddivideva le persone in “uomini veri, mezzi uomini, ominicchi, ruffiani e quaqquaraquà”. Dai servizi  andati in onda queste categorie le abbiamo attraversate tutte. E fino al 14 dicembre, siamo sicuri di incontrarle ancora.
Dicevamo della decisione di Studio Aperto e Tg4 di dedicare l’apertura al caso Yara pur in assenza di notizie:  il fatto è nei titoli anche degli altri Tg con la sola eccezione del Tg3, perché fa tenerezza vedere gli inviati arrampicarsi sugli specchi, ed in mancanza di concreti sviluppi far diventare fatti marginali all’inchiesta “novità  interessanti”. Il caso Yara, lo avevamo evidenziato nei giorni scorsi, ha questa particolarità rispetto ad Avetrana: il muro creato attorno alla famiglia da un ‘intera comunità, che con grande educazione non risponde alle domande dei giornalisti, evitando così  di alimentare quel circo mediatico già visto in altre occasioni. Proprio questo aspetto cercheremo di approfondire nello spazio commento con Don Corinno Scotti, parroco della parrocchia di Brembate di Sopra, che sull’Eco di Bergamo, ha pubblicato una lettera aperta in cui scrive “Nessuno è innocente, soprattutto la stampa”. Una riflessione pacata, ma assai decisa, quella di don Corinno, sul ruolo dell’informazione televisiva, finita anche nel mirino dell’Osservatorio  per i Diritti dei Minori, a causa dell’interruzione di Cenerentola  in onda due sere  da su Raiuno, ed interrotta  dal promo di Bruno Vespa, sulla puntata di “Porta a Porta” dedicata alla scomparsa di Yara e Sarah.



                       Il Commento di Don Corinno Scotti, parroco della parrocchia di Brembate di Sopra.
                                                            (Intervista di Alberto Baldazzi)

Io volevo in primo luogo ringraziarla, anche a nome del nostro gruppo che si occupa di monitorare l’informazione TV,  per la lettera che ha fatto pubblicare sull’Eco di Bergamo. Avrei piacere a parlare un minuto con lei, senza ovviamente importunarla. Volevo fare i complimenti alla sua comunità, i cattolici e i laici,  in primo luogo, la famiglia. Come sta vivendo la comunità questo momento drammatico? Mi sembra che Brembate di Sopra  tutti stiano  dando una buona prova.

“Guardi, le dico solo che io in questo momento le sto rispondendo dalla chiesa; sono in chiesa, dove ci sono, tutto il giorno e tutti i giorni, persone che vengono. Ho chiesto loro, e dico: < Non possiamo mai lasciare solo il signore perché dobbiamo ottenere il dono, la grazia dal conforto, dal perdono e della libertà, della liberazione >. Gente silenziosa, silenziosa; c’è sempre gente, c’è sempre gente, né? Che viene,  così, in silenzio; si ferma; prega; accende un cero. E poi ci sono,  per dire,  oltre 200 - 250 volontari che hanno girato, che ancora sono in giro in gruppo; vedere piangere questi uomini, delusi, delusi: nessuna traccia, ma – per carità - il dolore ci unisce di più. Ci unisce di più. Sto lavorando  perché non diventi rabbia. È difficile che non diventi rabbia perché …può immaginare. Ma il nostro compito, il mio compito soprattutto di prete è di infondere speranza con forza, di fasciare il cuore di tenerezza, quelli della mamma, del papà, dei fratellini, di tutti, né?”

La famiglia sta manifestando un comportamento di grandissima dignità e, complessivamente, tutta la comunità, anche le amministrazioni locali …

“Oh, sì. Sì: dal Sindaco in giù tutti proprio una cosa unica, glielo posso garantire. Ieri sono andato in casa dei genitori di Yara. Stavano preparando il presepio per Natale, no? Il papà mi dice “Sto aspettando Gesù, ma più che Gesù sto aspettando mia figlia”. Immagini …”


Don Corinno, le siamo tutti vicini. Qualcun’altro è stato molto vicino, e anche in queste ore è molto vicino alla vostra comunità, però con telecamere, flash ed altro. Lei, in qualche maniera, li ha scacciati dal tempio?

Sì… per carità. Il papa mi dice: “Lascia fare, che sanno facendo il loro mestiere”. Immagini.

Però lei ha visto un eccesso …

“Sì, ho visto un eccesso, un eccesso, un eccesso … di cercare  a tutti i costi, a tutti i costi … non si sa che cosa. E poi  sono qui per vedere i pianti, le urla … ma non ci sono   né pianti, né urla: c’è dolore, infinito dolore”.


Don Corinno, lei però ha anche confessato di aver parlato con una giornalista.  della Rai – mi sembra -  che non voleva importunarla con domande banali, ma che è venuta da leiperché aveva bisogno di conforto e di piangere con qualcuno.

“Esatto, esattamente. Sì, sì, sì, si … poi siamo diventati, in un certo senso amici. Ci telefoniamo ancora”.

Allora io lascio alle sua comunità, ma prima le volevo chiedere una cosa: da spettatore, da cittadino, da prete, lei avrà seguito nei mesi scorsi una vicenda che ha preceduto  questa drammatica  di  Brembate…

“ Sì, sì. Su questo, non mi chieda  però di fare dei confronti. Per favore … non me lo chieda questo …”

Ma sicuramente, da cittadino e da prete, lei sarà stato sottoposto  come  a questa sovraesposizione da parte dei media …

“Certo. Certo. Ma l’unica cosa che vuole la famiglia e che vogliamo noi è di essere lasciati  nella nostra  “normalità”, carica di dolore e di tensione. Di non essere, per favore,  disturbati …”

Per la spettacolarizzazione di un fatto che è  privato,  che tocca una comunità,  e comunque drammatico.

“Certo, ci mancherebbe. Drammatico, ma … vabbhé, dai. Grazie, le do un abbraccio. Il signore la benedica”.

 


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