Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Sguardi sul mondo
Perché sì alla TAV
Perché sì alla TAV Il dibattito sulla TAV, che sta monopolizzando le cronache di questi giorni, va affrontato con molta cautela e con la dovuta moderazione.
Personalmente, sono favorevole alla TAV per una serie di motivi che spero di riuscire a spiegare in maniera esauriente nel corso dell’articolo. Tuttavia, essendo contrario ad ogni forma di violenza, sia fisica che verbale, reputo intollerabile la militarizzazione della Val di Susa da una parte e gli insulti di alcuni attivisti No TAV all’indirizzo delle forze dell’ordine dall’altra.
In primo luogo per una ragione ideale, considero i corridoi europei il primo passo verso la realizzazione del sogno dell’Europa politica, poiché costituiscono una rivoluzione sul piano della mobilità e dei trasporti in grado di ampliare ulteriormente gli orizzonti delle nuove generazioni.

In secondo luogo, sono dell’idea che l’industria automobilistica e il trasporto su ruota costituiscano un modello di sviluppo ormai saturo e superato (basti pensare all’epicentro della crisi economica in atto) e, dunque, destinato ad estinguersi nel giro di alcuni decenni o, comunque, a ridurre la sua portata e il suo impatto sociale, ad esempio con la trasformazione della smisurata produzione attuale in una produzione più selezionata, limitata probabilmente alle utilitarie e a poche macchine di lusso.
Non a caso, uno dei progetti europei più ambiziosi riguarda proprio la realizzazione di migliaia di chilometri di linee ferroviarie per unire il Continente da un capo all’altro e dirottare i grandi spostamenti, sia di merci che di persone, dai cieli alle rotaie, con conseguenze salvifiche per l’ambiente grazie alla riduzione delle emissioni inquinanti degli aerei.
Infine, c’è una motivazione politica tutt’altro che secondaria: la TAV è una grande opera europea, finanziata in parte dall’UE e destinata a collegare Lisbona a Kiev; pertanto, l’Italia non può chiamarsi fuori da un progetto così importante, anche alla luce del fatto che i francesi hanno già scavato una decina di chilometri di tunnel sul loro versante e la ritirata italiana causerebbe non poche frizioni diplomatiche.

Se a ciò aggiungiamo la creazione di posti di lavoro, l’aiuto che quest’opera fornirebbe alla nostra asfittica economia e le correzioni al progetto originario apportate dal governo Prodi, con una significativa variazione del percorso proprio per venire incontro alle richieste della Valle e per sventare la minaccia della diffusione delle pericolosissime polveri d’amianto, abbiamo un quadro completo delle ragioni del sì che, purtroppo, faticano ad emergere in questo clima arroventato e per nulla propizio ad un confronto civile.
Per questo motivo, penso che i tafferugli, i blocchi stradali e altre forme di protesta dello stesso tenore siano comportamenti privi di ogni ragionevolezza che rivelano il pericolo serio, da più parti denunciato, di infiltrazioni violente all’interno di un movimento pacifico.
Sarei, quindi, grato al governo Monti se contrastasse con la dovuta severità determinati gesti ma evitasse al tempo stesso di dare l’impressione di voler procedere a tutti i costi, su questa come su altre questioni, perché di dirigismo fuori luogo ne abbiamo avuto abbastanza, e se introducesse – come sembra intenzionato a fare – il confronto pubblico sulle grandi opere, come avviene in Francia, azione che basterebbe da sola a svelenire l’atmosfera e a prevenire la temuta degenerazione della protesta.
Sarei ancora più grato ai No TAV pacifisti, cioè la stragrande maggioranza, se isolassero i violenti e condannassero senza se e senza ma le recenti aggressioni all’indirizzo di giornalisti che si erano recati in Val di Susa solo per svolgere il proprio lavoro.
Uno dei peggiori mali del berlusconismo è stata proprio l’assenza di dialogo, il rifiuto del confronto con le parti sociali, la protervia con la quale i suoi governi sono andati avanti senza ascoltare nessuno, fino ad implodere a causa delle loro profonde contraddizioni interne e della rivolta che avevano scatenato nel Paese.

Bisogna ammettere che siamo un po’ disabituati alla discussione aperta, al dibattito lungo ed estenuante proprio di qualunque democrazia, alla riflessione e all’approfondimento che costa tempo e fatica e non sempre conduce a risultati immediati.
L’uscita dal berlusconismo sarà tutt’altro che agevole e sbaglia chi, per eccesso di ottimismo, pensa di essersene già liberato.
La TAV è solo una delle tante occasioni che il governo Monti ha a disposizione in questi mesi per consentire all’Italia di uscire definitivamente da questa tragica stagione basata sul “ghe pensi mi”.
Non sprechi l’opportunità che ha a disposizione, anche perché altrimenti dubito che ce ne possano essere altre.
Roberto Bertoni
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21