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Articolo 21 - Editoriali
Rai sotto accusa per le false dirette. Beffa nel fioretto
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di Claudio Rizza

da Il Messaggero

UNA volta si faceva notte per seguire i nostri eroi alle Olimpiadi, quando il fuso orario ci costringeva a rincorrere i sogni di gloria a Sydney come a Tokyo. Violentati sì dal fuso orario, ma orgogliosi di veder sventolare un tricolore dall’altra parte del mondo. Era ed è il bello della diretta, bellezza. E chi non faceva il sonnambulo si sintonizzava sul riassunto tv al mattino, senza correre il rischio di perdere la sorpresa.
Ora che i giochi sono dietro l’angolo, ad Atene, e non c’è bisogno di fare l’alba, Raidue e Rai Sport hanno inventato un inedito genere tv: la Diretta in Differita, detta anche Differita che sembra Diretta, oppure Differita a Gatto Selvaggio. Insomma, per capirci, voi credete di vedere una gara mentre quella sta avvenendo, invece no: se vi spostate sul televideo, sulla Radio (che è sempre Rai, s’intende) o su un qualsiasi sito internet di notizie potete scoprire che la medaglia è già stata assegnata, che la partita è già finita, che insomma le Olimpiadi sono in playback, vittime di uno schizofrenico replay dove non si capisce più niente.
Il primo, lampante indizio è stato svelato domenica sera. Alle 19,30 noi, ammalati di calciofilia, eravamo sistemati in poltrona per vedere l’Italia olimpica contro il Giappone, annunciata dai programmi di giornali e tv. Ma di Gilardino e soci neanche l’ombra. Mistero. Presunti calciatori sguazzavano in piscina travestiti da nuotatori? Chi, invece, aveva acceso la radio, mentre in auto se ne tornava a casa dopo la scorpacciata di Ferragosto, ascoltava della prodigiosa rovesciata di De Rossi, delle stoccate di Gilardino e, quando è arrivato a destinazione, ha scoperto che in tv la partita non era ancora iniziata. E’ andata in onda alle 21 e senza preavviso perché, come spiega l’ineffabile direttore di Rai Sport, Fabrizio Maffei, «se c’è una partita di calcio non decisiva, questa può tranquillamente andare in leggera differita». Le finali di nuoto erano «altamente spettacolari» e dunque, ci spiegano, «dobbiamo privilegiare non solo le gare più emozionanti ma anche quelle di maggior spessore sotto l’aspetto tecnico».
Giusto. Infatti ieri è andata proprio così. La formidabile finale con Thorpe, Phelps e il nostro Brembilla è stata dimenticata, evidentemente il suo aspetto tecnico lasciava a desiderare. Però è andato in onda un interessante Tg2 e la semifinale del fiorettista Sanzo contro il russo Ganeev che sembrava incerta, ma che sui siti e sul Televideo Rai era già finita con la vittoria del nostro. Poi la finale per il bronzo vinta da Cassarà è iniziata quando stavano già sul 2-0. Insomma, un po’ di diretta e un po’ di differita, rigorosamente senza mai avvertire il povero telespettatore che non sapeva più se credere a Televideo o alle immagini fuori tempo. Ma poi, per fortuna, è arrivato il sorridente e omertoso Mazzocchi: «Sono sconvolti i calendari delle gare, ci stiamo arrangiando».
Noi invece abbiamo capito chi sono gli sconvolti. Sono quelli che pretendono di vendere una differita per diretta, un pesce appena congelato per uno fresco; sono quelli che pur di avere il copyright delle Olimpiadi su una sola rete, sfidando la legge dell’impenetrabilità degli spazi e dei corpi, decidono che la straordinaria rovesciata di De Rossi non è decisiva; che non sanno ordinare un palinsesto; che bucano gli eventi memorabili e che non sanno copiare una regia modello “Tutto il calcio minuto per minuto”: quella sì che non avrebbe perso un colpo, palleggiando la linea tra una finale e l’altra. «Stiamo ottenendo ascolti straordinari», s’è vantato Maffei. Anche il Tg2 ha festeggiato l’altro giorno gli alti ascolti della prima serata olimpica, manco fossero i suoi. Infatti gli ascolti sono magnifici e tempestivi. Alla radio.

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