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Articolo 21 - Editoriali
Sulle Note di Sacco e Vanzetti
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di Giuliano Montaldo

da L'Unità

Anni fa realizzai un film dal titolo Sacco e Vanzetti, la storia di due emigranti italiani che hanno attraversato l’Atlantico per cercare «fortuna» negli Stati Uniti d’America. Nicola Sacco, pugliese, trovò lavoro in un calzaturificio; Bartolomeo Vanzetti, piemontese, dopo tante sofferte esperienze, si inventò il mestiere di venditore ambulante di pesce a Plymouth nei quartieri dove vivevano le famiglie degli emigrati.
Nicola e Bartolomeo si conobbero in un Circolo di studi sociali fondato da un gruppo di italiani per difendere i diritti dei lavoratori contro lo sfruttamento e l’intolleranza. E furono proprio loro, Sacco e Vanzetti, i protagonisti nell'aula del tribunale di Dedham di un processo dove - dopo sette anni di accaniti dibattimenti - vinse l'intolleranza e la xenofobia. I due italiani, secondo l'accusa, erano colpevoli di duplice omicidio a scopo di rapina anche se le prove di questo crimine erano state demolite dalla difesa e dalle testimonianze. Nelle principali città americane le piazze si riempirono di folla che invocava la libertà per «Nick e Bart» e anche in altri Paesi si alzò quel grido ritmato da migliaia di persone. Nel ‘27 Sacco e Vanzetti vennero condannati a morte «mediante passaggio di corrente elettrica attraverso il corpo», così sentenziò il giudice Thayer.
Io non conoscevo l'odissea di questi due italiani. Con Fabrizio Onofri e Mino Roli iniziammo un lungo lavoro di ricerca e di documentazione fino alla stesura definitiva della sceneggiatura. Poi, dopo l'entusiasmo, le prime amarezze. I produttori contattati non credevano nel progetto destinato - secondo loro - al totale insuccesso. Passarono dei mesi e finalmente incontrai Giorgio Papi e Arrigo Colombo che accolsero con interesse la proposta. Ma fu l'entusiasmo di Colombo a promuovere la preparazione del film. Lui, nel 1938, era fuggito negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali e aveva imparato la lingua inglese leggendo le lettere che Vanzetti aveva inviato al Comitato di difesa.
Iniziò la lavorazione del film. Dopo le settimane di riprese nel Massachussets e nei teatri di Cinecittà le copie erano pronte per la programmazione nelle sale cinematografiche. Ma c'era ancora molto scetticismo e le previsioni del distributore non erano incoraggianti. Altri giorni amari, poi arrivò la risposta: prima i giovani e subito dopo tanti altri spettatori decretarono il successo del film.
La vicenda umana dei due italiani fu affidata a due grandi interpreti, Riccardo Cucciolla (premiato al festival di Cannes come miglior attore) e alla superba prova di Gianmaria Volontè. E sono certo che al successo internazionale del film abbia contribuito la musica scritta da Ennio Morricone, amico e maestro. Ennio pensava a una grande cantante per la «ballata» che avrebbe accompagnato diverse sequenze del film. Furio Colombo, il direttore di questo giornale, che all'epoca era negli Stati Uniti per lavoro, presentò il progetto a Joan Baez. La cantante lesse la sceneggiatura e aderì all'impresa. La ballata di Sacco e Vanzetti fece rapidamente il giro del mondo. Mi aspettavano altre sorprese. Il presidente del Cile Salvador Allende vide il film e mi scrisse una lettera (che conservo gelosamente) in cui raccontava le sue emozioni. Ricordo la commozione del pubblico argentino e quella degli emigranti in tanti Paesi; ricordo le proiezioni nelle scuole, nelle Università. E, solo pochi mesi fa, la presentazione del film in un cinema di Barcellona in una sala gremita di giovani studenti catalani.
Ma la sorpresa più grande è di questi giorni. Due personaggi, Fabrizio Zanotti e Lino Ricco, il duo Foce Carmosina, hanno realizzato un lavoro dal titolo Sacco e Vanzetti, canzoni d'amore e di libertà. Non conoscevo i due cantautori di Ivrea. Ci eravamo sentiti al telefono e, francamente, non riuscivo a capire qual era la struttura dell'operazione che stavano per allestire. Una sera sono stato invitato in un liceo di Roma. Nella sala gremita di studenti e professori ho assistito allo spettacolo di Fabrizio e Lino. Le immagini del film che loro hanno scelto, l'arresto di Nicola e Bartolomeo, l'accusa di omicidio, dei momenti drammatici del processo, la crisi di Sacco, la richiesta di grazia da parte di Vanzetti respinta dal Governatore del Massachussets, montate con immagini di repertorio: guerra, schiavismo, violenza, repressione, si alternano con le voci di Zanotti e Ricco, con i testi delle canzoni più belle di Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Claudio Lolli, Luciano Ligabue, Stormy Six e quelle composte dai due cantautori di Foce Carmosina. Guardavo le immagini, ascoltavo le voci di Fabrizio e Lino accompagnate dal suono delle loro chitarre e - di tanto in tanto - osservavo i volti dei giovani spettatori coinvolti dallo spettacolo. Un lungo e commosso applauso ha salutato i due interpreti. Lino e Fabrizio mi hanno fatto vivere dei momenti di intensa emozione. Nel Castello di Ivrea - con Filippo Mauceri che ha curato anche il montaggio - questo lavoro di musica e immagini è stato ripreso dalle telecamere. Il filmato, che verrà presentato alla Festa nazionale dell'Unità a Genova, da domani sarà in edicola (e, sono certo, con successo). - * regista 

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I Foce Carmosina usano brani loro, di Lolli, De André, e il film «perché la pena di morte e l’emarginazione ci sono ancora». Il duo: «La libertà per troppi è solo una promessa»

da L'Unità di Giancarlo Susanna

Il 23 agosto 1927 venne eseguita la condanna a morte per omicidio di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Erano passati sei anni dal giorno in cui era stata pronunciata e ne sono dovuti passare 50 perché il Governatore del Massachussets, Michael Dukakis, proclamasse quel giorno come la giusta occasione per ricordarne la drammatica vicenda. A quella stessa memoria, al ricordo dell'orribile esecuzione di due innocenti, si riallaccia il video Sacco e Vanzetti - Canzoni d'amore e libertà, distribuito con il nostro giornale proprio a partire dal 23 agosto.
La musica e le immagini, animate da un sentimento sincero e da un'analisi lucida della realtà, hanno sempre un impatto fortissimo, come hanno compreso perfettamente gli ideatori di questo progetto, i due cantautori Foce Carmosina. Il titolo, come ci ricordano loro stessi, ne riassume in sintesi i contenuti: «La parola libertà ci ricorda la lotta contro l'emarginazione, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, contro la pena di morte; ci ricorda la lotta dei partigiani contro la barbarie fascista e nazista. Libertà sembra ancora oggi una promessa, una speranza, per quanti, in questo villaggio globale, vivono in condizioni di oppressione e di violenza, per chi ancora oggi è condannato alla lapidazione o per chi, in questo stesso momento, a sette metri dalla New Economy, viene ucciso in una camera a gas oppure su una sedia elettrica. Amore ci ricorda il volto di una compagna amata, amore ci ricorda i nostri amici ed affetti più cari, amore ci ricorda la struggente lettera di Nicola Sacco al figlio Dante, e amore ci ricorda anche che in ogni magrebino esiste non solo una battaglia politica, ma soprattutto una persona».
Utilizzando imagini del film che Giuliano Montaldo ha dedicato nel 1970 a Sacco e Vanzetti ed è un capolavoro del nostro cinema, i Foce Carmosina - ovvero Fabrizio Zanotti e Lino Ricco - hanno realizzato uno spettacolo in cui i linguaggi della musica e delle immagini interagiscono e si fondono dandosi reciprocamente forza. Sullo schermo sistemato alle loro spalle scorrono i volti di Riccardo Cucciolla (era Sacco) e Gian Maria Volonté (Vanzetti), mentre i Foce Carmosina cantano Fiume Sand Creek di De André e che Fabrizio e Massimo Bubola dedicarono agli indiani d'America massacrati dalle «giacche blu». Seguono altre parole e altre note - Inclinato ad Oriente, Olive da friggere forte, E c'è una storia che ci piace ascoltare (degli stessi Foce Carmosina), Ho visto anche degli zingari felici (di Claudio Lolli), Ho messo via (di Luciano Ligabue) e Don Chisciotte (di Francesco Guccini). Seguono altre immagini - non soltanto quelle del film, ma anche quelle di repertorio messe a disposizione dall'Archivio del movimento operaio e sindacale e dall'Istituto Luce, che ci ricordano l'emigrazione degli anni '50, la guerra del Vietnam, Che Guevara, le lotte e le speranze degli anni '60 e'70. E i Foce Carmosina, che saranno presenti a Genova nei giorni della Festa dell’Unità in un giorno da stabilire, spiegano che «lo spettacolo è ora un video, grazie al sostegno della Festa, del giornale e all’affetto di Montaldo, con la speranza, forse un po' ingenua, che si possa ancora lottare per un tempo ed un mondo migliori». Per ricordare e tenere a mente le parole della Ballata di Sacco e Vanzetti, scritta da Joan Baez ed Ennio Morricone per il film: «Mio padre caro, sono un prigioniero. Non vergognarti di parlare del mio crimine. Il crimine del troppo amore e della fratellanza. Solo il silenzio è vergogna. Dalla mia parte ho l'amore, la mia innocenza, gli operai e i poveri. Tutto questo mi rende forte, salvo, e mia è la speranza».

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