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E se una volta la tv parlasse della vita dei lavoratori e non della psiche di Amanda?
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di Micol Sarfatti

E se una volta la tv parlasse della vita dei lavoratori e non della psiche di Amanda?

Non nevica e non piove più, ma a loro poco importa. Nella notte  i quattro operai  Yamaha Lele, Paolo, Martino e Jarno, sono scesi dal tetto su cui erano saliti una settimana fa per protestare contro la chiusura della sede di Lesmo (Monza). Alle 22.10 i vertici aziendali hanno fatto pervenire a Gianluigi Redaelli, segretario Fim Cisl, un documento che siglava l’accordo per la cassa integrazione straordinaria. «Erano rimaste aperte diverse ipotesi -spiega Redaelli- tra cui una convocazione al Ministero del lavoro fatta personalmente dal Ministro del Welfare Sacconi e una convocazione della Regione e della Prefettura. Quello che davvero volevamo era un impegno forte e formale dall’azienda per garantire ai sessantasei lavoratori licenziati la cassa integrazione.»
Dopo la lettura del documento, intorno alla mezzanotte, i quattro si sono decisi a scendere. Ad aiutarli anche Vigili del fuoco e Protezione civile che hanno fornito una gru e mezzi speciali per svolgere l’operazione in sicurezza: la scala, con cui erano saliti sul tetto, era ormai ghiacciata.
«Gli operai stanno bene- assicura Redaelli- e sono pronti a portare avanti la loro battaglia»
La partita tra Yamaha e i lavoratori licenziati non è ancora chiusa, il 29 dicembre operai, sindacati e vertici aziendali si incontreranno al Ministero del lavoro. «Yamaha deve darci garanzie, pagare il suo prezzo per aver dismesso la sede di Lesmo. La cassa integrazione è solo l’inizio di un percorso- chiarisce Redaelli- bisogna studiare nuove soluzioni per non vanificare le professionalità specializzate degli operai rimasti senza lavoro»
Lele, Paolo, Martino e Jarno sono rimasti sul tetto al gelo per una settimana, tra loro ci sono anche appassionati di montagna che amano le vette e le grandi sfide, questa non è che  l’ennesima.
Per il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani la battaglia degli operai Yamaha «dimostra come il sindacato qualche risultato lo ottiene» Il leader sindacale ha citato il caso anche in riferimento al sondaggio pubblicato oggi da Repubblica, secondo cui il 67% degli intervistati condivide le proteste e l'occupazione delle fabbriche per 
tutelare i posti di lavoro. «Gli italiani sostengono gli scioperi perché si rendono conto che ce n’è davvero bisogno» ha commentato il numero uno della Cgil.
Visto che gli italiani comprendono bene le problematiche delle fabbriche, viene spontaneo chiedersi perché la copertura mediatica su questi casi sia sempre limitata. Non solo Yamaha,  ma anche Termini imprese, Insse e Ispra. Secondo Redaelli: «Il nostro caso ha ricevuto molte attenzioni, prima a livello locale e poi nazionale. Diversi fattori hanno giocato a nostro favore: il marchio noto,  legato a Valentino Rossi, la protesta sul tetto in giorni di neve e gelo, la vicinanza di Lesmo con Arcore. Purtroppo non è così per tutti, ci sono tanti casi che non vengono alla ribalta. La battaglia deve continuare anche su questo fronte, ci vuole più senso civico, bisogna parlare in modo sereno; magari senza sprecare tempo in argomenti che generano solo chiacchiere da bar e non aiutano a crescere. C’è una realtà molto dura che deve essere conosciuta.»
Come dire, è tempo che l’informazione televisiva racconti queste storie di lavoratori, rinunciando ogni tanto a indagare in modo sterile, e per l’ennesima volta, la psiche di Alberto Stasi o Amanda Knox.


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