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L'infrequente caso delle frequenze tv
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di Nicola d'Angelo*

L'infrequente caso delle frequenze tv Ieri scadeva il termine ultimo per la consegna delle offerte economiche degli operatori partecipanti all’asta delle frequenze Lte – Telecom, Vodafone, Wind,H3g (l'operatore Linkem interessato ai lotti 2600 Mhz si è ritirato e non sono pervenute candidature di operatori nuovi entranti). La base d’asta era di 2,4 miliardi di euro. Con l’auspicio però del Ministero dello sviluppo Economico di arrivare a 3,1 miliardi di euro. Le offerte vincolanti presentate arrivano a 2,3 miliardi di euro.
Un’asta da 24 lotti Lte, suddivisi tra la banda a 800Mhz, che risulta la più pregiata poiché in grado di offrire maggiore copertura territoriale, la banda a 1.800, e la banda a 2.600 Mhz (questi ultimi in parte a rischio radar perché confinanti con i dispositivi dell’esercito)e infine la banda a 2000Mhz (che a quanto pare non ha ricevuto nessuna offerta). Un dividendo che arriva dal passaggio al digitale terrestre delle televisioni analogiche e da una parziale liberazione dello “spettro” a disposizione del Ministero della difesa. Dunque la più importante gara di questi anni, con frequenze doppie rispetto alla gara dell’Umts nel 2000.  Si tratta tuttavia di un’asta che, viste le offerte, potrebbe avere rilanci sulla banda 800 Mhz, quella in parte occupata dalle televisioni locali (il numero di emittenti coinvolte varia tra le 180 e le 250 sparse su tutto il territorio nazionale) . Una vertenza quella della liberazione di questa porzione di spettro che dura da mesi con un punto fermo: le tv locali dovranno liberare le 9 frequenze che l' Ue assegna ai cellulari in cambio di un indennizzo complessivo massimo di 240 milioni per le tv (10% della base d’asta). I lotti sugli 800Mhz sono in tutto sei di cui uno meno appetibile in quanto confinante con le frequenze tv.
Diversa e per certi versi paradossale è la questione dell’assegnazione delle frequenze tv mediante beauty contest. Infatti se da un lato con la gara per le frequenze della telefonia mobile il Governo ha ottenuto offerte complessive ammontanti a 2,3 miliardi, per l’assegnazione dei diritti di uso delle 5+1 frequenze per la tv digitale terrestre si prevede l’assegnazione a titolo gratuito a operatori nazionali, senza il minimo corrispettivo (per questo ed altro votai contro la delibera dell'Agcom che regolava questo processo di assegnazione).
E se anche è vero che in Europa e negli Stati Uniti le frequenze televisive sono state assegnate in via amministrativa e in parte a titolo gratuito per incentivare il pluralismo, l'Italia presenta condizioni di concentrazione nel possesso di frequenze che non ha pari nel mondo e al beauty contest é consentita la partecipazione anche dei soggetti dominanti il settore ( circostanza unica nel contesto internazionale). Senza contare il costo di utilizzo delle frequenze (il cd canone di concessione) irrisorio rispetto agli altri paesi e la consolidata convergenza tra tlc e tv.
Un’ultima riflessione:l’incognita Robin tax sulle Tlc forse non agevolerà il raggiungimento dei risultati tanto auspicati dal Governo. Le tlc giustamente devono pagare le frequenze ma si caricano di tasse, le tv non pagano le frequenze e sono fuori portata della Robin tax.
Conclusione: le frequenze tv godono nel nostro paese di un infrequente caso di esonero di spesa.

* http://www.nicoladangelo.net

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