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Articolo 21 - Editoriali
La comunicazione torna all'età della pietra
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di Francesco Lener da .Com

All'Olimpico la vox populi sconfigge l'informazione. Con un "aiutino" decisivo: l'irresponsabilità di certe radio locali

Come una freccia  dall'arco scocca, vola veloce di bocca in bocca. La comunicazione è un fenomeno curioso: tutti si danno un gran da fare per alimentarla a forza di ritrovati tecnologici, per poi doversi arrendere alla potenza e alla velocità del mezzo più antico, il passaparola. Lo psicodramma collettivo vissuto domenica sera allo stadio Olimpico di Roma, al di là degli scenari (fanta)politici ipotizzati dal ministro Roberto Maroni e da autorevoli commentatori, è stato una sorta di trionfo del cosiddetto "telefono senza fili": una pseudo notizia, forse preparata ad arte forse no, che volando da una voce all'altra si è ingigantita, trasformata, drammatizzata, esasperata, fino ad assumere i contorni di una tragedia già consumata. Il tutto - e non è un particolare da poco - nel clima tesissimo del derby della capitale, quest'anno particolarmente avvelenato dalla pesantissima situazione economica delle due società. Un passaparola più forte di tutto, più delle rassicurazioni di questore e speaker dello stadio, più della parola di capitani e presidenti. Insomma, un vero ritorno all'età della pietra della comunicazione, alla faccia del Villaggio Globale.


Ma un "aiutino" dall'alto, in realtà, c'è stato. Il reato di "procurato allarme" contestato ieri ad alcune frange di tifosi andrebbe infatti quantomeno condiviso con una parte delle emittenti radiofoniche e televisive romane. Radio Radio, Radio Incontro, Tele Roma 56, Radio Sport, Radio Spazio Aperto, Teleregione 9: sono solo alcuni dei nomi delle antenne che, costantemente, aggiornano i tifosi delle due squadre su tutto ciò che gravita attorno alle società, spesso esercitandosi in fantasiosi sforzi di dietrologia applicata e di complottologia diffusa, con un paio di nemici accertati: il "Palazzo" e (meno spesso) le forze dell'ordine. La tecnica più o meno condivisa è rivomitare alla pubblica indignazione le presunte ingiustizie a danno di Roma e Lazio, lasciando piena libertà agli sfoghi dei tifosi in diretta telefonica o leggendo, senza alcun filtro, gli sms arrivati in redazione. «E' vero - ha ammesso a caldo un collega di Radio Incontro - Durante la partita ci è arrivato un sms con la notizia del bambino investito dalla polizia e noi lo abbiamo letto». Loro lo hanno letto: mica hanno verificato prima, telefonando alla questura o al 118. Lo hanno letto, certificando di fatto quella che ai moltissimi spettatori dell'Olimpico attaccati alla propria radiolina doveva sembrare a quel punto una sconvolgente verità. Vox populi, dunque, ma non solo.


La domanda viene spontanea: se la prossima volta arriva un sms in cui si denuncia la presenza di una bomba nello stadio, loro lo leggono? Se si diffondono voci su un imminente attacco batteriologico di Bin Laden in Curva Sud, loro le riportano? Non sono provocazioni: in un clima da post 11 marzo i seminatori del terrore potrebbero tuffarsi a pesce nei meandri della falsa informazione, riuscendo a creare il panico anche senza utilizzare un grammo di tritolo, senza fare uso di kamikaze. Semplicemente sfruttando la tecnica del "telefono senza fili" e la voluttuosa irresponsabilità dei "media de' noantri".

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