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Articolo 21 - Editoriali
Berlusconi: la devolution fa risparmiare - Fassino: continua a vendere illusioni
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di Roberto Serio

da l'Unità

Come è possibile ridurre le tasse, trovare 60mila miliardi di lire senza tagliare i servizi? Lâ??Italia ha bisogno di investimenti, di ricerca, di infrastrutture
Niente stangata nella Finanziaria, riduzione delle tasse, approvazione della devolution «che farà risparmiare gli italiani». Alla Fiera del Levante di Bari si rivede il solito Berlusconi. Accoglienza gelida (un solo applauso quando parla di unità nazionale contro il terrorismo), critiche dagli amministratori locali, compreso il fedele Fitto, a proposito della devolution. Ma Berlusconi riprende come se niente fosse a sfogliare il suo libro dei sogni.
Dallâ??attivo dei Ds sul lavoro organizzato allâ??interno della Festa dellâ??Unità di Modena gli replica Piero Fassino: «Berlusconi - dice il segretario dei Ds - continua a illudere il Paese. Dire che si agirà per riportare i conti sotto controllo senza che questo comporti alcun problema per gli italiani non è francamente credibile. Come reperirà il governo i 30 miliardi di euro che Siniscalco prevede per la manovra correttiva?». Fassino replica da Modena: «Promesse da illusionista»
MODENA «Mi pare poco credibile dire che si agirà per riportare i conti sotto controllo senza che questo comporti alcun problema per gli italiani», è il secco commento di Piero Fassino alle parole di Berlusconi alla Fiera del Levante di Bari. «Perché il ministro Siniscalco, e Berlusconi dovrà pure averlo sentito, dice che bisogna fare una manovra correttiva del bilancio pubblico che costerà agli italiani almeno 55-60mila miliardi di lire. Io vorrei sapere come intendono reperire queste risorse. E anche come, dovendo trovare tutti quei miliardi, si possa promettere riduzioni fiscali» ha spiegato il segretario Ds, a Modena per partecipare all'attivo nazionale sul lavoro organizzato alla Festa dell'Unità da Cesare Damiano.
«Ho l'impressione - ha continuato Fassino - che si continui a illudere il Paese, non affrontando i problemi veri. E non si dice come rimettere in moto un'economia che è ferma. Non si dice che per farlo bisogna investire di più in ricerca per aumentare la competitività delle imprese, di più per sostenere l'internazionalizzazione delle nostre imprese sui mercati, di più nella conoscenza, nel sapere e nella scuola, di più nella modernizzazione delle infrastrutture. Queste sono le cose che servono. Lo dicono i sindacati, lo dice Confindustria, e lo chiede il mondo delle imprese. Ma se bisogna investire di più in settori strategici - si è chiesto - vorrei capire come si può annunciare una generalizzata riduzione fiscale. Ho l'impressione che si continui a promettere cose del tutto opposte e inconciliabili. Il Parlamento sta per riaprire i lavori. Il ministro Siniscalco ci venga in fretta, ci dica come intende agire e in quella sede si discuterà e noi avanzeremo le nostre proposte».
Già all'interno del suo intervento all'attivo modenese sul lavoro, Fassino non aveva lesinato critiche preoccupate al vizio del Premier di disegnare a tinte tanto ottimistiche l'operato del suo governo. Una attività, quella di disegnare scenari non corrispondenti alla realtà, che secondo il segretario, non aiuta ad affrontare i problemi che il Paese ha veramente, all'interno di un quadro decisamente più complesso e problematico di come lo dipinge il Cavaliere. «Se fosse andato tutto così bene non si spiega perché Tremonti non c'è più, né perché ci troviamo una Finanziaria così, e non saremmo indicati dall'Ocse come il Paese con il più basso livello di crescita in Europa. Se tutto andasse bene non avremmo la condizione di incertezza, insicurezza e instabilità che vivono milioni di famiglie». Se l'11 settembre ha inciso sull'economia mondiale, in Italia ha pesato di più per le politiche sbagliate del governo, che non hanno né contenuto gli effetti negativi, né favorito la crescita.
A guardarla senza occhiali rosa, l'Italia oggi appare un Paese in grave difficoltà: stagnazione dopo due anni di crescita zero, livelli di incremento della produzione e dei consumi inferiori a quelli degli altri paesi europei, il più basso investimento in ricerca e innovazione, contrazione delle esportazioni, obsolescenza delle grandi reti materiali e virtuali, un numero di laureati molto più basso di altri paesi (12% contro il 38 degli Usa e il 34 di Germania e Francia). Tutti fattori strutturali di debolezza che, per Fassino, non solo non sono stai rimossi, ma addirittura accentuati dalla politica. Perché proprio lì sembra stare il punto. «L'Italia è un grande paese che ha dentro di sé tutte le risorse per tornare a crescere, ma - ha dichiarato il segretario - dipende dalla politica che si fa se il paese si rimette in moto, mettendo a frutto le sue potenzialità».
Quali sono stati i tre errori capitali di Berlusconi per Fassino? L'idea che quante più cose si deregolano, più il Paese può ricominciare a camminare. E questa deregolazione con un maquillage lessicale è stata battezzata «riforme», fino al culmine maniacale della riduzione delle tasse. L'aver allentato il rapporto con l'Europa, pensando che anziché un'opportunità, fose un impaccio. Infine, il messaggio devastante del «Ci penso io, e perciò è già risolto ogni problema. Il centrosinistra saprà contrapporre a questa Finanziaria proposte per la crescita e lo sviluppo. Rilanciare la concertazione e ricostruire un sistema di relazioni tra le parti sociali che sia capace un governo democratico e partecipativo attraverso scelte condivise».

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