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"I programmi tv possono essere anticorpi contro razzismo e xenofobia"
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di Stefano Corradino

"I programmi tv possono essere anticorpi contro razzismo e xenofobia"

"Pensa bene a cosa ti conviene fare". E' questo ciò che Gianluca Casseri, il killer dei due venditori ambulanti senegalesi avrebbe detto all'edicolante che tentava di mettersi in mezzo. Frase che sembra presa pari pari dal film "Un giorno di ordinaria follia". Abbiamo parlato di questo tema con Antonio Di Bella, direttore di Raitre che rivoluziona il palinsesto della rete per parlare di immigrazione e violenza.

Questa sera Raitre stravolge il suo palinsesto. Via il film d'azione per uno speciale sul tema immigrazione-integrazione. Perché questa decisione?
Di fronte a fatti terribili come quelli accaduti a Firenze (un killer razzista che uccide due immigrati senegalesi a sangue freddo) credo occorra un sussulto. Anche la routine inesorabile del palinsesto deve fermarsi. Non e’possibile, credo, archiviare i fatti di Firenze e dopo averli visti nei tg e passare poi  alla seconda o terza visione del solito film di azione (di cui era famelico, fra l’altro, il killer). Ho chiesto ai miei capistruttura che materiale avevamo per rivoluzionare in poche ore la programmazione. Luigi Bizzarri e Annamaria Catricalà, assieme a Lorenzo Hendel, mi hanno portato due documenti di grande qualita’: "Sangue verde” girato da Andrea Segre due anni fa tra i senegalesi sopravvissuti a un’altra strage, quella di Rosarno e “polenta e macaroni, quando gli altri eravamo noi” di Nietta La Scala (con la collaborazione di Gian Antonio Stella) sulle violenze ai danni degli emigrati italiani all’estero dagli inizi del secolo ai giorni nostri. Aldila’ degli approfondimenti giornalistici, che fanno i tg, e in particolare benissimo il tg3, credo che anche la rete possa e debba fare la sua parte.

Non è la prima volta che, sotto la tua direzione, si rivoluziona la programmazione. E' un'esigenza di "sbloccare" la rete e renderla più flessibile all'attualità? 
Ero appena sbarcato a Roma da New York quando ho fortemente voluto uno speciale Agorà condotto da Andrea Vianello sulla morte di Steve Jobs. Riccardo Iacona ha realizzato e condotto in poche ore uno speciale prima diretta da Genova sull’alluvione, Giovanni Floris, uno speciale Ballarò al sabato, dopo le dimissioni del governo Berlusconi. E poi c’e’ l’esperimento di una trasmissione inventata ad hoc per la crisi “La crisi in mezz’ora” dalle 20.00 ogni giorno con Lucia Annunziata che e’ stata un successo. Il tentativo e’ quello di essere il meno “ingessati” possibile e di adeguarsi ai cambiamenti in corso con flessibilità.

Quelli di Firenze e Torino sono episodi sporadici o sono il sintomo di un clima più generale - o addirittura di un razzismo latente che sempre più spesso sfocia in manifestazioni di intolleranza e criminali?
Strage razzista contro i senegalesi a Firenze, raid razzista contro i rom a Torino. Lo stesso Presidente Napolitano ha lanciato un allarme. Non bisogna, a mio parere enfatizzare e strumentalizzare, ma non possiamo assolutamente  ignorare o sottovalutare.

Che contributo può dare l'informazione televisiva per una più diffusa coscienza civile in termini di rispetto delle differenze?
Puo’ fare molto l’informazione, puo’ fare molto la programmazione televisiva in genere. Permettimi di sottolineare ad esempio un lavoro spesso sottovalutato quello degli sceneggiatori di “Un Posto al sole” in onda ogni giorno su Raitre. In silenzio e senza clamori adattano giorno per giorno le trame ai valori che cambiano nella nostra societa’. Gli anticorpi a razzismo e xenofobia nascono anche dal lavoro silenzioso di questi professionisti.

Fino a pochi mesi fa eri a New York come inviato. Gli episodi di Firenze e Torino sembrano ricalcare qualche film americano sul tema. Come "Un giorno di ordinaria follia" film che Cassieri, il killer di Firenze, teneva in bella vista nella sua libreria...
Ho seguito da corrispondente decine di scontri etnici da Los Angeles a New York City. E purtroppo devo dire che i fatti di Firenze (il killer solitario fra la folla) sembrano ricopiati da cronache americane fino a ieri a noi sconosciute.
Spero riusciremo a salvarci dall’emulazione di questi episodi cercando invece di imparare la grande lezione americana dell’integrazione etnica che ha permesso a un afroamericano di arrivare alla Casa Bianca.

corradino@articolo21.info

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