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Editoria, il rischio e' che perdano il lavoro circa 4000 persone tra giornalisti, poligrafici e lavoratori dell'indotto
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di Santo della Volpe

Editoria, il rischio e' che perdano il lavoro circa 4000 persone tra giornalisti, poligrafici e lavoratori dell'indotto

E’ solo l’inizio, certo, ma un inizio che può portare ad un risultato: perché, comunque, sollecitato dalla manifestazione incominciata  il 18 gennaio e proseguita il 19 con il gazebo al Pantheon di Roma, il governo ha provveduto a sostituire il dimissionario sottosegretario con delega all’editoria, Malinconico, con il sottosegretario alla presidente del Consiglio Paolo Peluffo (nella foto), al quale il CdM ha affidato anche la delega sull’editoria. Ora, per le decine di testate che rischiano la chiusura per i tagli ai fondi dell’editoria, c’è un interlocutore valido; una persona che, come d’altronde  anche il predecessore, sa’ di che si parla. Ora si tratta di intervenire su questa scure dei cosiddetti “tagli retroattivi” all’editoria, prima che sia troppo tardi, prima che le tipografie fermino le rotative e le banche  quel che resta dei crediti. Il rischio reale è che perdano il lavoro circa quattromila persone tra giornalisti, poligrafici e lavoratori dell'indotto.
Cancellare in maniera indiscriminata  un finanziamento pubblico nato per difendere soprattutto la libertà di espressione con riferimento ai piccoli giornali indipendenti e garantire il pluralismo dell’informazione rappresenta la perdita di un pezzo di liberta' per ogni cittadino. Quello che passerebbe con la chiusura dei battenti di queste testate, afferma il “Comitato per la libertà ed il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo” dell’Associazione Stampa Romana, è “un pericoloso vulnus alla libertà di informazione per l'impossibilita' di poter ascoltare voci difformi del mondo politico-culturale e delle minoranze etnico-linguistiche”.
Ora si tratta di passare dalla presenza di un interlocutore ad una vera discussione con una proposta che  il Comitato già ha rappresentato in Piazza Montecitorio e del Pantheon in questi due giorni di mobilitazione. Proposte di mini-riforma delle modifiche alla legge sull’editoria già illustrate ai componenti, almeno quelli più sensibili, della Commissione Cultura della Camera. Ora tocca al governo ed al sottosegretario Peluffo. Apra al più presto un tavolo di incontro e poi di trattativa con il sindacati dei giornalisti e dei lavoratori: la soluzione potrebbe esserci. E’ questione di volontà.
Anche perché nella complessa e importante vicenda dell’editoria scritta e radio-televisiva,  in questi giorni è necessaria una visione d’insieme che dia voce ai più piccoli, ma spesso, ai più importanti organi di informazione. Salvare i piccoli giornali e le televisioni comunitarie dal massacro di un’asta televisiva (necessaria,per carità!) che rischia di stritolarle nella contesa milionaria delle frequenze digitali, significa ,per noi,ma anche per il governo, dare un segnale lungimirante di protezione del pluralismo ed a favore dei più deboli. Contro il parassitismo di rendite di posizione politiche da un lato, ma anche contro la concentrazione monopolistica in grandi network  o editori, che  sono esattamente il contrario di ogni “liberalizzazione”,che deve allargare i confini della democrazia e non restringerli.


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