Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INTERNI
Ricatti padani e rinunce dem
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Federico Orlando

Ricatti padani e rinunce dem

Domenica a mezzogiorno, quando sul sagrato del Duomo la borghesia milanese sciama verso la piazza dopo la gran Messa, dove tutta Milano bene ha potuto osservare chi c’è e chi non c’è (succedeva lo stesso sessanta-settanta anni fa nel mio paesello agricolo, poi distrutto dal terremoto di San Giuliano), Bossi ha rivolto l’orazione pro-Padania al cardinale Scola, che aveva appena celebrato, e l'intimazione al cavalier Berlusconi, che a quell’ora confrontava l’impegno sulle primarie preso da Bersani, a futura memoria, con l’assemblea Dem, e i sondaggi sul gradimento del Porcellum tra gli elettori Pdl-Lega, di cui domenica mattina dava notizia il Corriere della sera. Secondo il quotidiano, l’ex premier non avrebbe alcuna intenzione di cambiare il Porcellum, perché ai suoi elettori è indifferente la legge elettorale; mentre l’onda di risacca, scatenata dal mancato “obbligo morale” (dice D’Alema) di riformare la legge elettorale, strapperebbe come ghiaia gli elettori del Pd verso Grillo o altri masanielli populisti.
      
Forse Bossi a mezzogiorno di domenica non aveva ancora letto il Corriere, o forse fingeva di ignorare l’esito del sondaggio, per poter dare voce alle sue minacce contro Monti, e contro Berlusconi che lo tiene in vita, e fare voce da pecora per invocare preghiere padane non dal dio Po ma dal cardinale: “Tu che sei di Lecco – perorava, mentre Radio Parlamento ne trasmetteva in una sconquassata diretta i suoni e la raucedine – e che parli lecchese come me, e che sei stato patriarca a Venezia (dove nacque la Liga), e che l’infinito buonsenso del papa ti ha mandato a Milano, dì le tue preghiere per la Padania”. E Berlusconi sappia che la legge elettorale non si tocca e che Monti deve andare fuori dai c. Se non ci pensa Berlusconi ci pensa la Lega, “ci penso io”, mando a casa Formigoni e la giunta della Lombardia. “Insomma, o se ne va Monti o se ne va Formigoni, torniamo a votare presto”. Col Porcellum. E Scola prega pro nobis.
     
Mentre tutto questo si svolgeva a Milano, a Roma venivano sparecchiati gli addobbi dell’assemblea nazionale dem, finita sabato. E c’era un po’ di mestizia in chi aveva seguito l’uno e l’altro evento: e non solo perché Mannheimer aveva ridimensionato da 8 a 4 punti lo scarto del Pd sul Pdl; ma perché quell’impegno anti-Porcellum del segretario Bersani appariva non di certissimo esito, mentre aleatorio appariva l’altro impegno a futura memoria per le primarie. E’ vero che dobbiamo far presto, come dice il presidente della repubblica. E’ vero che un parlamento e una politica che non riuscissero a fare riforme delle istituzioni e legge elettorale (mentre il governo di risanamento dà almeno qualche picconata ai torvi manieri delle corporazioni), sarebbero un parlamento e una politica finiti in idea. Ma davvero possiamo giocarci il doppio turno uninominale e maggioritario e le primarie per designare i candidati, per approdare a una proporzionale tedesca? Una proporzionale che in questo momento costituirebbe la piattaforma per un’adunata al centro, a cui dovremmo sacrificare il bipolarismo e le diversità culturali?

Mi permetto di obbiettare alle conclusioni dell’assemblea dem alcune cose, che sono state sempre nostra convinzione, alla base della battaglia per il doppio turno.
Le enumero alla buona, chiedendo scusa al Pd e ai lettori: 1) se è vero che con le primarie avremmo perso egualmente le elezioni del 1998 (come ha osservato Bersani, perché difettava il progetto politico); e se facendo le primarie perderemmo tempo, come hanno detto altri, mentre siamo impegnati con le riforme, allora  perché avremmo contestato il “parlamento di nominati” e del “premio” di maggioranza degno di Acerbo?  
2) Se ci orientiamo verso un sistema proporzionale, senza premio di maggioranza (né Acerbo, né Porcellum, né “truffa”) come garantirci bipolarismo e governabilità  nel futuro parlamento?
3) Se andiamo verso un sistema tedesco senza primarie né nella parte uninominale né in quella proporzionale, come giustificare con gli elettori il carattere fascistoide  del Porcellum, di cui Berlusconi continua a lodare l'efficienza? 4) Optando per il sistema tedesco, continueremo a riconoscere, suppongo, che la sua forza sta nella soglia alta di sbarramento, che può facilmente essere introdotta nella stessa legge elettorale, e nella sfiducia costruttiva, che invece è un principio costituzionale e va introdotto riformando la costituzione. Così come va riformata la costituzione per ridurre il numero dei deputati e dei senatori. Così come va riformata per cambiare le funzioni del senato, superando il bicameralismo ripetitivo; nonché per modificare le competenze tra stato e regioni. Insomma, una ciliegia tira l’altra, il che comporta ben altro tempo e impegno di quanti ne poterebbero via le primarie.

Se il tempo è poco e le cose che la politica deve fare sono tante per rimetterci sulla strada del buongoverno, spero che tutti i partiti interessati a quello che Vendola chiama il “primo polo vincente e governante” (Pd, Sel, Idv, socialisti, ambientalisti), discutano un po’ di più e meglio su come e con quale democrazia rappresentativa usciremo dalla crisi, mentre i fascisti alla Gasparri esaltano il presidenzialismo ducesco; evitino di rendere negoziabile ciò che fino a ieri non lo era (come doppio turno e primarie); definiscano i limiti della tollerabilità o compatibilità del capitalismo finanziario con la democrazia rappresentativa; vigilino perché le prossime decisioni del governo Monti, che sosterremo fino in fondo, evitino anch’ esse che i conti con la crisi diventino conti con la democrazia. Sono tutte idee che circolano nel dibattito del centrosinistra, e ci limitiamo a riprenderle. Meglio se diventassero qualcosa di più che idee in circolazione.        


Letto 2377 volte
Dalla rete di Articolo 21