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Aggressione mediatica e minacce di morte a Giuliana Sgrena per articolo sui maro'
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di Laura Turriziani*

Aggressione mediatica e minacce di morte a Giuliana Sgrena per articolo sui maro' Giuliana Sgrena non ha ancora deciso se sporgere denuncia formale alla Polizia postale per il fiume di minacce ed insulti che da quasi un mese la perseguita sulla rete per un suo articolo critico sulla vicenda dei marò italiani detenuti in India, ma ha affidato ad una conferenza stampa le ragioni del suo disagio e della sua denuncia pubblica. Affiancata dal segretario dell’Associazione stampa romana Paolo Butturini, da Gianni Cipriani, direttore di Globalist e da Alessandra Mancuso, segretario di Giulia giornaliste, ha raccontato i fatti che hanno portato alle minacce, soffermandosi sulla evidente sproporzione tra l’esposizione della sua opinione e la gravità dell’attacco subito sul web.

Il 22 febbraio scorso ha firmato sul blog Globalist un articolo in cui avanza dubbi sulla giurisdizione competente nella vicenda dei marò italiani accusati dalle autorità indiane di avere ucciso due pescatori. Contro di lei si è scatenato un vero e proprio “tirassegno” mediatico di commenti minacciosi e insultanti. La giornalista ha spiegato che con le sue considerazioni non voleva accusare nessuno ma semplicemente fare osservare che in mezzo a quel braccio di ferro tra nazioni c’erano due morti e bisognava fare chiarezza. La reazione è stata una pioggia di insulti pesanti e minacce, anche di morte, a valanga sul blog e sul suo profilo Facebook, che ha spinto gli amministratori a cancellare quelli più estremi, che però non sono state distrutti, ma accantonati come prove.

Gli epiteti irripetibili e le minacce esplicite o velate sono state formulate prevalentemente in forma anonima sul sito, invece sulla pagina Facebook molti erano firmati da veri o sedicenti “marò” e militari che hanno dato libero sfogo ad una aggressività astiosa e violenta, tirando in ballo il passato della giornalista, che fu rapita in Iraq e liberata grazie all’intervento di Nicola Calipari nell’operazione che costò la vita al funzionario dei servizi segreti ed il ferimento della stessa Sgrena. Fra i messaggi minacciosi alcuni l’hanno accusata di essere stata la causa di quella tragedia.

Contro la Sgrena è stato snocciolato l’intero repertorio degli insulti e luoghi comuni più offensivi riservati alle donne e una digressione sul suo essere una donna che invece di starsene a casa a fare la calza se ne va in giro per il mondo facendo ammazzare la gente; e quindi via con “puttana, troia, meretrice ideologica, fai schifo, il tuo compagno è un pederasta del cazzo, vergogna, infame, torna in Iraq, dateci la Urru vi ridiamo la Sgrena, peccato che non ci sei rimasta secca, era meglio se non ti liberavano” eccetera eccetera fino alle vere minacce di morte. Un clima pesante ed una campagna di odio organizzato, portata alle estreme conseguenze per negare il diritto di una donna di esprimere una critica, di avere una opinione fuori dal coro, di dire qualcosa che alcuni possono non condividere. Dalle opinioni non condivise si può legittimamente e civilmente dissentire, ricorda Giulia, la rete delle giornaliste. Ma essere una donna, pensante e magari dissenziente, in questo Paese che si dice civile non è ancora evidentemente consentito senza pagarne lo scotto.

Ossigeno si associa alla ferma condanna di queste derive violente. Il direttore Alberto Spampinato, intervenuto alla conferenza stampa, ha ricordato che purtroppo casi di insulti mediatici come quelli rivolti a Giuliana Sgrena ce ne sono stati numerosi anche se non arrivano facilmente a conoscenza dell’opinione pubblica se il bersaglio non è un giornalista conosciuto. Le minacce mediatiche e di altro genere sono sempre più numerose in Italia e rappresentano ormai un problema della democrazia e l’espressione di una sempre minora tolleranza per la libertà d’opinione  e per il giornalismo critico. Ogni volta che si denuncia un nuovo episodio è perciò necessario ricordare gli altri episodi e sollevare la questione complessiva di indebolimento dell’informazione. Bisogna denunciare questo stato di cose e chiedere interventi complessivi a tutela della libertà di stampa e di opinione, una questione su cui Ossigeno recentemente ha richiamato l’attenzione del Parlamento e della Commissione Parlamentare Antimafia che ha dedicato due audizioni all’argomento. Per dissolvere questo clima di minacce che grava sull’informazione giornalistica occorrono, fra l’altro alcune riforme legislative ed è necessario creare un deterrente efficace che scoraggi le minacce. Ogni volta che un giornalista viene minacciato bisogna rendere visibili e fare conoscere a tutti gli articoli che quel giornalista ha scritto, gli articoli per cui è stato minacciato, gli articoli che con le minacce si cerca di oscurare.

*per Ossigeno per l'informazione



Il comunicato diffuso dell’Associazione Stampa Romana


“Un mese fa ho scritto un articolo sulla vicenda dei due pescatori indiani uccisi e al relativo arresto dei marò italiani in cui esprimevo il mio giudizio su come le leggi internazionali in qualche modo consentano ai militari di sfuggire alla giustizia in caso di incidenti. Non ho accusato nessuno eppure da quel giorno, e per questo intero mese, sono oggetto di minacce ed insulti che quotidianamente mi giungono su Globalist.it e su Facebook.”. Questa è la testimonianza di Giuliana Sgrena raccontata in una conferenza stampa convocata dall’Associazione Stampa Romana, da Globalist e da GIULIA Giornaliste. “E’ intollerabile che tutto ciò avvenga” ha detto Paolo Butturini, Segretario di ASR “e che ci siano queste forme di pressione nei confronti di una giornalista che sta solo facendo il suo mestiere. Come Stampa Romana denunciamo questa aggressione mediatica e siamo al fianco della nostra collega.”
“Tutte le critiche sono accettabili – ha detto Gianni Cipriani, Direttore di Globalist, ma abbiamo deciso di denunciare questa situazione che sta diventando, giorno dopo giorno, una vera campagna di odio. Come Globalist sosteniamo Giuliana Sgrena ed il suo diritto ad esprimersi, indipendentemente dal fatto di essere d’accordo o meno, perchè nella nostra syndication non esiste il pensiero unico ma il pluralismo delle idee.”
Ha concluso Alessandra Mancuso, portavoce di GIULIA (Giornaliste Unite Libere e Autonome): “Giuliana è insultata e minacciata per le opinioni espresse e con tanto più odio in quanto donna: una violenza maschilista che pretende di chiudere la bocca ad una giornalista libera ed autonoma”.

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