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Articolo 21 - Editoriali
Venezia, protesta nel carcere di Santa Maria Maggiore
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di Nadia De Lazzari*

LA NUOVA VENEZIA – 22 agosto 2009

Esplode la protesta, lenzuola a fuoco

S’infiamma la protesta dei detenuti del carcere di Santa Maria Maggiore. Inizialmente doveva essere solamente una pacifica contestazione, peraltro ampiamente annunciata, ma giovedì sera la situazione è degenerata al terzo piano, coinvolgendo alcune decine di detenuti che hanno dato alle fiamme tutto ciò che è venuto loro a tiro. Alla base di tutto c’è la pesantissima situazione di sovraffollamento vissuta nella struttura di Santa Maria Maggiore, con 325 detenuti in spazi esigui, al punto da ritrovarsi perfino in nove dentro celle che potrebbero invece contenerne un massimo di quattro. In tarda serata tutti gli ospiti del carcere, come promesso, hanno dato vita a una forma di protesta molto contenuta, limitandosi inizialmente a colpire le inferriate delle finestre con gli oggetti che avevano a disposizione. Nessuno dei 325 carcerati si è tirato indietro, in questo frangente, per far capire ancora una volta lo stato di enorme disagio da loro vissuto. Tutto questo sembrava dovesse però finire lì, non fosse stato che al terzo piano la protesta è degenerata, coinvolgendo oltre una sessantina di detenuti che hanno appiccato il fuoco a coperte, lenzuola e stracci, rompendo anche beni del carcere quali sgabelli e tavoli, finendo poi col gettare lungo i corridoi cibo e detersivi. Nessuno degli agenti di Polizia penitenziaria e del personale interno è stato coinvolto nella protesta, e il tutto si è concluso senza che nessuno si facesse comunque del male attorno a mezzanotte e mezza. Le fiamme sono state domate dal personale interno senza che si rendesse necessario l’intervento dei vigili del fuoco. “Il livello di attenzione è molto alto – ha spiegato la direttrice del carcere, Irene Iannucci – Abbiamo naturalmente preso i provvedimenti del caso, con tutte le verifiche necessarie”. La direttrice non era presente al momento della protesta, ma ha seguito costantemente ciò che accadeva, tenendosi in contatto con i suoi uffici e il personale. Tanto che nulla è stato toccato, fino a ieri mattina, quando lei stessa ha potuto verificare di persone l’accaduto. Il cappellano di Santa Maria Maggiore, don Antonio Biancotto, ha confermato che ieri mattina non è stato fatto entrare nessuno all’interno della struttura, nemmeno i volontari che vi operano regolarmente. Una quantificazione dei danni provocati dalla protesta scoppiata al terzo piano non è stata comunque ancora ultimata, anche se non sarà sicuramente cosa di poco conto. Intanto il sindacato della polizia penitenziaria, Sappe, denuncia il pericolo che le proteste nei penitenziari italiani abbiano effetti “domino ed emulazione che, se messi in pratica, piegherebbero le gambe a un sistema carcere ogni giorno sempre più traballante. Sconcerta la mancanza di provvedimenti concreti da parte dell’amministrazione penitenziaria”. Il sindacato di polizia penitenziaria ricorda come “le proteste sono riprese a Como, a Venezia, a Roma e non sempre sono pacifiche”. Prima di Ferragosto alcuni parlamentari e consiglieri regionali erano stati in sopralluogo a Santa Maria Maggiore per vedere con i propri occhi la situazione all’interno del carcere e le condizioni di detenzione. Erano emerse situazioni di sovraffollamento incredibili.
(Nadia De Lazzari)

LA NUOVA VENEZIA – 23 agosto 2009

Continua la protesta dei detenuti

Prosegue ormai da tre giorni la protesta dei detenuti del carcere di Santa Maria Maggiore. Dopo l’episodio di giovedì, che ha visto addirittura lenzuola e stracci dati alle fiamme al terzo piano, anche venerdì e ieri si sono ripetute le proteste, anche se più contenute, da parte dei 325 detenuti. Stoviglie sbattute contro le sbarre e lancio di uova hanno caratterizzato questa nuova fase di contestazione, senza tuttavia aggredire agenti o persone. “I detenuti del terzo piano stanno ancora proseguendo con atti che eccedono, rispetto a quanto fatto dagli altri ospiti del carcere – precisa la direttrice Irene Iannucci – Sono state distribuite stoviglie di plastica perché le altre o sono state rotte o sono danneggiate, e dal ministero stanno seguendo con molta attenzione la vicenda, tenendosi costantemente in contato con noi”. La protesta nasce dalle condizioni di detenzione cui sono costretti i 325 detenuti, anche in nove in celle da quattro, su letti a castello o brandine “matrimoniali”. E c’è chi dorme sui materassi anche dentro nella palestra. Il cappellano, don Antonio Biancotto, ieri ha fatto visita alla struttura. “Capisco la situazione per queste persone costrette a stare gomito a gomito con il caldo, ma non le modalità della protesta – dice forse limitarsi a gridare e fare lo sciopero della fame era meglio. I materiali distrutti erano stati donati dalla Caritas, e visto che i poveri ci sono anche fuori, bisogna riflettere”. Don Dino Pistolato, direttore della Caritas veneziana, si augura che la situazione si rassereni, e fa un invito alla calma: “Si deve ripensare alla carcerazione preventiva, preferendo gli arresti domiciliari o il trasferimento in comunità terapeutiche per decongestionare le strutture. Questo senza offrire il fianco ha chi invece deve scontare la sua pena”: Gianpiero D’Errico, della cooperativa Rio Terà, aggiunge: “Ho visto gli agenti molto tesi e riempiti di insulti. Tutte le attività dei detenuti sono state sospese, e loro fanno bene a protestare”. Dalla cooperativa Il Cerchio parla invece Gianni Trevisan. “Una valvola di sfogo sarebbe riaprire alla Giudecca il Sat (Servizio attenuativo, ndr) e guardare alle opportunità che possono offrire altre isole della laguna per ospitare i detenuti”. “Meno norme spot e più politiche sociali dentro e fuori il carcere” servono secondo Giuseppe Giulietti di Articolo 21, mentre ieri sera i ragazzi dei centri sociali veneziani si sono radunati all’esterno di Santa Maria Maggiore. L’associazione Veneto Radicale ha intanto rispedito al mittente le accuse mosse dal capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, che indicava le proteste in corso nelle carceri italiane, una prevedibile conseguenza delle visite dei politici fatte a Ferragosto.


Inizialmente doveva essere solamente una pacifica contestazione, peraltro ampiamente annunciata, ma giovedì sera la situazione è degenerata al terzo piano, coinvolgendo alcune decine di detenuti che hanno dato alle fiamme tutto ciò che è venuto loro a tiro. Alla base di tutto c’è la pesantissima situazione di sovraffollamento vissuta nella struttura di Santa Maria Maggiore, con 325 detenuti in spazi esigui, al punto da ritrovarsi perfino in nove dentro celle che potrebbero invece contenerne un massimo di quattro. In tarda serata tutti gli ospiti del carcere, come promesso, hanno dato vita a una forma di protesta molto contenuta, limitandosi inizialmente a colpire le inferriate delle finestre con gli oggetti che avevano a disposizione. Nessuno dei 325 carcerati si è tirato indietro, in questo frangente, per far capire ancora una volta lo stato di enorme disagio da loro vissuto. Tutto questo sembrava dovesse però finire lì, non fosse stato che al terzo piano la protesta è degenerata, coinvolgendo oltre una sessantina di detenuti che hanno appiccato il fuoco a coperte, lenzuola e stracci, rompendo anche beni del carcere quali sgabelli e tavoli, finendo poi col gettare lungo i corridoi cibo e detersivi. Nessuno degli agenti di Polizia penitenziaria e del personale interno è stato coinvolto nella protesta, e il tutto si è concluso senza che nessuno si facesse comunque del male attorno a mezzanotte e mezza. Le fiamme sono state domate dal personale interno senza che si rendesse necessario l’intervento dei vigili del fuoco. “Il livello di attenzione è molto alto – ha spiegato la direttrice del carcere, Irene Iannucci – Abbiamo naturalmente preso i provvedimenti del caso, con tutte le verifiche necessarie”. La direttrice non era presente al momento della protesta, ma ha seguito costantemente ciò che accadeva, tenendosi in contatto con i suoi uffici e il personale. Tanto che nulla è stato toccato, fino a ieri mattina, quando lei stessa ha potuto verificare di persone l’accaduto. Il cappellano di Santa Maria Maggiore, don Antonio Biancotto, ha confermato che ieri mattina non è stato fatto entrare nessuno all’interno della struttura, nemmeno i volontari che vi operano regolarmente. Una quantificazione dei danni provocati dalla protesta scoppiata al terzo piano non è stata comunque ancora ultimata, anche se non sarà sicuramente cosa di poco conto. Intanto il sindacato della polizia penitenziaria, Sappe, denuncia il pericolo che le proteste nei penitenziari italiani abbiano effetti “domino ed emulazione che, se messi in pratica, piegherebbero le gambe a un sistema carcere ogni giorno sempre più traballante. Sconcerta la mancanza di provvedimenti concreti da parte dell’amministrazione penitenziaria”. Il sindacato di polizia penitenziaria ricorda come “le proteste sono riprese a Como, a Venezia, a Roma e non sempre sono pacifiche”. Prima di Ferragosto alcuni parlamentari e consiglieri regionali erano stati in sopralluogo a Santa Maria Maggiore per vedere con i propri occhi la situazione all’interno del carcere e le condizioni di detenzione. Erano emerse situazioni di sovraffollamento incredibili.
(Nadia De Lazzari)

 

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