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Articolo 21 - Editoriali
Fortezza Rai
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di Roberto Brunelli*

Non fosse tragica, sarebbe comica questa storia della Rai. Mentre tutti
fanno un gran parlare delle nomine per Rai3 e Tg3, mentre Gasparri ulula
qualcosa sul «ricatto» operato dal Pd su Viale Mazzini e vari giornali
discettano sulla terza rete persa nelle spire del congresso dei
democratici, il centrodestra si apparecchia la più colossale spartizione
della tv pubblica a cui mai si sia assistito. Altro che spoils system: le
nomine prossime venture, decise a Palazzo Grazioli dal proprietario di
Mediaset, vedranno l'occupazione manu militari del Tgr (con
sostituzione annessa dei capiredattori di otto sedi regionali), di Rainews,
di Rai International, della Sipra, mentre si fortifica il possesso di
Raifiction puntando, nel frattempo, a creare un varco per «svuotare» Rai3.
Beppe Giulietti, portavoce dell'associazione Articolo 21, non ha
peli sulla lingua: «Giustamente il Pd ha dichiarato che non ostacolerà in
alcun modo le nomine. Ora chieda al direttore generale Masi se sa garantire
l'autonomia della televisione di Stato rispetto ad organigrammi decisi a
casa del premier». Eh sì, perché il quadro che uscirebbe da siffatto
organigramma - già rallegrato dalla direzione minzoliniana del Tg1, dal
possesso di Rai1 e Rai2 - è totalizzante, e risponde sostanzialmente
all'esigenza di completare la trasformazione della Rai in una fortezza
dell'informazione a senso unico. Un quadro in cui anche i cattolici
moderati oramai sono di disturbo. Partiamo, non a caso, dalle testate
regionali: la guida di Angela Buttiglione, vicina all'Udc, non è
considerata sufficentemente «affidabile». Pertanto si parla di una sua
sostituzione con Alberto Maccari (An), mentre il condirettore dovrebbe
essere Alessandro Casarin (Lega). C'è una variante più estrema, che
vedrebbe a capo del Tgr Piero Vigorelli, scelta che però verrebbe
considerata troppo oltranzista sinanche da una fetta di Pdl. Comunque, qui
si tratterebbe di sostituire i redattori capo di otto sedi regionali, tra
cui quelle di Torino, Milano, Venezia e Palermo.
Evidentemente troppo di sinistra Corradino Mineo alla guida di Rainews.
Idem Rai International: via Piero Badaloni, a quanto pare per far spazio a
qualcuno magari di An. Geniale la pensata di sostituire un
gentleman aziendalista come Maurizio Braccialarghe come
amministratore delegato della Sipra, che è la concessionaria che gestisce
in esclusiva la pubblicità su tutti i mezzi (radio, tv e web) e le
piattaforme Rai, dunque la «cassaforte» di tutta la baracca: per la sua
poltrona si torna a parlare del forzista Antonio Martusciello, che già ebbe
un passato in Sipra ma anche in Publitalia. E il povero Fabrizio Del Noce?
Per anni spina dorsale di una Rai1 azzurra, oggi è a tal punto inviso da
non poter reggere manco l'interim di RaiFiction: ecco dunque spuntare
ancora una volta l'aureo nome di Carlo Rossella, già direttore sia del Tg1
che del Tg5, successivamente messo a capo della Medusa (la casa di
distribuzione e produzione cinematografica di Mediaset).
No, non è un bello scenario. «Anzi, è in atto un vero e proprio
saccheggio», dice il senatore Pd Vincenzo Vita. Che ha gioco facile nel
ricordare le numerose occasioni in cui i maggiori leader Pdl hanno avuto
modo per mostrare tutto il proprio fastidio verso la Rai3 di Paolo Ruffini
e le sue creature più distintive: Fabio Fazio, la Dandini, ovviamente
Report , ma anche Ballarò e
persino il Bertolino. E allora non è escluso che nella grande confusione la
tentazione di svuotare Rai3 abbia un certo fascino negli ambiti più vicini
a Re Silvio. «E non la chiamate emergenza democratica questa?», conclude
Vita, che rilancia l'idea di una grande iniziativa nazionale
dell'opposizione sui temi dell'informazione e della televisione
pubblica.

*da l'Unità

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