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Articolo 21 - Editoriali
Vicepresidenti
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di Montesquieu*

Cresce la divaricazione tra i presidenti delle due Camere ,con  l’intensificarsi della tensione all’interno della maggioranza. Che   l’inquilino di Montecitorio appaia  in sempre maggiore sintonia con il Capo dello Stato, al punto da sembrarne ,in taluni frangenti, un valido supplente ,rientra nell’ambito  di garanzia,di tutela di maggioranza e opposizione che caratterizza entrambe  le funzioni.
Così ,ad esempio, il compito di difendere il  ruolo e l’operato della Corte costituzionale dopo la bocciatura della legge Alfano sulla sospensione dei procedimenti dei vertici dello Stato, se l’è assunto soprattutto il presidente della Camera ,a dimostrazione  di un’ evidente sintonia tra le due cariche, e  con il fine di un  alleggerimento  dell’esposizione del capo dello Stato.   
Funzione super partes, oggi a piazza Montecitorio  più  fedelmente interpretata  che nel recente passato ; funzioni ,entrambe ,naturalmente portate ad avvicinarsi,come è stato negli anni del  cosiddetto triangolo istituzionale, in voga nei primi anni novanta ; ed a farlo in conseguenza del progressivo spostamento dell’asse istituzionale dalla centralità del parlamento a quella del governo,dal 1994 in poi.                                                                                             

Pur nel rispetto della fragilità,della delicatezza dei rapporti istituzionali,si può sostenere che la suprema carica è un naturale alleato del parlamento dagli eventuali assalti dell’esecutivo, come testimonia il suo stesso ruolo  nella promulgazione delle leggi,e nella prima valutazione dei requisiti per una corretta decretazione d’urgenza.;mentre  il capo del governo è un potenziale competitore dei due rami del parlamento.      

Una simile sintonia non vi è però mai stata tra il capo dello Stato e l’altro presidente di assemblea parlamentare ,che  sembra via via assumere  sempre più  una funzione di supporto del capo del governo. Quasi un vicepresidente del consiglio distaccato, silenziosamente operoso fino a poche settimane or sono, e per questo a capo del ramo del parlamento prescelto dall’esecutivo per il primo tempo delle missioni legislative complicate,la prima lettura: come i decreti legge. I quali  al senato  ingeriscono e digeriscono  di tutto,senza troppa  attenzione alle dimensioni e agli argomenti originari,quelli all’inizio  sottoposti al  vaglio del capo dello Stato. Ma non più silenziosamente operoso,il presidente del senato, da quando il capo del governo si è visto costretto ,per necessità, a chiamare  a raccolta  le forze  considerate-in una visione costituzionale che  arriva a ritenere slealtà la priorità del vincolo istituzionale rispetto a quello di schieramento-,le forze lealiste .Dovunque collocate,fuori e dentro le aule della politica, ma tra le quali  la presidenza di un ramo del parlamento ha una potenzialità straordinaria,fatta di prestigio formale ed efficacia operativa .Anche nel bilanciare –  in una originale versione dei pesi e contrappesi-,l’omologo di piazza Montecitorio.                                                 

Sempre più Costituzione materiale,sempre meno Costituzione formale :tanto da far apparire  sovente incostituzionale la prima. Paradosso italiano? Fosse l’unico. Sta di fatto che , a distanziare i due vertici parlamentari,vi sono  profili non proprio di dettaglio:quali il carattere, parlamentare puro o di fatto presidenziale, della nostra forma di governo ; la più o meno vasta titolarità delle regole costituzionali e istituzionali, patrimonio di tutte le forze politiche ,  -e di tutti gli elettori-, o della sola  maggioranza – e dei relativi,soli elettori della medesima. Da poche ore , dopo le ultime parole del presidente del senato,la divaricazione intacca  il potere di scioglimento delle camere ,per l’uno stabilmente in mano al capo dello Stato,per l’altro dislocato,par di capire ,a difesa della volontà degli elettori, e quindi in mano a chi si ritiene da questi direttamente investito. Tanto da immaginare quanto stonato e stridente  potrebbe essere il concerto con i presidenti delle camere cui è tenuto il capo dello Stato a fronte delle ipotesi di soluzione di una crisi dell’esecutivo ,compresa quella di scioglimento del parlamento.                                                
Due presidenze delle camere quasi opposte ,l’una dentro la costituzione vera ,l’altra  ben ambientata in quella fittizia. Qualcuno potrebbe ritenere che ,a fronte di paesi che non ne hanno nemmeno una ,è fortunato il paese che ne ha addirittura due ,l’una poco compatibile con l’altra. Una , condivisa, e possibilmente scritta, ci sembra la situazione auspicabile.

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