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Articolo 21 - Editoriali
E se l'avesse ucciso?
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di Simone Luciani

No…non è il lamento di un berlusconiano sotto shock. Non è nemmeno la grida manzoniana di un cittadino in astinenza da sicurezza (e anzi bisognerà tenere gli occhi aperti verso eventuali strette sulle libertà individuali, online e non). E’ la domanda (terrorizzata) di un italiano, a una decina di centimetri dalla morte del Presidente del Consiglio. Cosa sarebbe successo oggi  se quel souvenir un po’ kitsch, quella patacca da turista sprovveduto, anziché colpire Berlusconi al volto, lo avesse centrato in testa e ucciso? O meglio: cosa ne sarebbe stato delle nostre istituzioni democratiche e repubblicane?
Era il 14 luglio del 1948, quando il leader del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti fu il bersaglio di tre colpi di pistola da parte di tale Antonio Pallante, mitomane che lo riteneva una sorta di nemico della patria. Come noto, perché fosse sedata la rivolta, fossero salvaguardate le fondamenta (ancora fresche di costruzione) della democrazia e l’Italia restasse nel blocco occidentale, fu necessario l’atteggiamento di straordinaria responsabilità dei dirigenti comunisti, Togliatti in testa. Accanto a una classe dirigente per lo più responsabile (tagliando fuori dal nostro giudizio il ministro dell’interno Mario Scelba), furono decisivi un paese e una popolazione che, stremati dal ventennio terminato non da molto, erano affamati di democrazia e di diritti.
Immaginiamo per un attimo (e facciamo tutti noi gli scongiuri) che il premier fosse stato colpito dieci centimetri più in alto da quella maledetta statuetta del duomo. Questo governo, questo parlamento, questa maggioranza, queste opposizioni sarebbero state pronte a mantenere i presidii democratici, repubblicani e di libertà (per la verità già oggi piuttosto ammaccati)? Sarebbero state pronte, le istituzioni, a reggere a eventuali cattive tentazioni (poteri forti o capipopolo che siano, nei momenti bui le false comete compaiono più facilmente, e più facilmente trovano i magi pronti a seguirle)? E gli italiani, a parte le meritorie minoranze, rumorose ma pur sempre minoranze, quali che siano i loro colori o le loro sfumature, avrebbero ancora quella fame di diritti e di democrazia, o sono stati travolti dal nichilismo?
Fantapolitica? Fantascienza? Fantadeliri? Può darsi. Ma c’è chi con sicurezza possa rispondere ‘sì’ a queste mie domande? Vorrei averla anch’io, una simile sicurezza. Dunque, se una lezione dovrà essere appresa da questa vicenda assai triste, non sarà quella degli stucchevoli e ripetitivi appelli ad abbassare i toni (che trasportati nei talk show si trasformano in appelli unilaterali rivolti agli avversari, e comunque una democrazia solida non ha paura dei toni alti), ma sarà quella di una profonda riflessione sulla tenuta democratica del nostro paese. Se dialogo dovrà essere, prima che sulle riforme sia sul salvataggio del salvabile.
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