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Articolo 21 - Editoriali
Mistero sulla sorte di Emad Baghi, dissidente religioso iraniano
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di Mauro Mauri

E’ già difficile scrivere in merito alle sorti di una persona che da un momento all’altro rischia di finire nelle mani del boia. Ed è maledettamente più difficile farlo se questa persona non è un entità grossomodo virtuale di cui hai solo letto la biografia, se questa persona la conosci, se l’hai incontrata -oltretutto a casa sua- trascorrendo un intero pomeriggio a discutere assieme, condividendo tutte le sue analisi al punto che nemmeno è servito prendere una nota perché tutto ti è rimasto impresso nella mente. Parlo di Emad Baghi, dissidente religioso iraniano, da me incontrato a Tehran, che ha ottenuto vari riconoscimenti internazionali per il suo impegno a difesa dei diritti umani, da qualche giorno trascinato senza la minima spiegazione in galera, non si sa dove. Emad, ex docente universitario, defenestrato dal regime perché troppo liberal -come precisa magistralmente Claudio Gallo sulle pagine de La Stampa- è anche un ex giornalista a cui sempre il regime, sempre per volontà diretta di Khamenei, ha spezzato la penna con cui scrive. Scrive bene Emad: infatti ha ottenuto diversi riconoscimenti internazionali, ultimo dei quali –a Novembre- il Martin Ennals, assegnato a chi è meritevole nella difesa dei diritti umani. Nel 2008, mentre era in galera, dove ha già trascorso diversi anni, sempre e solo per reati d’opinione, aveva ricevuto il British Press Award come miglior giornalista internazionale dell’anno. Un altra delle sue colpe è di essere uno dei più brillanti studenti del recentemente scomparso GrandAyatollah Montazeri, l’icona dei riformisti, nemico giurato di Khamenei. Di mattino presto sono arrivati alcuni energumeni in borghese con le pistole in pugno, dopo aver insultato la moglie e le figlie di Emad, lo hanno portato via. Mentre veniva strappato ai suoi cari, recitava loro un passo del Corano che insegna a portar pazienza ed essere tolleranti nelle difficoltà della vita. Repentino il commento di uno degli sgherri <<La tua vita sarà breve per vedere il futuro>>.

In Iran già nel recente passato vennero uccisi diversi intellettuali: oltretutto questo accadde durante la presidenza di Khatami, impossibilitato ad intervenire da Pasdaran e clero fondamentalista che hanno in mano il paese. Anche l’Italia sta cercando di sensibilizzare i media affinché spingano la politica ad agire, in modo trasversale, facendo pressione al regime.


<<Dall’estero si dovrebbe far pressione al regime, minacciando il ritiro degli ambasciatori, potrebbe servire a salvare vite umane, in precedenza funzionò -conferma Neguin Bank, nata in Iran, da una dozzina d’anni in Italia, una delle curatrici della pagina su Facebook  “Amici dell’Iran”- Qualche anno addietro un giovane universitario, a detta del regime colpevole di aver mostrato la maglietta intrisa di sangue di un ragazzo ucciso dalla polizia a colpi d’arma da fuoco durante una manifestazione studentesca, venne condannato a morte con l’accusa di avere tramato contro le istituzioni. La comunità internazionale minacciò di ritirare i propri ambasciatori, così Khamenei ordinò all’apparato giudiziario di rivedere l’accusa e la pena di morte –inversamente eseguita a breve- venne tramutata in 20 anni di galera>>. E’una corsa contro il tempo: spesso in Iran prima agisce il boia e successivamente il satanico sistema giudiziario inventa le motivazioni. Vedremo come si muove l’Italia, a prescindere dal colore degli esponenti politici.

 

 

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