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La linea editoriale del Tg1
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di Redazione

La linea editoriale del Tg1

Non si tratta di non considerare importante lo sfogo personale di chi si sente coinvolto, né di limitare la libertà di espressione. La lettera delle figlie di Bertolaso ha il valore dei sentimenti familiari. E’ un documento su come una famiglia vive l’esposizione mediatica, quando essa non sia favorevole. Alla stessa stregua, però avrebbe lo stesso valore dare spazio ai sentimenti di chi ha perso i suoi risparmi in una frode finanziaria, le emozioni di chi ha perso un parente in un incidente sul lavoro o per colpa dell’amianto. E’ una forma di giornalismo anche questa, un corollario “emotivo” al racconto della realtà che però deve essere contornata da una altrettanto esaustiva esposizione dei fatti.

Il Tg1 in una sua recente edizione delle 20, ha presentato la lettera delle figlie di Bertolaso e l’editoriale del direttore Minzolini. I commenti seguono a notizie spesso frettolose e poco chiare: un vulnus alla comprensione, e quindi un tradimento del proprio mandato di servizio pubblico.

Più di 4 minuti di spazio del primo telegiornale italiano dedicati dunque a commenti. L’autonomia editoriale del Direttore del maggiore organo di informazione del servizio pubblico non può diventare uno strumento di opinione personale, soprattutto quando i commenti sono in sintonia solo e soltanto con i quelli del Presidente del Consiglio.

Un modo di fare informazione più vicino ai telegiornali della Russia di Putin che non a che quelli della BBC.

Peccato che molto meno spazio e soprattutto molto meno chiarezza è stato dedicato al tema della corruzione e a ai fatti dello sciacallaggio affaristico sulle catastrofi e sui grandi eventi.

Nella stessa edizione veniva dato ampio spazio al Ministro dell’Agricoltura Zaia, che è candidato alla Regione Veneto. Come mai a nessuno è venuto in mente che la stessa azienda stava in quei giorni bloccando una rubrica religiosa che parlava di Bachelet?

Peccato che il Tg1 non riconosca che tra le priorità della sua missione di “servizio pubblico” ci sia quella di rappresentare con la massima chiarezza i fatti e restituire con completezza le opinioni. La complessità e gravità dei fatti che stanno emergendo, anche al di là delle valenze penali, meriterebbe approfondimenti e opinioni.
Ma varie opinioni, a confronto. Per dare a l’opinione pubblica la facoltà di farsi una propria idea.

Altro esempio: il giorno in cui il Governo annunciava un disegno di legge “Anticorruzione”, mai approvato, il titolo del TG1 lo dava per fatto. Si scambia cioè l’annuncio per il fatto. Il giorno dopo i titoli dei quotidiani, tutti, rivelavano che l’iniziativa anticorruzione era stata rinviata.

Il Tg1 sembra ritagliarsi il ruolo di macchina di distrazione di massa che vìola i più elementari criteri di chiarezza e delegittima il ruolo di servizio pubblico, essenza del suo mandato.

Eppure ci sarebbe lo spazio per un giornale moderato, nella tradizione editoriale del Tg1. Basti pensare alla differenza che si registra in questi giorni tra gli editoriali del Tg1 e quelli del Sole 24 Ore e de Il Corriere della Sera. Giornali pur non ostili al governo, che danno voce attraverso le loro firme di punta ad una emergente “questione morale” e al malessere complessivo delle aziende e della società italiana.


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