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Articolo 21 - Editoriali
Rai: cronaca di un assassinio annunciato (Martedì 16 febbraio l'incontro di conciliazione)
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di Carlo Verna*

Si svolgerà martedi' prossimo l'incontro di conciliazione con la Rai, tappa obbligata in base alla legge sui servizi pubblici essenziali per poter arrivare alla fissazione della data dello sciopero contro il bavaglio ai talk-show.Non potendosi sovrapporre una protesta ad un' altra, poi insieme alla Fnsi valuteremo come coordinarla con quella eventuale in difesa dei circa quattromila posti di lavoro a rischio , dopo i tagli all'editoria.E' infatti indispensabile tenere sempre insieme tutti i diritti, quello  del cittadino all'informazione, del giornalista all'autonomia professionale, quella dell'operatore del settore a certezze lavorative.Non uno di questi puo' valere meno dell'altro, per di piu' molti fatti tra loro si tengono.Sulla Rai in particolare , ringraziando Articolo 21 per la ( consueta )tempestivita' del suo appello vanno fatte alcune riflessioni.
Non e' un piede sfuggito sull'acceleratore, e' una confusione che sembra organizzata quella che si sta creando intorno all'azienda di viale Mazzini.Ecco perche' l'Usigrai ha reagito nella maniera piu' dura possibile , aprendo,come spiegavo piu' sopra, le procedure che  la legge indica come obbligatorie per i servizi pubblici essenziali per arrivare allo sciopero. Non vogliamo la prova muscolare , ma il regolamento varato dalla vigilanza, che cancella per un mese le principali trasmissioni di approfondimento della Rai e' di fatto una pre condizione per relegare nell'angolo degli scenari editoriali del Paese l'azienda di servizio pubblico radiotelevisivo.Dunque andava subito resa evidente la forza della risposta,l'entità dell'indignazione.Poi si giocheranno tutte le partite possibili per raggiungere l'obiettivo ,anche senza la protesta estrema,soprattutto per evitare di stare al gioco di chi vuol cancellare.La vigilanza e' stata come un arbitro che non trovando le regole giuste per l'applicazione del fuorigioco ha bucato il pallone , impedendo lo svolgersi della partita,qualcuno ha colto l'occasione per provare a togliersi dalla scarpa il sassolino della par condicio ( legge imperfetta,ma male inispensabile di fronte all'incredibile incapacità di una democrazia consolidata di dare risposta al conflitto di interessi di Berlusconi). Con quanta consapevolezza si e' arrivati a quel regolamento ? E' una domanda alla quale puo' anche non darsi risposta. Si puo' certo pensare che si volesse mettere il bavaglio alla rappresentazione del Paese reale,ma anche se cosi' non fosse e' da un po' che si alimenta un clima di confusione intorno alla Rai, senza interventi che garantiscano all' azienda di poter svolgere tranquillamente le sue funzioni. Ecco che la vera domanda diventa :"Chi vuole affossare il servizio pubbblico radiotelevisivo ?" .Perche' lo si lascia marcire, costringendo i vertici ad annunciare tagli che appaiono mutilazioni ( abbiamo in corso anche la vertenza per evitare la chiusura di 5 sedi di corrispondenza e di Rai Med ) senza dare certezze circa le risorse su cui Rai puo' disporre. La questione dell'evasione del canone , cui non arrivano risposte in epoca di crisi, fa pensare ad un disegno che attraverso picconate ( le campagne anti-canone del giornale della famiglia del presidente del consiglio e non solo )e atti omissivi voglia affossare  il servizio pubblico in Italia. C'e' inerzia di interventi legislativi anche di fronte ad alcune sentenze della Cassazione, che ha parificato di fatto la Rai ad un ministero .La Suprema corte  ha preso le sue decisioni  sulla base delle norme vigenti interpretandole, forse correttamente da un punto di vista giurisprudenziale, ma in maniera devastante come impatto sulla vita di tutti i giorni, perche' i ministeri non hanno la concorrenza, la televisioni si'.E cosi Rai si avvia a poco a poco sull'orlo del baratro. E' cronaca di un assassinio annunciato.

* segretario Usigrai

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