Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Viaggio a Reggio tra topi e impresentabili. Nel feudo di Peppe
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Nello Trocchia*

Un suv sfreccia  e corre veloce, ma il landscape che si offre agli occhi non è quello etereo e favolistico delle pubblicità. Il paesaggio attorno è solo degrado e cemento. Il cronista si imbatte in cumuli di rifiuti sparsi ovunque, due cassonetti al centro sommersi di ogni genere di pattume, topi scorrazzano come in un horror di basso conio, a pochi metri due bambini giocano, hanno messo su uno skateboard di fortuna. L’Italia è lontana, senza scomodare l’Europa, siamo ad Arghillà, Reggio Calabria, nel quartiere dormitorio dove il sindaco Giuseppe Scopelliti ha pensato bene di confinare i rom. Varia umanità in questo pezzo di Italia. L’idea di dare futuro e presente a queste persone si è trasformata in una ghettizzazione: «Questi sono loculi, solo che dentro c’è gente viva».
 
Tra topi e scheletri
Camminiamo lungo questi serpentoni di cemento, senza pianificazione urbanistica. «Noi avevamo pensato di costruire una prospettiva, abbiamo realizzato un parco tecnologico e ambientale, l’Ecolandia, proprio sulla fortezza di Arghillà. Ci voleva una gara europea per l’affidamento, non è mai arrivata e oggi è tutto chiuso». Nuccio Barillà conosce a memoria questi posti, un passato da assessore nella giunta del compianto ex sindaco Falcomatà, e oggi responsabile locale di Legambiente. Fuori al cancello della mega struttura un ex consigliere circoscrizionale ammette sconsolato: «Che delusione vedere chiuso questo posto». E' tutto fermo.  I parcheggi, i giochi, una struttura straordinaria lasciata all’abbandono e al degrado. Un’opera costata 7 milioni di euro e che poteva dare lavoro ai giovani del posto. «Chi darà conto ai cittadini e alla Corte dei conti - si chiede Barillà - per i soldi che il Comune e quindi la collettività, continua a pagare, oltre che per l’affitto al demanio, per la fornitura elettrica, per la manutenzione ordinaria, nonché la guardiania (spese per un milione di euro l’anno, ndr)?». Sotto Arghillà c’è il paesaggio mozzafiato dello stretto; il parco nato come rilancio di questa altura è diventato un monumento allo spreco. Ghetti e scheletri. Ma il sindaco Scopelliti resta il re della città. E nella corsa a governatore è favorito sullo sfidante Agazio Loiero. A Reggio Calabria la sua popolarità è alle stelle, Arghillà e il degrado è lontana. «Peppe? Vince a mani basse. Qua siamo tutti per lui». Il lungomare della città è costellato dei simboli della rivolta di Ciccio Franco nel 1970, a lui è dedicata una stele commemorativa, così come ai caduti dell’insurrezione, i camerati del boia chi molla. Giri l’angolo e trovi il vecchio cinema abbandonato, ormai da anni, il cemento sovrasta ogni cosa. A Reggio, negli anni, hanno cementificato anche i torrenti, come quello Annunziata, dove sugli argini sorge la nuova casa dello studente e dietro la facoltà di ingegneria, i futuri professionisti della città avranno le idee più chiare. Ma Scopelliti non teme rivali, di recente voleva cambiare anche la geografia, a chi gli chiedeva le regioni confinanti con la Calabria ha inserito anche la Puglia e la Sicilia. Quisquilie.
 I cavalli vincenti
In città, nei sondaggi, tra i candidati governatori non c’è partita: «Peppe si è preso tutti i cavalli vincenti, non saranno facce nuove - raccontano - ma per diventare governatore servono i voti». Altro che appelli all’etica. In pieno centro c’è il faccione di Cosimo Cherubino, un passato socialista e con Loiero, oggi trasmigrato nel Pdl, fu coinvolto in una brutta storia, fu arrestato quando era consigliere provinciale, accusato di essere troppo vicino alle ’ndrine, poi assolto e risarcito. Transfugo come la lunga schiera che ha preferito saltare sul carro del vincitore.
 A Reggio l’altro nome forte è l’avvocato Rocco Biasi, capogruppo del Pdl in Consiglio provinciale, un passato da sindaco a Taurianova, il Comune sciolto per mafia la prima volta nel 1991 e ora nuovamente azzerato per condizionamento mafioso, dopo le dimissioni della giunta Romeo. Nella relazione di scioglimento del comune, che Terra ha potuto leggere in esclusiva, Rocco c’è. Si censura la terza elezione a sindaco, quando Biasi, dopo aver amministrato per due mandati, si candidò a sindaco per la terza volta in spregio di legge e regole, fu anche eletto, ma poi rimosso dal prefetto. Nella relazione prefettizia si legge: «L’amministrazione capeggiata dal Biasi, nell’intero arco temporale in cui è stata in carica, si è caratterizzata per aver avviato e realizzato una serie di iniziative tutte contrassegnate da singolari profili di problematicità e illegittimità».
 In particolare la partecipazione azionaria del Comune in una società commerciale la Fons Nova spa che si occupa di acqua minerale, con grave danno economico per le casse pubbliche, vicenda duramente stigmatizzata dalla Corte dei conti per gli sprechi, esposizione del Comune per oltre un milione di euro, e perché la società non aveva alcuna finalità sociale e di interesse per la collettività. I commissari prefettizi scoprono che tra i soci della Fons Nova c’era anche una società di maglieria Max e Ro che vedeva tra i soci proprio Rocco Biasi.
 Si legge: «Biasi, socio accomodante,  rivestiva al contempo la carica di sindaco del comune di Taurianova (l’ente a sua volta socio della Fons Nova, con un quota del 25%)». Tra conflitti di interessi, sprechi, non mancano le frequentazioni. I proprietari della ditta Max e Ro, dove Biasi è socio accomodante, sono «Rocco Gatto e Massimo Grimaldi, quest’ultimo figlio del defunto Giovanni, assassinato nel venerdì nero che portò al primo scioglimento del Comune nel 1991».
 E poi nelle liste ci sono in candidati con parentele che contano, rappresentate la famiglia mafiosa dei Mancuso e dei Muto. Di candidati l’antimafia ne ha messi sotto osservazione almeno 21, 16 a sostegno di Scopelliti e 5 di Loiero. Tra i 16 sotto osservazione pro-Peppe, molti erano assessori e consiglieri in appoggio a Loiero nella precedente consiliatura. Ma non è finita. In tribunale a Palmi è in corso, in questi giorni, il processo Cent’anni di storia e ora ci sono i verbali di un nuovo pentito, Cosimo Virgiglio. Arrestato nel dicembre scorso in una operazione contro gli interessi delle ’ndrine sul porto, fedelissimo del boss Rocco Molè, ammazzato dai Piromalli il primo febbraio 2008, l’imprenditore Virgiglio sta vuotando il sacco e riempie pagine di verbali. Un fiume in piena. Ha chiamato in causa anche Pasquale Tripodi, sarebbe stato il candidato della ’ndrangheta alle passate regionali, eletto divenne assessore nella giunta Loiero. Ora corre come capolista nell’Udc in sostegno a Scopelliti. Tripodi si difende e parla di pentiti a orologeria. Li ha imbarcati davvero tutti Peppe e la corsa a governatore è tutta in discesa, sfreccia veloce Scopelliti verso la poltronissima. Senza Suv e lontano dai topi di Arghillà.  

 

*Pubblicato su Terra 

 

www.federalismocriminale.it 

Letto 1899 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21