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Articolo 21 - Editoriali
Torna il Cittadino Embrione
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di Simone Luciani

Ambientazione e rapido flash back: parliamo della legge sulla fecondazione assistita. Quella che dalla Francia chiamarono, per la sua straordinaria lungimiranza, legge burqa.  Quella che fu sottoposta a referendum, cui partecipò la netta minoranza degli italiani, e tutti gli altri vennero iscritti di diritto al partito dell’embrione. Bene. Come noto, la Corte Costituzionale intervenne un anno fa per eliminare due dei limiti più irrazionali: il divieto di produrre più di tre embrioni per ciclo e l’obbligo di impiantarli tutti (in una donna, essere vivente e pensante, e non in un’incubatrice…). La Consulta non disse, perché non era il suo compito, cosa fare degli embrioni che, a quel punto, sarebbero stati scartati e messi nei frigoriferi. La legge burqa vieta infatti la donazione ad altre coppie e vieta l’uso degli embrioni a scopo di ricerca. Per rispondere a questa domanda, anziché rivolgersi al Comitato Nazionale per la Bioetica (istituito e pagato per questo), l’allora ministro competente Maurizio Sacconi e l’allora sua sottosegretaria Eugenia Roccella misero su l’ennesima commissione del loro dicastero su questioni etiche, formata quasi esclusivamente da cattolici tradizionalisti e da qualche scienziato o giurista laico di rappresentanza e, in genere, dissenziente (e quasi tutti, tanto per non raccontarci barzellette, componenti del Comitato di Bioetica). Obiettivo: fornire un’idea sulla sorte da dare agli embrioni (che, lo ricordiamo, non sono feti) congelati entro il 2009.
Col passare dei mesi, in molti hanno dimenticato l’esistenza di quella commissione, e in molti altri hanno addebitato la mancanza di notizie alle consuete pastoie burocratiche italiane. Veniamo invece a sapere oggi, e solo su imbeccata del Corriere della Sera e dell’ADNKronos, che i poveri commissari almeno i tempi li avevano rispettati, e che i lavori sono terminati a inizio gennaio. Quanto ai risultati, c’è da restare stupefatti. Confermando tutti i divieti già presenti (ricerca, fecondazione eterologa, distruzione), la Commissione aggiunge un dettaglio: la rinuncia a un embrione non può mai considerarsi definitiva, e nessun embrione può dunque definirsi abbandonato. Inutile sprecare fatica a cercare i motivi: la ragione, in questi casi, non ci assiste. La conseguenza, piuttosto, è quella di rendere problematica l’unica azione accettata da laici e cattolici: l’adozione degli embrioni abbandonati (anche qui, inutile cercare di capire cosa cambi rispetto alla fecondazione eterologa), su cui sono depositate in parlamento diverse proposte di legge.
Altri due, poi, sono i suggerimenti dei consulenti di Sacconi e Roccella. Anzitutto si incita a spiegare alla coppia, nel consenso informato, che produrre embrioni in eccesso è moralmente discutibile, in quanto la crioconservazione è oggetto di “aspre discussioni”. E chissà che non si possa, in questi amabili colloqui, coinvolgere anche il vescovo di zona. Ma il consiglio più brillante è quello che riguarda la stessa crioconservazione: quanto andranno tenuti gli embrioni nei frigoriferi? Fino alla morte. Che però negli embrioni congelati è indefinibile. E allora? Allora, sostengono i nostri, va incentivata la ricerca scientifica per capire quando muore un embrione surgelato. Esatto. Nel paese in cui la ricerca scientifica, fra scarsità di risorse, clientele e parentele e anatemi morali, è uno dei settori meno curati rispetto all'Europa, quel poco che c’è dovremmo spenderlo per capire quando muore un embrione congelato. Non solo. Con le migliaia di embrioni che già oggi popolano i nostri frigoriferi, e con le decine di migliaia che arriveranno nei prossimi anni, quanti scienziati dovremmo occupare quotidianamente per controllare quanti embrioni sopravvivono e quanti, ahinoi, spirano?
Tanto per gradire, la Commissione torna pure su un vecchio cruccio della parte politica più clericale, ovvero la diagnosi preimpianto, per suggerirne il divieto. Divieto previsto nelle prime linee guida e poi cancellato dai Tar. Tanto per il gusto di scrivere leggi e farsele cancellare…
L’unico raggio di sole è il no all’ipotesi, pure circolata a un certo punto di questa commedia di serie B, che le coppie debbano pagare per la conservazione degli embrioni che non vogliono più. Insomma, da una legge che considerava la donna un’incubatrice, ne stavano per trarre che andrebbero pagati gli alimenti al cittadino embrione… Che sia il senso del pudore ad aver consigliato, dalle parti del ministero, di tener nascosto il documento per tutti questi mesi?
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