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Articolo 21 - Editoriali
Il silenzio dei media nella giornata nazionale contro la pedofilia
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di Giulia Fresca

In un periodo nel quale la parola “pedofilia” è stata la protagonista di tutte le prime pagine dei giornali mondiali per via degli scandali che hanno coinvolto il Vaticano ed i preti di mezza Europa, ecco che nella Giornata Nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, celebratasi ieri dopo essere stata riconosciuta lo scorso anno dal Presidente Giorgio Napolitano e dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, i media, anziché porre l’accento sul problema in maniera non cronachistica, hanno preferito far finta di nulla. Eppure qualcosa di importante ieri è successo. Il Movimento Italiano Genitori ha deciso di intraprendere una forte azione di contrasto al fenomeno, utilizzando più mezzi di comunicazione, dal web alla telefonia, dalla televisione agli incontri nelle scuole. Le poche notizie rimbalzate parlano di un'indagine svolta da SWG nell'aprile 2010 tra genitori con figli di età compresa tra i 5 e i 15 anni secondo la quale è rilevante la preoccupazione per il fenomeno e la consapevolezza della necessità di aver bisogno di maggiori informazioni e strumenti per poter affrontare, con la dovuta competenza, l'argomento con i figli. Il Moige ha ha previsto molteplici le iniziative che si svilupperanno su una piattaforma di multimedialità: un sms solidale, uno spot televisivo e radiofonico, un sito web ed un numero verde dedicati e una campagna itinerante nelle scuole su tutto il territorio nazionale. Ma non basta e sebbene il Telefono Azzurro sia ancora la voce più antica che riesce a portare all’attenzione una tematica maledettamente antica, il problema vero nasce nelle famiglie. Alla mancanza dell’ascolto, alle devianze ed alla indifferenza di fronte ai minori, si aggiunge la consapevolezza che non è più una questione “sociale”. La pedofilia si insinua tra le famiglie borghesi, nelle scuole, tra i professionisti…tra gli insospettabili.
Manca la cultura del rispetto, manca l’attenzione verso l’altro. È un problema della società che non riesce a cogliere i segnali di disagio che mandano i bambini. Basterebbe osservarli, osservarne i disegni che sviluppano nelle scuole, interrogarsi sui comportamenti di disagio o di ribellione nei confronti dei compagni o degli adulti ed invece spesso vengono associati a problematiche di natura diversa.
La società civile è assente e le istituzioni non supportano a sufficienza. Non bastano i proclami che anche ieri sono giunti dalle ministre Mara Carfagna, Giorgia Meloni e dai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Non bastano. Serve una legge severa che sia davvero dalla parte dei minori, indifesi e schiavi di mostri che non possono e non devono poterla fare franca.

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