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Articolo 21 - Editoriali
Saviano, la forza della parola
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di L.M. *

Le luci dello studio tv di Vieniviaconme si sono spente, è giunto il momento di fare un bilancio su Roberto Saviano, per la prima volta coautore di un programma televisivo. Un trionfo di ascolto, non solo per i dieci milioni di telespettatori sintonizzati su Rai3, ma per i tre milioni che si sono aggiunti alla media del periodo: “La trasmissione ha spostato i consumi di televisione”, ha scritto Mele sul Sole24ore. Molte le critiche: dai quotidiani di B. anche il tentativo di delegittimazione nei confronti di Saviano con una raccolta di firme (a difesa delle mafie?), dal professor Aldo Grasso che, con la solita stroncatura, è il porta fortuna dei programmi di Rai3, infine dalla politica. Come diceva quel tale: “Non si può piacere a tutti”. Ancora una volta Saviano, con l’uso della parola (l’arma potentissima con la quale riesce a combattere la criminalità organizzata), ha vinto. L’autore di Gomorra ha dimostrato di non essere solo un grande scrittore ma anche uno straordinario comunicatore. Prima la denuncia contro la camorra (chi aveva sentito parlare dei casalesi al di là dei confini campani?), ora la ‘ndrangheta: l’organizzazione criminosa che da anni si è inserita nel tessuto sociale della Lombardia e non solo, attraverso l’imprenditoria, creando un’area grigia tra burocrazia e politica che le serve tuttora per realizzare gli affari. Saviano non è il primo, mi auguro neanche l’ultimo, ad aver messo in relazione mafie e Nord Italia. La forza della sua parola ha illuminato, come non mai, la corruzione, l’intreccio tra criminalità e politica, al punto che sono riapparse nelle prime pagine dei giornali e nelle trasmissioni di approfondimento le indagini della magistratura che avevano portato all’arresto centinaia di persone. Saviano ha messo a nudo, davanti a dieci milioni di telespettatori, il meccanismo che ha portato la ‘ndrangheta alla conquista del territorio nordista. Ci sono due momenti, uno all’esterno della trasmissione e l’altro all’interno che mi hanno, per ragioni diverse, stupito: l’urlo di Beppe Grillo in teatro: “Il nano gode come un riccio”, riferendosi alla compartecipazione azionaria di B. nella società Endemol che ha contribuito alla realizzazione di Vieniviaconme, e la decisa solidarietà a Saviano del capo dell’Antimafia Piero Grasso che, con fermezza, guardando diritto verso la telecamera, ha detto: “Ho bisogno di conoscere tutti i segreti della mafia, i suoi progetti criminali, le sue strutture, i suoi traffici, le sue relazioni esterne, attraverso pentiti e testimoni di giustizia che vanno incentivati con le intercettazioni, che nel rispetto della privacy, del segreto investigativo e senza imporre bavagli all’informazione, non vanno assolutamente limitate”. Chi dei due ha perso un’occasione?

* Il Fatto quotidiano

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