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Articolo 21 - Editoriali
Armati sì, ma di Costituzione
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di Marco Travaglio*

Massima gratitudine ai noti statisti Alfano, Maroni, La Russa, Mantovano e Gasparri per avere spiegato agli studenti anti-Gelmini che cosa il governo si aspetta dalla loro manifestazione di martedì: il sangue. Il regime ha bisogno di violenze e feriti (e se ci scappa il morto, pazienza), per portare a termine il suo disegno incostituzionale sull’Italia. Il mercato dei deputati è bastato per la striminzita fiducia del 14 dicembre, ma per conservare le poltrone e approvare le leggi vergogna ancora in cantiere (tra cui la Gelmini) ci vuol altro. Bisogna costringere l’Udc a rimpiazzare Fli, restituendo al governo quella maggioranza di 50-60 deputati necessaria a rimetterlo in sicurezza a Montecitorio.

Il Vaticano si sta molto prodigando in tal senso, ma occorre un 11 settembre all’italiana per simulare un clima da emergenza democratica che aiuti B. a gabellare per interessi nazionali i suoi affaracci penali, a farsi scudo delle istituzioni in pericolo per perpetuare la sua voglia d’impunità. Il nemico è alle porte, stringiamoci a coorte. Per questo la banda soffia sul fuoco con proposte impraticabili: vietare le piazze a persone incensurate con provvedimenti da stadio, minacciare i tribunali per cambiare le sentenze a proprio uso e consumo, arrestare preventivamente qualcuno perché Gasparri pensa che potrebbe commettere reati, cazzate così. Roba che una persona normale si vergognerebbe non dico di enunciarla, ma pure di pensarla. Però utilissima a soffiare sul fuoco, nella speranza che domani si scateni il caos, magari con l’aiuto di qualche reduce di quella manovalanza della violenza da sempre pronta a “destabilizzare per stabilizzare”.

Ora, grazie a Gasparri & C., chi domani sarà in piazza (speriamo tanti) sa cosa si attende da lui il regime: che sfasci tutto, crani, ossa, bancomat, automobili. La violenza è l’ultima speranza di un governo disperato. Chi gli farà questo regalo sa fin d’ora che non solo la porcata Gelmini, ma altre e ancor peggiori porcate verranno grazie a quella violenza. Chi invece vuole contrastare il regime sa quel che deve fare: il contrario di quel che si aspetta il regime. Una manifestazione oceanica e pacifica, addirittura beffarda nella sua imperturbabile legalità. Un corteo dove non solo non si lancia nulla, ma magari si raccattano cicche e cartacce per gettarle nel più vicino cassonetto. L’ideale sono migliaia di giovani che sventolano la Costituzione in faccia a chi la calpesta.

Per questo domani Il Fatto sarà avvolto da un inserto con i principi fondamentali della nostra democrazia. Pensate che smacco, per i tifosi della guerra, vedere gli studenti sbandierare non il libretto rosso di Mao, ma la Carta costituzionale: come l’aglio per i vampiri, la corda per l’impiccato. “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. “Tutti i cittadini… sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, di religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali”. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca”. “L’Italia ripudia la guerra…”. “Ogni cittadino può circolare… liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” senza “nessuna restrizione per ragioni politiche”. “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente…” e “di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”. “La responsabilità penale è personale…”. “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, sì alle scuole private ma “senza oneri per lo Stato”. “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione… sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”. “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale… e la dignità umana”. “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. “Vietata… la riorganizzazione del disciolto partito fascista”. Questa è la vera rivoluzione.

* da "Il Fatto Quotidiano" del 21 dicembre 2010 - www.ilfattoquotidiano.it

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