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Articolo 21 - Editoriali
In nome di Eluana la battaglia del 13
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di Federico Orlando*

Cara Europa, la grande manifestazione di donne e uomini al Palasharp di Milano, promossa da “Libertà e giustizia”, è per tutte/i una grandissima spinta a fare di più domenica 13, quando ci incontreremo in molte città: per una nuova democrazia, per un’etica maggiore, per essere rispettati. Mi piacerebbe che in tutte le manifestazioni del 13 fossero presenti con noi il volto, la storia di sofferenze infinite imposte dalla società dogmatica a Eluana Englaro: di cui proprio in questi giorni, se non sbaglio, ricorre il secondo anniversario della morte (/formale). Mi auguro che il padre Beppino possa essere con noi in qualcuna della manifestazioni; e possa esserci il professor Ignazio Marino, le cui generose battaglie per i diritti di uomini e donne colpiti dalla malattia sono state fin qui vanificate dall’esercito di beghine e sepolcri imbiancati, che vuol confondere la fede con le formule.
ANNA COMPOSTELLI, ROVIGO

Cara signora, può essere certa che ciascuno di noi, impegnato a convogliare presenze a una delle manifestazioni del 13, farà di tutto per portare almeno una foto di Eluana Englaro, in modo che quella ragazza, vittima per 17 anni del sopruso ideologico, possa essere ricordata alle donne e agli uomini e rianimare, col suo solo ricordo, la lotta contro l’oscurantismo. Non so se lei sappia che domani, anniversario della morte di Eluana, il governo delle escort farà celebrare la giornata delle vittime di morte cerebrale. Dovremmo ricordare quella condizione fisica, e chi ne è prigioniero: la Costituzione garantisce a ciascuno la libertà di accettare o no cure sanitarie, mentre non ammette che le cure si trasformino in tortura e i sanitari in torturatori in camice bianco. A questo serve il testamento biologico. Ma i clericali (e gli affaristi delle cliniche) non vogliono che sia riconosciuto agli italiani.
Così ancora una volta l’iniziativa del governo sarà una prevaricazione contro Eluana, la famiglia, gli intellettuali, i giornalisti, i medici e gli amministratori, disposti a sostenere le ragioni del cittadino e non quelle delle cliniche. Il fanatismo arriva a chiedere alla Chiesa, in un libro dello scrittore Giulio Mozzi, di dichiarare Eluana «martire della tecnica». E allora, visto che domani l’iniziativa del governo riporta idealmente Eluana Englaro, e con lei la Costituzione, sul rogo di Campo dei Fiori, prepariamoci a dare un’adeguata replica domenica, in modo che a nessuno sfugga la posta in gioco; e che nessuno s’illuda di poter accendere impunemente i roghi. Lunghi 17 anni, come quello di Eluana.
In più, dopo il 13 febbraio, un altro appuntamento ci aspetta il 5 marzo: quello per i diritti costituzionali, etici e civili, promosso da “Articolo 21”. Anche quel giorno, Eluana dovrebbe essere, secondo me, al centro delle manifestazioni. Perché la vita ci appartiene, non è dello stato né della Chiesa né dei medici. È soltanto ed esclusivamente nostra. Ed é, insieme alla libertà, uno dei fondamentali e non negoziabili diritti costituzionali, che fanno il cittadino moderno.
Nobilmente, il Corriere della Sera ha dedicato domenica l’intera pagina 19 alla storia di Eluana e di suo padre Beppino. L’autore dell’articolo, Paolo Di Stefano, ha riportato queste parole del padre: «Il 16 ottobre 2007 la corte di cassazione ha dichiarato che né il medico nè lo stato hanno potere sulla salute dell’individuo. Il medico non ha l’obbligo di curare e qualunque tipo di intervento ha bisogno del consenso dell’interessato o di chi per esso. C’è una soluzione, dar voce a se stessi esprimendo il proprio convincimento con chiare disposizioni, riguardo ai trattamenti clinici, nominando un delegato che rispetti queste disposizioni». E ancora: «...La Cassazione non si permetterebbe mai di mettere in discussione il magistero ecclesiastico, e la Chiesa invece si è permessa di contestare la magistratura». In che abisso è precisata l’Italia? «Le suore – racconta Englaro – lo sapevano da nove anni che le loro cure erano in contrasto con la volontà di Eluana (...) Lei dipendeva tutta da mani altrui. Era una continua profanazione del suo corpo...». I profanatori sono al governo. Le piazze del 13 febbraio e del 5 marzo dovranno dare una spinta a mandarli a casa.
FEDERICO ORLANDO

* pubblicato su Europa Quotidiano

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