Articolo 21 - Editoriali
Il referendum ha sempre fatto paura
di Valter Vecellio
Ora, lo sappiamo ufficialmente. Il presidente del Consiglio è stato chiaro, cristallino, e ha confermato, senza possibilità di equivoco, quello che sospettavamo in tanti: il Governo ha deciso lo stop al nucleare unicamente per evitare il referendum, consapevole che avrebbero prevalso i SI all’abrogazione. Nel corso della conferenza stampa a villa Madama con il presidente francese Nicolas Sarkozy, Berlusconi ha detto che quanto è accaduto in Giappone ha spaventato moltissimi cittadini, per cui “se fossimo andati al referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni”. Da qui la decisione della moratoria, decisa perché “dopo uno o due anni si possa avere un'opinione pubblica più favorevole”.
Quanto accaduto a Fukushima ha spaventato gli italiani, dice Berlusconi, e la decisione di una moratoria sul nucleare è stata presa anche per permettere all'opinione pubblica di «tranquillizzarsi»; una camomilla, insomma. Il referendum ora avrebbe portato ad uno stop per anni del nucleare in Italia. Ha inoltre aggiunto che il nostro Paese ha stipulato contratti fra Edf ed Enel, «che restano in piedi e non vengono abrogati, anzi stiamo decidendo di portare avanti contratti come quello sulla formazione che è molto importante. La posizione del governo italiano sul nucleare è una posizione di buon senso per non aver rigettato quello che è un destino ineluttabile». Evviva la faccia della sincerità.
Da più di quarant’anni dobbiamo subire questa truffaldina sottrazione del diritto di poterci esprimere con la scheda referendaria su temi e questioni che riguardano direttamente la nostra vita. Lo hanno fatto almeno cinque volte preferendo sciogliere le Camere, piuttosto che andare al referendum: avevano paura – e tutto sommato dal loro punto di vista non avevano torto – di come gli italiani si sono potuti esprimere, per esempio, sul divorzio e l’aborto. Spesso, quando i referendum sono passati, li hanno platealmente traditi, come è accaduto per il referendum sulla responsabilità civile del magistrato, il finanziamento pubblico ai partiti, l’abolizione di alcuni enti e ministeri, prontamente ricostituiti cambiando loro nome. Poi hanno potuto contare sulla Corte Costituzionale: se qualche giurista si desse la pena – e pena è in senso vero e letterale – di esaminare e comparare le varie sentenze della Corte con cui sono state bocciate decine di richieste referendarie, ne ricaverebbe un catalogo sconcertante ed emergerebbe chiaramente che certi pronunciamenti più che alla legge sono stati sensibili alla contingenza del movimento politico. Oppure, com’è accaduto per il referendum sulla legge 40 (la cosiddetta fecondazione assistita) , facendo saltare il quorum.
Cosa si vuole dire? Che Berlusconi è l’ottimo allievo di tanti passati eccellenti maestri; ha imparato bene le lezioni che in questi ultimi quarant’anni sono venute dalle varie maggioranze di governo, ma anche, spiace dirlo, dall’opposizione comunista; molti, tanti, che oggi sono scandalizzati – e hanno ragione – per come Berlusconi, il suo governo e la sua maggioranza vogliono mettersi sotto i piedi i diritti dei cittadini, dovrebbero riflettere sul fatto che la strada era già aperta, il solco già tracciato da loro, i precedenti non mancano. Come dice il proverbio: se si semina vento, fatalmente si raccoglie tempesta. Il guaio è che questa tempesta si rovescia sulla testa di tutti noi.
Il referendum come istituto e come strumento, il diritto di tutti noi di poterci esprimere e decidere, è un qualcosa che la partitocrazia oggi come ieri non ha mai amato, e anzi ha sempre avversato. Proprio per questo è importante difendere questo diritto che vorrebbero annullare. Innanzitutto andando a votare, garantendo il quorum. E’ di questo che hanno paura, è questo che vogliono impedire. Poi dobbiamo esigere di essere informati. I quesiti referendari riguardano nucleare, ma anche acqua pubblica e legittimo impedimento in materia di giustizia. Abbiamo il diritto di conoscere: quanto costa il nucleare, che benefici può portare, come vogliono risolvere il problema dei siti e delle scorie, quanto fabbisogno energetico il nucleare può garantire, quando questo fantomatico piano potrebbe essere operativo; e la stessa cosa vale per l’acqua o il legittimo impedimento. Diceva un grande liberale, Luigi Einaudi, nelle sue “Prediche inutili” che si deve poter conoscere, per poter deliberare. Ci vorrebbero sudditi, dobbiamo dimostrare a lor signori che siamo dei cittadini.
Questo vale per le affermazioni arroganti e cialtronesche di Berlusconi che ci vuole espropriare del nostro diritto di esprimerci; vale per i comportamenti arroganti e violenti del passato recente, per quelli del futuro prossimo che già si annunciano e prefigurano.
Ed è in questo contesto che va inserito lo sciopero della fame intrapreso di Marco Pannella, in difesa della legalità stuprata, della legge disattesa. Quando incontrate qualcuno che, magari sbuffando, vi dice: ma come, ancora un digiuno? ricordategli i tanti diritti di tutti noi che vengono calpestati. E chiedetegli: se non così, come?
Quanto accaduto a Fukushima ha spaventato gli italiani, dice Berlusconi, e la decisione di una moratoria sul nucleare è stata presa anche per permettere all'opinione pubblica di «tranquillizzarsi»; una camomilla, insomma. Il referendum ora avrebbe portato ad uno stop per anni del nucleare in Italia. Ha inoltre aggiunto che il nostro Paese ha stipulato contratti fra Edf ed Enel, «che restano in piedi e non vengono abrogati, anzi stiamo decidendo di portare avanti contratti come quello sulla formazione che è molto importante. La posizione del governo italiano sul nucleare è una posizione di buon senso per non aver rigettato quello che è un destino ineluttabile». Evviva la faccia della sincerità.
Da più di quarant’anni dobbiamo subire questa truffaldina sottrazione del diritto di poterci esprimere con la scheda referendaria su temi e questioni che riguardano direttamente la nostra vita. Lo hanno fatto almeno cinque volte preferendo sciogliere le Camere, piuttosto che andare al referendum: avevano paura – e tutto sommato dal loro punto di vista non avevano torto – di come gli italiani si sono potuti esprimere, per esempio, sul divorzio e l’aborto. Spesso, quando i referendum sono passati, li hanno platealmente traditi, come è accaduto per il referendum sulla responsabilità civile del magistrato, il finanziamento pubblico ai partiti, l’abolizione di alcuni enti e ministeri, prontamente ricostituiti cambiando loro nome. Poi hanno potuto contare sulla Corte Costituzionale: se qualche giurista si desse la pena – e pena è in senso vero e letterale – di esaminare e comparare le varie sentenze della Corte con cui sono state bocciate decine di richieste referendarie, ne ricaverebbe un catalogo sconcertante ed emergerebbe chiaramente che certi pronunciamenti più che alla legge sono stati sensibili alla contingenza del movimento politico. Oppure, com’è accaduto per il referendum sulla legge 40 (la cosiddetta fecondazione assistita) , facendo saltare il quorum.
Cosa si vuole dire? Che Berlusconi è l’ottimo allievo di tanti passati eccellenti maestri; ha imparato bene le lezioni che in questi ultimi quarant’anni sono venute dalle varie maggioranze di governo, ma anche, spiace dirlo, dall’opposizione comunista; molti, tanti, che oggi sono scandalizzati – e hanno ragione – per come Berlusconi, il suo governo e la sua maggioranza vogliono mettersi sotto i piedi i diritti dei cittadini, dovrebbero riflettere sul fatto che la strada era già aperta, il solco già tracciato da loro, i precedenti non mancano. Come dice il proverbio: se si semina vento, fatalmente si raccoglie tempesta. Il guaio è che questa tempesta si rovescia sulla testa di tutti noi.
Il referendum come istituto e come strumento, il diritto di tutti noi di poterci esprimere e decidere, è un qualcosa che la partitocrazia oggi come ieri non ha mai amato, e anzi ha sempre avversato. Proprio per questo è importante difendere questo diritto che vorrebbero annullare. Innanzitutto andando a votare, garantendo il quorum. E’ di questo che hanno paura, è questo che vogliono impedire. Poi dobbiamo esigere di essere informati. I quesiti referendari riguardano nucleare, ma anche acqua pubblica e legittimo impedimento in materia di giustizia. Abbiamo il diritto di conoscere: quanto costa il nucleare, che benefici può portare, come vogliono risolvere il problema dei siti e delle scorie, quanto fabbisogno energetico il nucleare può garantire, quando questo fantomatico piano potrebbe essere operativo; e la stessa cosa vale per l’acqua o il legittimo impedimento. Diceva un grande liberale, Luigi Einaudi, nelle sue “Prediche inutili” che si deve poter conoscere, per poter deliberare. Ci vorrebbero sudditi, dobbiamo dimostrare a lor signori che siamo dei cittadini.
Questo vale per le affermazioni arroganti e cialtronesche di Berlusconi che ci vuole espropriare del nostro diritto di esprimerci; vale per i comportamenti arroganti e violenti del passato recente, per quelli del futuro prossimo che già si annunciano e prefigurano.
Ed è in questo contesto che va inserito lo sciopero della fame intrapreso di Marco Pannella, in difesa della legalità stuprata, della legge disattesa. Quando incontrate qualcuno che, magari sbuffando, vi dice: ma come, ancora un digiuno? ricordategli i tanti diritti di tutti noi che vengono calpestati. E chiedetegli: se non così, come?
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