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Articolo 21 - Editoriali
Dopo la valanga dei sì
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di Fernando Cancedda

Potrebbe essere la prima, significativa vittoria sul berlusconismo. Così avevo scritto e così è stato. Ma dallo straordinario successo di partecipazione, superiore ad ogni aspettativa, può prendere il via una strategia di cambiamento che va ben oltre la persona del premier e l'orizzonte politico di casa nostra. Vediamone schematicamente i punti essenziali:
Premessa fondamentale: è stato sonoramente sconfitto il cinismo, quello di chi si compiace pubblicamente del proprio disprezzo per la politica, che sarebbe inevitabilmente “una cosa sporca”, interamente nelle mani di furbi, bugiardi e corrotti, impossibile da salvare. Invece si può. Gli italiani riscoprono che “libertà è partecipazione”, come cantava Giorgio Gaber.
La piazza, mediatica e no, resta un formidabile strumento di partecipazione, ma alla comunicazione verticale univoca delle tv, tuttora pesantemente condizionata dal conflitto di interessi, si va gradualmente aggiungendo quella orizzontale e interattiva della rete e dei social networks. E quest'ultima retro agisce sulla prima (e sulla stampa). E' vero che ad usarla sono soprattutto i giovani, ma i giovani non vivono isolati. Sono dunque in grado di influenzare l'ambiente, familiare o meno, che li circonda.
La dura esperienza giovanile dei principali drammi del nostro tempo, dalla disoccupazione al precariato, dall'immigrazione all'inquinamento, porta oggi a concludere che l'economia non può essere abbandonata a se stessa senza gravi danni per la collettività. Una politica democratica deve provvedere alle regole e al rispetto di queste. In mancanza, come la grande crisi ha dimostrato, l'onnipotenza regolatrice del mercato non può funzionare, con buona pace dei suoi ammiratori anche a sinistra.
Si sta prendendo coscienza che la qualità della crescita è più importante della crescita (lo ha ripetuto oggi anche la presidente del PD Rosi Bindi). Urge una gerarchia di valori da contrapporre agli automatismi del mercato capitalistico. Beni comuni come l'aria, l'acqua, la salute, l'istruzione, la sicurezza, la giustizia, l'informazione non possono essere subordinati alle esigenze di guadagno di singoli, gruppi o corporazioni.
Ad un'economia mondiale è indispensabile un governo mondiale (subito almeno a livello europeo). Altrimenti la globalizzazione continuerà a portare con sé più disastri che benefici. In questo contesto, gli investimenti necessari a garantire l'equilibrio e lo sviluppo del pianeta non possono mantenersi notevolmente al di sotto delle spese militari. Ne va della sopravvivenza della specie.

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