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Articolo 21 - Editoriali
Il borghese sobrio sobrio e il borghese piccolissimo piccolissimo
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di Enzo Costa*

Ora ha detto che lo sostiene con convinzione perché è un borghese come Lui. E, anche al di là dell’ardita equiparazione fra il borghese illuminato e rigoroso Monti e Lui, borghese fardato e bungabunghesco, fra Bocconi e Bagaglino, fra cifre esatte e barzellette, fra prima alla Scala e cd con Apicella, fra spending review e cucù, fra lotta all’evasione e All Iberian, fra etica della responsabilità ed estetica della voluttà, fra loden e lifting, fra banche e bandana, fra credibilità internazionale e “Mr. Obamaaaa!”, fra competenza e Gelmini, ecco, anche prescindendo dall’abisso politico, etico, antropologico che li divide, anche non volendo vedere l’evidentissima differenza fra il Professore, borghese sobrio sobrio, ed il Cavaliere, borghese  piccolissimo piccolissimo, ciò che colpisce – nella motivazione di questa sua sentenza favorevole a chi lo ha sfrattato da Palazzo Chigi e confortevoli dependances istituzionali – è l’affanno che denuncia, tipico di uno che si vede crollare tutto davanti, a partire dai sondaggi. E, forte di un’assoluta fluidità di (non)pensiero politico e culturale, non riesce a far di meglio, per fronteggiare la frana, che comparare l’incomparabile, all’insegna di una buffa schizofrenia del giudizio. Non può non sostenere quello che è borghese tale e quale Lui e che, appena approdato al governo, aveva dipinto, magari per interposto house-organ, come il sospensore della Democrazia, il freddo Tecnocrate liquidatore della volontà del Popolo, l’Usurpatore inviato dai Poteri Forti antitetico a Lui, Unto dal Signore per sedurre e condurre le genti semplici riunite davanti al focolare catodico. Non può non sostenerlo dopo che, poche settimane fa, al primo, vago rifiatare della crescita dei consensi per il suo successore, ne aveva decretato il fallimento politico, auspicando - se non prefigurando - il proprio ritorno salvifico alla guida del Paese, magari per acclamazione di masse di teleutenti in pieno, irrefrenabile trip nostalgico. Ecco: uno così, che a gennaio avrebbe dovuto togliersi di mezzo chiedendo scusa per essersi imbucato a Palazzo non votato, ora è da Lui spacciato come una prosecuzione (di ceto) della sua politica con altri mezzi, ma identici interessi, valori, ideali. Che Papi da sempre sia succubo dei sondaggi, è risaputo. Ma qui siamo alla deriva schiavistica: se, alla prossima rilevazione, il Pdl seguitasse a sprofondare e il Premier a crescere, vedrete che Lui proporrà Monti come prossimo Papa e ribattezzerà il partito “Forza Mario”. Se invece si invertirà la tendenza, tempo un paio di settimane ed è già da Vespa a ridisegnare il Ponte sullo Stretto, con sotto, buttato a mare, un omino in loden e occhiali.

*da l'Unità

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enzo@enzocosta.net

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