Il 28 marzo  scade il consiglio di amministrazione della RAI.
Ma già da tempo è scaduta la sua credibilità, per l'infiltrazione della politica filo governativa, che decide quali notizie dare, quali giornalisti, comici e trasmissioni cacciare per non disturbare il potere.
Si parla di riforme strutturali in economia. Giusto.
Ma è ora di adottare riforme strutturali anche nella televisione di Stato.
Cioè che diano indipendenza e autorevolezza alla RAI pubblica.
Perché da quell'elettrodomestico dipende gran parte del giudizio politico dei cittadini e quindi  del loro consenso politico.  Insomma, senza girarci attorno: quando si parla di RAI, si parla di democrazia.
Per cambiarla non si parte da zero.
Di proposte serie - che puntano all'indipendenza della tv pubblica - ne esistono già diverse (De Zulueta, Zaccaria ed altri),   E tutte si ricollegano perfettamente all'art. 43 della Costituzione:
Che dice: "A fini di utilità generale (informazione televisiva), la legge può riservare (...) a comunità di utenti (abbonati Rai), determinate imprese (RAI)   (...), che si riferiscano a servizi pubblici essenziali (informazione indipendente dalla politica) ed abbiano carattere di preminente interesse generale" (democrazia).

* Libertà e Giustizia di Roma