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Emilio Rossi. Quando si faceva servizio pubblico. Gli anni d'oro della Rai
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di Barbara Scaramucci

Emilio Rossi. Quando si faceva servizio pubblico. Gli anni d'oro della Rai

Ascoltare le testimonianze alla presentazione del libro di Emilio Rossi nella sala degli Arazzi di Viale Mazzini suscita un senso di sofferenza più che di nostalgia in chi in quella Rai ha lavorato e nella Rai di oggi lavora ancora. E' come sentir parlare di due pianeti diversi. Il libro, pubblicato dalla ERI con l'Unione Cattolica dei giornalisti, UCSI, dal titolo "E' tutto per stasera", è stato presentato da uno dei capi redattori del TG1 di Rossi, Andrea Melodia, giornalista e dirigente da poco in pensione, che ha raccolto intorno al tavolo gli ex direttori generali Bernabei e Agnes, Arrigo Levi, Emmanuele Milano, Fabrizio Del Noce, Jas Gawronsky, il segretario della FNSI Roberto Natale, padre Federico Lombardi e il presidente della Rai Garimberti.

In platea ad ascoltare una enorme folla di giornalisti di quello che fu il TG1 di Rossi, da Roberto Morrione a Piero Badaloni, da Sandro Ceccagnoli a Vanni Ronsisvalle, da Ennio Remondino al successore di Rossi, Albino Longhi, e poi Brando Giordani, Gianni Pasquarelli, Gianni Bisiach, Nino Criscenti, il segretario dell'Usigrai Carlo Verna, ed anche Daniele Valentini, figlio del grande conduttore del TG di allora, Massimo. Oggettivo e struggente il ricordo di come Rossi concepì e realizzò il TG1 dalla riforma del 1976: rigoroso, puntuale, pieno di notizie, di tutte le notizie, plurale nei titoli, nei servizi, nella composizione delle redazioni, tecnicamente perfetto, stilisticamente ineccepibile. Il TG di tutti gli italiani. Vicino alle istituzioni, ma aperto alle istanze di tutti, un TG "per" e mai "contro", che non nascondeva le notizie scomode e non faceva propaganda per nessuno. Un telegiornale che, come la televisione di allora e perfino la pubblicità di allora - ha sottolineato Arrigo Levi - informava e non arruolava. Gli anni in cui la Rai si costruì la sua credibilità, la sua autorevolezza, il riconoscimento da parte del Paese di grande patrimonio di tutti: questo fu possibile perché l'intera offerta dell'azienda, ma soprattutto il suo telegiornale principale, il TG1 delle 20, erano un prodotto per tutti, un'informazione completa che univa e non spaccava, che rispettava tutti e che non permetteva alla politica, certamente presente nella Rai fin dall'inizio, di invadere le competenze dei direttori delle testate e delle reti. Nel libro si cita Enzo Biagi che, da laico, parlava di Rossi come un giornalista cattolico e democristiano che andava in chiesa per incontrare Dio e non il segretario della DC. La macchina perfetta di Emilio Rossi ha camminato quasi da sola per tanti anni, ha avuto altri direttori eccellenti che ne hanno mantenuto il primato di autorevolezza e di ascolti, ma a un certo punto tutto è cambiato. E chi in quel telegiornale ha lavorato, ha imparato il mestiere, ha respirato quell'aria pulita, resta convinto che finchè il TG1 delle 20 non tornerà ad essere il telegiornale di tutti gli italiani, un telegiornale che informa e non arruola, la Rai non potrà riconquistare quel primato di credibilità che purtroppo ha perduto, speriamo non definitivamente.

Uscendo da viale Mazzini con il ''groppo alla gola'' - di Ennio Remondino


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