di Santo Della Volpe
Il numero di morti sul lavoro del 2010 è ufficialmente diminuito, rompendo la soglia delle 1000 vittime; secondo l’Inail,sono 980 i morti sul lavoro del 2010, con una flessione ufficiale del 6,9% rispetto all’anno precedente: più contenuto invece il calo degli incidenti in generale, che si attestano a quota 775mila,15mila in meno rispetto al 2009 (-1,9%). Queste le prime cifre che potrebbero finalmente indurre all’ottimismo. Ma purtroppo, scomponendo i dati anticipati dall’Inail, la realtà appare meno rosea: perché a diminuire sono stati soprattutto le vittime sulle strade andando o tornando dal lavoro. Lo stesso Presidente dell'INAIL, in una recente intervista, ha dichiarato che nel 2010 il 53,5% delle vittime è in itinere e sulle strade: detraendo il 53,5% da 980, sono in tutto 456 i lavoratori che secondo l'INAIL sono morti sui luoghi di lavoro, con un aumento del 6,8% rispetto al 2009. Inoltre l’Inail non conteggia nei suoi dati le vittime sul lavoro che non pagano i contributi Inail, cioè i pensionati, ad esempio, in agricoltura ed i militari e forze dell’ordine , non assicurati Inail. Le vittime monitorate dall’”Osservatorio sui morti sul lavoro “ di Bologna che non sono deceduti in “itinere”ma sul lavoro,lo scorso anno sono state 595; comprendendo 51 autotrasportatori e 75 vittime che hanno più di 65 anni e che si presume siano già pensionati , più i 15 i militari morti nel 2010.
Tornando alle vittime censite secondo il metodo dell’INAIL, la diminuzione del 2010 è dovuto a più fattori: anche al miglioramento del parco auto di chi va a lavorare ( per effetto di anni di rottamazione delle auto vecchie). A soprattutto all’aumento della cassa integrazione e della disoccupazione che nel 2010 è salita alla cifra di 2 milioni e 621.000 di persone, pari al 10,2% della forza lavoro effettiva (secondo la CGIA di Mestre). Anche l’INAIL riporta il fatto che (dati Istat) il calo occupazionale nel 2010 è stato dello 0,6%,rispetto al 2009 nel quale c’era già stato un calo dell’occupazione pari all’1,6%.
A questi dati va sommato il monte di ore lavorate in tutti i settori dell’industria, dell’agricoltura,del terziario e del lavoro in Italia, ancora diminuito nel 2010 rispetto all’anno precedente, nonostante la ripresa del lavoro a fine anno.
E non è un buon risultato, perché ci si poteva aspettare una più decisa diminuzione di morti ed invalidi nei luoghi di lavoro, che invece sono più o meno gli stessi del 2009. Le variazioni sono interessanti anche considerando i vari settori di lavoro: nell’industria , dove cassa integrazione e disoccupazione hanno colpito a fondo, il calo degli infortuni mortali è stato del 6,1%. Ma il problema che emerge dalla lettura dei dati nell’agricoltura (dove il calo di infortuni è stato del 4,9%) e nell’edilizia (-7,3%) , riguarda il lavoro nero: poiché nei due settori il lavoro regolare ,secondo l’Istat, è rimasto invariato, è probabile che sia aumentato il lavoro nero e di conseguenza sia diminuito il numero di denuncie di infortuni all’INAIL e quindi il sommerso “dannoso”, il sommerso degli incidenti tragicamente più sofferenti con l’abbandono della vittima al Pronto Soccorso o sul ciglio di una strada, senza assistenza e senza aiuto.