Non bisogna rimanere vittime del passato, ma anche dimenticare tutto in un battibaleno non è proprio la cosa migliore da fare. E allora abbiamo pensato, tanto per tenervi in allenamento, di ricordarvi che quando cadde il tunisino Ben Alì il nostro ministro degli esteri, Franco Frattini, quello che ora dice che la guerra al tiranno di Tripoli è stata una “felice intuizione italiana”, dichiarò in una preziosa intervista al Corriere della Sera, il 17 febbraio del corrente anno  che Gheddafi a suo avviso era un modello per tutto il Nord Africa, perchè lui aveva scoperto una via nordafricana alla democrazia. Ecco le sue parole esatte: “Faccio l’esempio di Gheddafi. Ha realizzato una riforma che chiama dei congressi provinciali del popolo: distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader. Cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui lo sfogatoio della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi“. Non era una voce fuori dal coro governativo la sua. Le immagine qui riprodotte ritraggono il nostro premier e “il tiranno”: non sono molte vecchie. Risalgono a pochi mesi prima, quando Gheddy e la sua tenda erano graditi ospiti da noi. Non bisognerà rimanere schiavi del passato ma ricordare fa bene, no?
 
Ma rivedere queste immagini ci consente in queste ore di porci anche una domandina: ci vorranno tanto bene, i libici?

Libia, 100 morti e la Rai é in vacanza? - di Giuseppe Giulietti e Vincenzo Vita / IN ESCLUSIVA SU RAINEWS Lucia Annunziata intervista Abdel Salem Jalloud, ex numero due di Muammar Gheddafi

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