di Annibale
Quand’è che un popolo scopre di non poterne più? La domanda torna di attualità ogni volta che un regime totalitario vacilla. E ogni volta i realisti scoprono di non esserlo stati. Molto spesso infatti i realisti credono nella realtà del passato, nella sua immodificabilità, non credono che i popoli siano capaci di determinare il proprio destino. Quel che colpisce in questi casi è che al loro fianco finiscono per trovarsi alcuni esperti, o analisti, per i quali la realtà è sempre più complessa di quel che appaia, il mondo non si può dividere in buoni e cattivi. Probabilmente è vero, è così, ma i regimi agonizzanti sono sempre tali, e i leader dei movimenti insurrezionali potranno anche essere dei “nuovi cattivi”, ma esistono nella misura nella quale esprimono, rappresentano, incarnano la volontà di un popolo d liberarsi dai satrapi che non tollerano più, e dai loro aguzzini. Nel caso dell’Iran la satrapia non più tollerata è quella che fu di Khomeini ed è di Khamenei. Dopo decenni di folle politica economica, dopo decenni di corruzione sistematica, massiccia, dopo decenni di soppressione sistematica delle libertà individuali, per non parlare di quelle collettive, il regime ha voluto togliere agli iraniani anche l’illusione del presidente eletto dal popolo tra quelli ritenuti accettabili dalla guida spirituale. Proprio in quel frangente poi Barack Obama ha tolto al regime la stampella sempre preziosa del nemico esterno pronto ad aggredire. Forse sono questi gli ingredienti che hanno determinato l’esplosiva miscela iraniana, che sta dando vita a un movimento anti khomeinista e anti khameinista fatto da religiosi, studenti, partiti di sinistra. Un mix molto simile a quello che rovesciò lo scià e che poi Khomeini uccise con il suo golpe, la presa degli ostaggi americani. Forse l’onda iraniana riuscirà a travolgere anche questo regime, il suo tentativo ormai esplicito di trasformare l’Iran in un grande Hezbollahstan: cioè in un paese dove una cricca teocratica governa con l’avallo delle milizie e di corrotti faccendieri, dove non esiste libertà pensiero, dove non è tollerata alcuna forma di dissenso. Questo significava il voto truffa di giugno: chiudere anche i pochi spazi di dissenso che il voto sotto tutela rendeva possibili e trasformare l’Iran in un sistema definitivamente totalitario, come quello che Hezbollah ha creato nel sud del Libano.
Khomeini e la sua ala marciante dell’Islam rivoluzionario hanno cambiato il volto di una religione e sconvolto una regione del mondo. Una rivoluzione contro la degenerazione khomeinista della rivoluzione iraniana potrebbe fare altrettanto. Infatti, tanto per fare un esempio ma non certo il più insignificante, la società iraniana è indubbiamente più articolata e complessa di molte società arabe, ma c’è da scommettere che molti satrapi arabi non guardino con serenità le televisioni mentre scorrono le immagini che arrivano da Tehran. Loro temono l’aggressività del regime, ma temono anche i moti libertari e di popolo… il contagio.
Il cambiamento in Iran è la chiave di ogni svolta nel Medio Oriente - di Ahmad Rafat / Mistero sulla sorte di Emad Baghi, dissidente religioso iraniano- di Mauro Mauri /L'Iran arresta giornalisti e civili, diario di una protesta - di Tania Passa / Iran: non possiamo limitarci a guardare quello che sta accadendo- di Beppe Giulietti / Appello Articolo21: media diano solidarieta' a giovani oppositori / USIGRAI: giornalisti seguano direttamente vicende Iran / Torna la bandiera verde della protesta iraniana fuori dalla finestra della FNSI / Cronaca della rivoluzione verde dai racconti su twitter - di Tania Passa