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Tunisi: verso un governo islamo-progressista
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di Riccardo Cristiano

Tunisi: verso un governo islamo-progressista Prende forma la prospettiva di un governo tra il partito islamico moderato Ennahda e i laici progressisti di Congresso per la Repubblica e Ettakatol.  Ma partiamo dall’inizio, cioè dai risultati elettorali  Non sono ancora definitivi ma le prime indiscrezioni, confermate autorevolmente anche da esponenti del principale partito laico di centro-sinistra, indicano che gli islamici moderati di Ennahda, guidati dall’ex esiliato Gannuchi, si attesterebbero intorno al 40% degli eletti e dovrebbero conseguire tra i 60 ed i 65 eletti su 217.

Dunque governerà Gannuchi, ma non  da solo, e questo pone una novità assoluta e molto interessante: un governo di coalizione guidato da un partito islamico. Ghannuchi ha conquistato interesse e attenzione indicando nel partito AKP di Erdogan il suo modello e parlando di incontro possibile tra Islam e modernità. E smentendo i molti che parlavano di “promesse da marinaio” ha subito fatto dire dai massimi esponenti del partiti che gli obiettivi sono tre: preservare le libertà, creare un clima favorevole alla permanenza dei partner stranieri, unire il Paese. Quando in Tunisia si parla di preservare le libertà tutti capiscono che si sta facendo riferimento all’attuale avanzatissimo diritto di famiglia. Chiarissimo anche il riferimento all’ambiente favorevole alla permanenza dei partner stranieri.

Ma Ennahda non si è fermata qui, ha voluto subito indicare i partner di governo preferiti: si tratta dei principali partiti del campo laico e progressista, quelli che starebbero ottenendo il risultato più confortante dalle urne. Queste affermazioni indicano che se non ci saranno sconvolgimenti la Tunisia potrà davvero diventare la “la piccola Turchia” della sponda sud del Mediterraneo, e aiutare Erdogan a portare avanti la sua sfida, creare un Islam capace di rapportarsi con la modernità. Che l’intenzione sia questa, il rapporto felice con la modernità, lo ha detto proprio Gannuchi, consapevole che modernità vuol dire rispetto dei diritti umani, delle minoranze, libertà individuali e democrazie. E non a casa i rapporti tra Erdogan e l’ayatollah Khamenei, leader dell’islam antimoderno, sono diventati pessimi quando il leader turco al Cairo ha esortato i Fratelli Musulmani a non avere paura della stato laico.

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