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A due anni da Rosarno per una risposta diversa alla crisi
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di Bruna Iacopino

A due anni da Rosarno per una risposta diversa alla crisi

Sono attesi da tutt'Italia, in particolare dalle campagne meridionali, da Rosarno, come da Foggia, ( e forse anche da oltre confine) i braccianti agricoli, africani per la maggior parte, che animeranno domani, insieme a lavoratori e precari italiani, associazioni e realtà antirazziste, gruppi di acquisto solidale, piccoli produttori, la manifestazione di “protesta/proposta” che si terrà a partire dalle 14 in Piazza dell'Esquilino a Roma, a poche centinaia di mt dal Ministero dell'Interno. Manifestazione che rientra nel quadro delle mobilitazioni diffuse su tutto il territorio nazionale per celebrare i due anni dalla rivolta di Rosarno. Due anni durante i quali forse poco è cambiato in termini di contrasto ( reale) al caporalato e al lavoro nero, ma molto si è fatto, anzi, hanno fatto gli immigrati in termini di presa di coscienza e rivendicazione dei propri diritti. Dalla lotta degli africani di Rosarno a Roma, che alla fine li ha portati ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari, alla battaglia contro la sanatoria truffa, allo sciopero delle rotonde, fino a quello di Nardò che ha visto centinaia di persone rifiutarsi di andare nei campi per giorni e giorni, un “nuovo corso” sembra essere definitivamente innescato.
"Per una risposta alla crisi che neutralizzi la guerra tra poveri, il 13 gennaio saremo tutti a Roma, italiani e stranieri, donne e uomini che non accettano di essere vittime sacrificali di un sistema iniquo che il governo Monti e le democrazie occidentali vogliono far sopravvivere spremendo i più deboli, erodendo territorio e diritti, per pagare le banche e garantire gli speculatori." Si legge nel comunicato.

Da qui si è partiti per mettere insieme l'ampia piattaforma sottoscritta da decine di realtà nazionali e territoriali, che va dalla richiesta di una sanatoria generalizzata, alla chiusura dei Cie, alla revisione e reale applicabilità della legge sul reato di caporalato, fino alle richieste legate alla difesa e alla tutela dell'agricoltura contadina. Il tutto, messo nero su bianco nella lettera aperta ( in allegato) indirizzata ai quattro Ministri competenti: Agricoltura, Interno, Lavoro e Cooperazione.
Lettera che verrà consegnata domani in tarda mattinata al Mipaf durante un breve sit-in organizzato in via XX settembre, per poi convergere tutti in piazza Esquilino alle 14.
La mobilitazione proseguirà poi sabato 14 gennaio sempre nel pomeriggio in diverse città italiane con le arance di SOS Rosarno e “Ingaggiami contro il lavoro nero”a Polistena (RC), Napoli, Roma, Bologna, Torino, “...per rispondere alla crisi, contro i profitti della Grande Distribuzione Organizzata a sostegno della Cassa di resistenza contadina e bracciantile”.
L'appuntamento nella Capitale è a partire dalle ore 14.00 di fronte Auchan di Casalbertone.

La piattaforma della manifestazione la lista dei firmatari

"Sono nero non criminale"
“Non perchè siamo neri siamo per forza dei criminali!” Ibra lo grida forte in faccia ai carabinieri che passando buttano un occhio sospetto sull'assembramento di africani che discute animatamente insieme agli amici “bianchi”. Si tirano le somme della mattinata: una retata dentro lo stabile n. 16 di via Campobasso ( quartiere Pigneto di Roma), già più volte preso di mira dalle forze dell'ordine; si parla delle persone prelevate, una dozzina circa, dei fermati, di chi ha i documenti e di chi, la minoranza, i documenti non li ha e forse verrà trattenuto più a lungo. C'è stanchezza ed esasperazione. In breve si crea un capannello e molti di loro cercano il confronto diretto e civile con gli uomini in divisa. Vogliono capire il perchè? Perchè quando si cerca la droga si va a parare in via Campobasso? Perchè quando c'è un problema si “sicurezza nel quartiere sono sempre loro, i senegalesi del Pigneto a rimetterci? Perchè anche adesso dopo l'omicidio di Torpignattara ( quartiere limitrofo al Pigneto) si vanno a cercare lì gli assassini?
Chi ha fatto ritorno dalla questura dopo essere stato prelevato semplicemente per essere identificato è incredulo. “ Vivo qui da tanti anni” racconta in perfetto italiano “ ma è la prima volta che mi capita di sentire una cosa simile... Mi hanno detto che non devo chiudere il portone di casa a chiave ma lo devo lasciare aperto!”

Ha gli occhi sgranati, forse anche per l'alzataccia. L'operazione ha avuto inizio alle 6 del mattino con tanto di giornalisti e troupe televisive al seguito. “ E come faccio a lasciare aperto. Potrebbe entrare chiunque e rubare quello che abbiamo... non è possibile!” Insiste, quasi a cercare una motivazione logica, che di logico ha veramente poco.
Sono stanchi delle retate continue, delle perquisizioni, delle ingiunzioni di sfratto. L'ennesima questa mattina. Loro in quella via ci vivono da vent'anni, conoscono il quartiere e il quartiere li conosce. “Non abbiamo droga o armi siamo soli venditori ambulanti, non facciamo nulla di male” dicono un po' tra loro un po' rivolti agli agenti. “Una persecuzione che va avanti dal 2004” sostengono in un comunicato le realtà antirazziste del quartiere che denunciano inoltre “ 12 i senegalesi portati via per l'identificazione sotto le luci delle telecamere, tutti in via di rilascio tranne i quattro privi di documenti. All'uscita della caserma le telecamere invece non ci sono perchè il fatto che questi cittadini siano del tutto estranei alle ragioni del blitz non interessa nessun media.”

Ma a scagliarsi contro i mezzi di informazione, è a stretto giro, la stessa comunità senegalese di via Campobasso: “ Viviamo al Pigneto da venti anni e in venti anni con armi, droga, rapine e omicidi non abbiamo mai avuto a che fare. I telegiornali e i giornali come Repubblica dicono che siamo criminali, ci accomunano a chi uccide e spaccia droga. Respingiamo ogni accusa e invitiamo i giornalisti a venire a parlare con noi e a scoprire che chi ha la pelle nera non per forza è un criminale.”
Una ragione in più per loro per stare domani in piazza dell'Esquilino, come già avevano fatto andando in massa a Firenze dopo la barbara uccisione dei loro connazionali appena il mese scorso, per dire ancora una volta no al razzismo. Soprattutto a quello “istituzionalizzato”.


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