Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INTERNI
Sangue e Lavoro: partigiani e lavoratori insieme contro la borghesia mafiosa
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Pino Finocchiaro

Sangue e Lavoro: partigiani e lavoratori insieme contro la borghesia mafiosa

“Adesso non lasciateci soli, non lasciate che i riflettori si spengano  su Portella delle Ginestre”. Kikki Ferrara, la combattiva segretaria della Camera del Lavoro di Piana degli Albanesi guarda a un futuro difficile per il comprensorio e per i suoi giovani che studiano con l’unica prospettiva dell’emigrazione. Si amo seduti sui massi che guardano alla montagna Pizzuta. Qui 63 anni fa la banda Giuliano col sostegno di pezzi deviati delle istituzioni compì la prima strage di stato.
Undici persone rimasero sul terreno uccise, compresi i bimbi e le madri di famiglia riunite per la festa del lavoro. Almeno trenta, trentacinque i feriti dalle mitragliatrici e dalle carabine fornite alla banda Giuliano  dall’eversione neo fascista e dai servizi americani. Altre tre persone morirono per le conseguenze delle ferite o perché stroncate dalla fatica. Come quell’uomo che raccolse la figlia ferita di nove anni, la prese in braccio e corse, corse, corse, per decine di chilometri tra balze e sterrati sino a consegnarla nelle mani di un medico. Lì s’accasciò e morì stroncato da un infarto.
La borghesia nera e mafiosa della Sicilia aveva chiesto un “lago di sangue per innescare la rivolta della classe operaia e quindi soffocarla con le armi distribuite all’eversione nera e alle bande dei campieri di Cosa Nostra. Alla fine, il bilancio fu inferiore alle aspettative perché non tutti gli assassini disposti sul monte Cometa dal lato opposto erano già pronti a colpire e finirono per assistere all’eccidio coi fucili al piede.
Era il 1947, i segretari delle camere del lavoro, i sindacalisti dei braccianti venivano rapiti e uccisi come accadde a Placido Rizzotto, perché “avevano la testa malata”, perché lottavano per i diritti degli ultimi.
Oggi a Portella, con i lavoratori della Cgil, ci sono i Partigiani. E’
il filo rosso della storia che riannoda la lotta di liberazione con la lotta per il diritto alla libertà economica, alla dignità dell’uomo, al diritto a formarsi una famiglia. Non è un caso che accanto a Cgil e Anpi scendano in campo l’Arci, Legambiente, Articolo 21.
E’ una scelta di campo.
“Rivendichiamo il diritto a stare dalla parte giusta. E noi stiamo dalla parte del lavoro”. Dice Susanna Camuso, della segreteria nazionale Cgil.
Raimondo Ricci, presidente nazionale dell’’Anpi ha portato a Portella i
gonfaloni delle città partigiane, spiccano Parma, Reggio Emilia, Grosseto, Monza e la Brianza.
“La lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione è una nuova forma di resistenza”. Sottolinea Raimondo Ricci e guarda ai tanti giovani che sostengono e sfilano dietro i gonfaloni delle formazioni partigiane. Centodiecimila iscritti, pochi ormai i reduci partigiani, molti i giovani, tutti fieri avversari dell’indifferenza. Tutti pronti a tornare simbolicamente tra i monti della Sicilia oppressa dalla malapolitica e dall’ingegneria sociale della borghesia mafiosa isolana.
Kikki Ferrara lancia un appello di sfida a partigiani, intellettuali, sindacalisti e braccianti riuniti ai piedi della montagna Pizzuta dove si consumò la strage della Portella: “Non lasciamo che i giovani vadano via. Diamo loro un’opportunità. Spendano qui il loro entusiasmo per rendere la Sicilia migliore. Il lavoro sia un diritto costituzionale vero e compiuto, non la concessione o il favore del politico di turno”.

pinofinocchiaro@iol.it


Letto 3267 volte
Dalla rete di Articolo 21