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Giuseppe Lumia minacciato, noi ancora più vicini a lui
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di Redazione

Giuseppe Lumia minacciato, noi ancora più vicini a lui Non c’è cosa peggiore della malaburocrazia, soprattutto quando coincide con gli interessi della mafia.
Accade in Sicilia a Polizzi Generosa, una piccola cittadina delle Madonie. Qui nel 1987 è stato confiscato il feudo Verbumcaudo, di proprietà di Michele Greco (detto il papa). Un appezzamento di terreno esteso 150 ettari, uliveto e seminativo, su cui insistono diversi caseggiati. Un bene il cui valore veniva stimato, all’atto del sequestro, in 2,5 miliardi di lire.
Il feudo prima viene affidato all’Arma dei Carabinieri, per finalità addestrative. Successivamente, quando il comune di Polizzi ne fa richiesta per la realizzazione di attività sociali, la stessa Arma rinuncia al bene. Nel 2006, pertanto, il feudo è assegnato al comune che decide di affidarlo alla Cooperativa Placido Rizzotto, dell’Associazione Libera. L’obiettivo è quello di realizzare attività agricole e agrituristiche per creare occupazione e sviluppo e, allo stesso tempo, dare un segnale forte di legalità. Si vuole mettere in pratica lo spirito della legge sul riuso sociale dei beni confiscati alla mafia, facendo diventare questi beni delle risorse sociali e produttive per il territorio.
A questo punto cominciano i problemi. Sul feudo, infatti, grava un’ipoteca che impedisce al Comune di prendere possesso del bene. Nel frattempo, il curatore giudiziario decide di assegnare a titolo gratuito la gestione del feudo ai proprietari dei terreni confinanti, i fratelli Battaglia. Una scelta in contrasto con il volere dell’amministrazione comunale.
Comincia così un iter burocratico complicatissimo in cui sono coinvolti comune, creditori, tribunale, prefettura, curatore giudiziario… Il 26 marzo 2009, l’amministrazione comunale istituisce una Commissione di indagine per l’esame delle problematiche del feudo “Verbumcaudo”. I lavori giungono all’approvazione di una relazione finale in cui si denunciano le rigidità di un sistema burocratico che nei fatti ostacola lo spirito della legge sul riuso sociale e produttivo dei beni confiscati.
La mafia, ovviamente, benedice la burocrazia e comincia a lanciare avvertimenti. Nel mirino Vincenzo Liarda, un sindacalista della Cgil, che da sempre si batte per l’assegnazione e il riuso del bene. A Liarda, all’inizio di maggio, viene recapitata una lettera minatoria e due proiettili.
Qualche giorno dopo, il 07 maggio 2010, l’amministrazione convoca un Consiglio comunale straordinario in seduta aperta al quale partecipo anch’io per dimostrare la mia solidarietà e il mio sostegno all’amministrazione e a Liarda. È in quella occasione che prendo la parola, probabilmente davanti agli emissari della mafia, e sfido, con nomi e cognomi, i boss, dicendo loro che vinceremo la battaglia per la gestione del feudo.
La risposta di Cosa nostra non si è fatta attendere e proprio ieri, sempre a Vincenzo Liarda, è stata recapitata un’altra missiva che conteneva polvere da sparo e il seguente messaggio: “Allora non capisce. Ultimo avvertimento. Dato che della sua bella famiglia non ci interessa il contenuto lo divide con il suo amico Lumia. Bravi”.
Una conferma dell’ottimo lavoro svolto fino ad adesso, che fa paura a Cosa nostra.
È in gioco la credibilità dello Stato, dell’antimafia. L’aggressione dei patrimoni dei boss e il riuso sociale dei beni confiscati sono fondamentali per vincere le mafie e liberarci dalle catene del condizionamento mafioso. Non possiamo permettere che vincoli e cavilli burocratici ostacolino la lotta alla mafia. Ognuno deve fare la propria parte. Il comune di Polizzi la sta facendo, come pure il sindacalista Vincenzo Liarda, la Cgil, l’Associazione Libera… ma non basta. È necessario che la politica intervenga per approvare provvedimenti che facilitino il riuso sociale e produttivo dei beni confiscati. I partiti, gli uomini politici, le associazioni, i singoli cittadini… diano dimostrazione concreta di sostenere l’azione di legalità e sviluppo contro le mafie. Insieme, con senso di responsabilità e solidarietà, per sconfiggere le mafie e la cultura mafiosa.

Accade in Sicilia a Polizzi Generosa, una piccola cittadina delle Madonie. Qui nel 1987 è stato confiscato il feudo Verbumcaudo, di proprietà di Michele Greco (detto il papa). Un appezzamento di terreno esteso 150 ettari, uliveto e seminativo, su cui insistono diversi caseggiati. Un bene il cui valore veniva stimato, all’atto del sequestro, in 2,5 miliardi di lire.

Il feudo prima viene affidato all’Arma dei Carabinieri, per finalità addestrative. Successivamente, quando il comune di Polizzi ne fa richiesta per la realizzazione di attività sociali, la stessa Arma rinuncia al bene. Nel 2006, pertanto, il feudo è assegnato al comune che decide di affidarlo alla Cooperativa Placido Rizzotto, dell’Associazione Libera. L’obiettivo è quello di realizzare attività agricole e agrituristiche per creare occupazione e sviluppo e, allo stesso tempo, dare un segnale forte di legalità. Si vuole mettere in pratica lo spirito della legge sul riuso sociale dei beni confiscati alla mafia, facendo diventare questi beni delle risorse sociali e produttive per il territorio.

A questo punto cominciano i problemi. Sul feudo, infatti, grava un’ipoteca che impedisce al Comune di prendere possesso del bene. Nel frattempo, il curatore giudiziario decide di assegnare a titolo gratuito la gestione del feudo ai proprietari dei terreni confinanti, i fratelli Battaglia. Una scelta in contrasto con il volere dell’amministrazione comunale.

Comincia così un iter burocratico complicatissimo in cui sono coinvolti comune, creditori, tribunale, prefettura, curatore giudiziario… Il 26 marzo 2009, l’amministrazione comunale istituisce una Commissione di indagine per l’esame delle problematiche del feudo “Verbumcaudo”. I lavori giungono all’approvazione di una relazione_finale in cui si denunciano le rigidità di un sistema burocratico che nei fatti ostacola lo spirito della legge sul riuso sociale e produttivo dei beni confiscati.

La mafia, ovviamente, benedice la burocrazia e comincia a lanciare avvertimenti. Nel mirino Vincenzo Liarda, un sindacalista della Cgil, che da sempre si batte per l’assegnazione e il riuso del bene. A Liarda, all’inizio di maggio, viene recapitata una lettera minatoria e due proiettili.

Qualche giorno dopo, il 07 maggio 2010, l’amministrazione convoca un Consiglio comunale straordinario in seduta aperta al quale partecipa anche Lumia per dimostrare la sua solidarietà e il suo sostegno all’amministrazione e a Liarda. È in quella occasione che prende la parola, probabilmente davanti agli emissari della mafia, e sfida, con nomi e cognomi, i boss, dicendo loro che l'antimfia  vincerà la battaglia per la gestione del feudo.

La risposta di Cosa nostra non si è fatta attendere e proprio ieri, sempre a Vincenzo Liarda, è stata recapitata un’altra missiva che conteneva polvere da sparo e il seguente messaggio: “Allora non capisce. Ultimo avvertimento. Dato che della sua bella famiglia non ci interessa il contenuto lo divide con il suo amico Lumia. Bravi”.

Una conferma dell’ottimo lavoro svolto fino ad adesso, che fa paura a Cosa nostra.

È in gioco la credibilità dello Stato, dell’antimafia. L’aggressione dei patrimoni dei boss e il riuso sociale dei beni confiscati sono fondamentali per vincere le mafie e liberarci dalle catene del condizionamento mafioso. Non possiamo permettere che vincoli e cavilli burocratici ostacolino la lotta alla mafia. Ognuno deve fare la propria parte. Il comune di Polizzi la sta facendo, come pure il sindacalista Vincenzo Liarda, la Cgil, l’Associazione Libera… ma non basta. È necessario che la politica intervenga per approvare provvedimenti che facilitino il riuso sociale e produttivo dei beni confiscati. I partiti, gli uomini politici, le associazioni, i singoli cittadini… diano dimostrazione concreta di sostenere l’azione di legalità e sviluppo contro le mafie. Insieme, con senso di responsabilità e solidarietà, per sconfiggere le mafie e la cultura mafiosa.

 

Noi di Articolo21 siamo e saremo sempre accanto  Lumia e le sue battaglie!


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