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Articolo 21 - CULTURA
Bondi si dimetta se non condivide la linea del suo governo. O ottenga un cambiamento radicale
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di Vincenzo Vita

Bondi si dimetta se non condivide la linea del suo governo. O ottenga un cambiamento radicale

L’articolo 7, comma 22, della manovra finanziaria del governo stabilisce che lo Stato cesserà da subito “di concorrere al finanziamento degli enti, istituti, fondazioni e altri organismi”. 232 strutture, la storia dell’Italia e di almeno una parte del mondo, non esisteranno più. Svaniranno quei preziosi e insostituibili luoghi delle diverse culture “in gran parte sorti o rifioriti in quella fervida stagione di reazione morale e intellettuale che seguì al tragico e disastroso epilogo del fascismo e della guerra”, come recita la prefazione della mappa ragionata degli istituti culturali pubblicata dalla loro associazione, l’Aici. Il 30% della cifra risparmiata verrà redistribuita a richiesta. Ecco il punto. Si devastano le agenzie del sapere, con una furia degna di ‘Fahrenheit 451’, con un filo spietato che  tiene insieme la scure sulla scuola, sull’università, sui beni culturali, sugli istituti, sullo spettacolo (come l’ente teatrale italiano), sulla ricerca. E’ un vasto territorio che le destre considerano popolato di ‘sovversivi’. Degni, al più, di chiedere qualche mancia. Del resto, il ministro Tremonti cita Marx, forse non per caso, visto che scienza e lavoro intellettuale erano negli scritti del grande filosofo il punto di qualità  -la potenza- della produzione. E ora, nella società della conoscenza e dei beni immateriali, sono il nodo cruciale della stessa democrazia.
Insomma, il provvedimento finanziario del governo non è una dovuta misura contro la crisi, come viene sbandierato. E’ l’occasione per una resa dei conti contro le fonti principali e più autorevoli dell’identità italiana. Rendiamocene conto, prima che sia troppo tardi. Il ministro Bondi ha alzato qualche parola di protesta. Si dimetta, finalmente, se non condivide la linea del suo governo. O ottenga un cambiamento radicale.
E’ come l’attacco alla libertà di informazione, che si esprime con l’abnorme provvedimento sulle intercettazioni telefoniche. Il disegno è lo stesso: censurare, imbavagliare, condizionare.
Siamo convinti che le opposizioni in parlamento e nella società civile risponderanno in queste ore con migliaia di firme contro i tagli alla cultura.  E’ un tornante della storia italiana che si ricorderà per anni.

 


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