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Passepartout: la caduta del muro al festival di Asti
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di Pietro Nardiello

Passepartout: la caduta del muro al festival di Asti

Si è appena chiusa ad Asti la settima edizione del Festival di letteratura “Passepartout”, l’unica kermesse del genere in Italia interamente promossa e realizzata da una biblioteca pubblica “L’Astense”. Quest’anno nel palazzo del Michelerio si è discusso di quanto accaduto a Berlino e nel mondo in occasione della caduta del Muro. Raggiungiamo telefonicamente Valeria Palumbo, caporedattore centrale de L’Europeo, che ad Asti ha portato in scena il reading intitolato “Ultima fermataTempelhof”... “Ultima fermataTempelhof” nato insieme con uno dei numeri più importanti e significativi de L’Europeo, “Il Muro di sangue” pubblicato nel 2009. Insieme alla Palumbo, che si è occupata del testo, la regista e attrice Sonia Grandis.


Come hanno raccontato i media quei giorni della caduta del muro?
Inizio a rispondere ritenendo giusto ricorda requanto scritto da Saverio Vertone che, giustamente, sostenne come in quei giorni si costruì un vero e proprio epos al quale tutti si unirono con un coro unico, anche chi non ne avrebbe avuto il diritto perché aveva sostenuto proprio quel regime.
In pratica ci fu un’ondata di entusiasmo che coinvolse un po’ tutti perché si trattò di un evento, ovviamente, bellissimo ma che venne raccontato con modalità del tutto indolori. L’epos, comunque, è rimasto di breve durata, i ragazzi di quei giorni non conoscono nulla e questa colpa dobbiamo egualmente suddividercela tra coloro che quei momenti li hanno vissuti e raccontati.  Metabolizziamo tutto in fretta e facciamo altrettanto con la memoria.


La caduta del muro ci ha realmente consegnato una nuova Europa ed un nuovo mondo o, invece, ha causato solamente uno spostamento del baricentro con l’innalzamento di altre barriere?
Il muro si è spostato, questo è vero e come per incanto sono comparsi per il mondo occidentale nuovi nemici di cui sembra che non possiamo fare proprio a meno. L’Europa si è ricompattata e i russi cattivi li abbiamo sostituiti con altri cattivi. Si tratta, purtroppo, di una semplificazione che non condivido ma che ancora vede il mondo diviso in blocchi.

Come viene raccontato, oggi, il mondo dai media italiani?
Ce ne occupiamo molto poco aldilà di notizie comiche come quelle proposte dal TG1 che ha seguito con attenzione cosa accadeva nei canili inglesi. All’estero, invece, c’è una tradizione giornalistica che considera l’analisi di quanto accade negli altri paesi molto importante. Noi in Italia, invece, ci siamo adeguati solamente dopo l’arrivo di internet che ci ha spalancato le finestre sul mondo costringendoci così a scrivere di quanto accade aldilà dei nostri confini. Con le nuove tecnologie, in un modo o nell’altro  la notizia raggiunge il giornalista, le redazioni, i lettori e quindi non può essere cassata.

La nuova legge sulle intercettazioni telefoniche rappresenta una vera e propria legge bavaglio o cosa? Causerà, oltre quelli previsti,  dei cambiamenti nel modo di fare informazione?
Si tratta di una pessima legge e non si capisce bene come mai, mentre il 30% dei giovani del nostro Paese è ancora senza lavoro, il Parlamento dev’essere ingessato a discutere sull’approvazione di una legge che fa comodo solamente ai ladri. Le intercettazioni vanno pubblicate perché i cittadini devono sapere cosa fanno, nell’esercizio delle proprie funzioni, coloro che gestiscono la Cosa Pubblica.
Le intercettazioni sono un mezzo di cui la magistratura non può fare a meno e questa legge è dannosa oltre ad essere pericolosa perché rappresenta una manifesta volontà di controllo dell’informazione da parte di un potere sempre più arrogante.

Chiudiamo parlando di questo reading musicale che con successo state portando in giro.
Lo spettacolo racconta un periodo molto importante della nostra storia, una vicenda che esprime l’importanza della libertà di espressione. La memoria ha sette vite come i gatti, i vecchi, però, preferiscono dimenticare mentre dai giovani proviene una forte richiesta di verità. Se si conosce, però, si può giudicare e scegliere di percorrere altre strade.

 


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