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Quell’Italia che non vede… e che mi piace!
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di Tiziana Ferrario

Quell’Italia che non vede… e che mi piace!

I treni passano a pochi metri dalle due vasche di metallo piene d’acqua che vengono usate per le immersioni. Il blu del mare e le coste rovinate dall’abusivismo sfrecciano veloci  e difficilmente i  passeggeri che viaggiano su quella tratta riescono a cogliere il senso di quello che accade in quella piccola  striscia di terra  lunga solo una  trentina  di metri e larga non più di dieci , tra il lungomare di Paola e la linea ferroviaria Roma- Reggio Calabria.  Si tratta di un piccolo miracolo, che arriva da una regione che ha l’onore della cronaca sulle prime pagine dei giornali solo per le notizie di malasanità e di ‘ndrangheta. E’per puro caso,grazie a Francesco Zizola, grande fotografo di lunga esperienza,  che sono capitata nella sede del Gruppo Subacqueo Paolano guidato da Piero Greco,cinquantenne insegnate di educazione fisica in un liceo durante l’anno, con  una forte passione per il mare. Zizola stava realizzando un servizio fotografico per un giornale tedesco sui corsi che Greco organizza per non vedenti usando una tecnica unica al mondo che richiama partecipanti  non solo da tutta Italia ma anche dall’estero. Il progetto  si chiama Poseidon e permette a chi è non vedente  di fare un'esperienza unica come quella dell’ immersione subacquea, per scoprire un mondo diverso, e sentirsi meno diverso. Istruttori e allievi sono tutti non vedenti  e hanno età differenti. L’atmosfera è allegra, si scherza, si ride ma con grande attenzione e serietà si impara a usare  respiratori e  bombole e  a familiarizzare con l’acqua che copre e avvolge. C’è Elena una  ragazza di Milano arrivata solo ieri alla scuola ma già con una grande acquaticità. “Si vede che  l’acqua è il suo mondo” ci dice uno degli istruttori –anche lui non vedente- che le insegna a fare gli esercizi immerso  nella vasca accanto a lei. Chi meglio di lui,  può insegnarle  come  si svuota la maschera o come  si capisce  da che parte vanno le bolle d’aria. Ogni punto dell’intero  percorso è costruito per consentire ai non vedenti di muoversi a proprio agio sino alle vasche di immersione. I più sicuri  faranno anche l’esperienza in mare  sino a 40 metri di profondità accompagnati da istruttori professionisti,tutti volontari. “Immergermi e toccare  quello che ho intorno, per me, significa anche ridare corpo a immagini viste da bambino, ormai lontane e sbiadite dal tempo” racconta Fabio di Chieti " Dentro il mare il silenzio mi parla.Mi sento leggera e libera di fluttuare nel liquido che mi avvolge” spiega  Alessia, un’allieva di Roma.
“Le richieste sono tante, ma riusciamo a fare solo due settimane di corso  l’anno dice Piero Greco perché non abbiamo fondi sufficienti. Una terza settimana la organizziamo per i ragazzi down che per legge non possono fare immersioni e non sono assicurabili. Spero che  il Parlamento ci ripensi –aggiunge- e consenta a questi ragazzi di praticare legalmente questo sport” . I giovani che accompagnano  Piero in questa avventura sono tutti   volontari che scelgono di passare le loro vacanze aiutando chi ha più bisogno. E’ una bella storia italiana, in una terra complicata. L’ho voluta raccontare perché sono queste le notizie positive  di cui abbiamo bisogno, che ci raccontano un paese fatto  di gente seria . Niente a che vedere con quelle di distrazione di massa che qualcuno si ostina a propinarci.


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