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Articolo 21 - CULTURA
Elvira Sellerio. Quegli occhi mobilissimi che illuminavano il suo viso da vera donna della Magna Grecia
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di Barbara Scaramucci

Elvira Sellerio. Quegli occhi mobilissimi che illuminavano il suo viso da vera donna della Magna Grecia

Elvira Sellerio è stata una grande donna, una grande italiana, una splendida siciliana. Ebbe un coraggio che sembrò incoscienza quando fondò con il marito Enzo la casa editrice nella Palermo della fine degli anni '60, ma oggi lascia un patrimonio unico alla cultura di questo paese. Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Antonino Buttitta, era questo il circolo di intellettuali da cui prese le mosse un fenomeno editoriale assolutamente unico, al cui successo contribuì anche la felice intuizione di Elvira di stampare i libri in piccolo formato, con quelle copertine a fondo blu che li rendono riconoscibili appena si entra in qualsiasi libreria. Gli ultimi anni si erano arricchiti dello strepitoso succeso dei romanzi di Andrea Camilleri, altra sua scoperta come scrittore, ma la caratteristica della Sellerio come editrice era proprio la ricerca continua di nuovi autori da lanciare, da far conoscere ad un pubblico più ampio. Spesso sono autori che riescono a creare dei percorsi "seriali", che creano personaggi fissi intorno ai quali si snodano diversi romanzi, come il commissario Montalbano, ma anche come l'avvocato Guerrieri di Gianrico Carofiglio, o l'investigatore La Marca di Santo Piazzese, fino al Bar Lume di Marco Malvaldi che sta scalando le classifiche in questi giorni. La caratteristica di Elvira era propria questa, rischiare, investire su chi le sembrava avere talento e che magari aveva un brutto carattere, come lei diceva di se stesso, anche  se non era vero. Rischiare, cercare l'eccellenza, fuggire dalla medicorità. Tutto così diverso da oggi. Il mio ricordo personale di Elvira è quello di un incontro felice e prezioso quando venne a far parte del consiglio di amministrazione della Rai. Volle conoscere subito le donne dirigenti, volle sentire i nostri problemi, i nostri desideri, ci ascoltava senza distrarsi un attimo, guardandoci con quegli occhi mobilissimi che illuminavano il suo viso da vera donna della Magna Grecia. So che la mia nomina a direttore la devo soprattutto a lei, e ne sono stata sempre orgogliosa. Una volta, durante l'estate, ci sentimmo sul telefonino, lei era a Viale Mazzini e io ero in spiaggia: mi disse con tono struggente…"sento il rumore del mare". A Roma non si trovava bene, le mancava sempre Palermo, il mare della Sicilia, l'odore della carta dei suoi libri. Quella carta e quei libri che non ti faranno morire neanche adesso, carissima Elvira.


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