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A novembre si ammazza il Porcellum!
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di Maurizio Calò*

A novembre si ammazza il Porcellum!

In un Paese educato con la triplice ripartizione della Divina Commedia tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, il bipolarismo è una forzatura. Ma lo sarebbe anche un tripartitismo, se si ricorda l'Italia dei Comuni con il suo campanilismo indomabile che ancora pervade tutti gli italiani. E dunque la nascita di un terzo polo, nei fatti parlamentari di questi giorni, avvicina di più la politica ai sentimenti popolari ampliando la scelta tra le varie sensibilità e offre una via di fuga ad un’irriducibile contrapposizione tra destra e sinistra che, alla lunga, ha stufato anche perché nell'opinione dei più risulta aver ben poco costruito.

Ammettendo che questo terzo polo tra Fini, Casini, Rutelli e Fini che si è manifestato in occasione della votazione sulla sfiducia al Sottosegretario Caliendo prenda vita sino al punto di aggregarsi in un'autonoma offerta elettorale, occorre vedere come potrebbe cambiare lo scacchiere politico in vista di quelle elezioni anticipate che si presentano sempre più come una imminente certezza essendosi dimostrato, proprio con l'esito della votazione dello scorso 4 agosto, che Berlusconi e la Lega non hanno più la maggioranza alla Camera dei Deputati.

Questa ipotesi ha speciale risalto sul piano dell'immigrazione, un terreno su cui si misura in tutta la sua intensità la vocazione liberale e sociale dei protagonisti della nostra politica.

Prima, però, di pensare a nuove elezioni, si deve considerare la legge elettorale, l'attuale porcellum, che attribuisce alle segreterie politiche la nomina degli onorevoli e assegna in premio la maggioranza della Camera dei Deputati alla coalizione di maggioranza relativa e quella al Senato alla coalizione vincente in ciascuna Regione.
La prima domanda è dunque la seguente: si può andare alle elezioni anticipate con l'attuale legge elettorale?

E' facile pronosticare che, con questa legge elettorale, Berlusconi e Bossi vincerebbero le elezioni.
Non risolvendo il conflitto di interessi, il centrosinistra ha consentito a Berlusconi di disporre di dieci canali televisivi su undici e, quindi, di governare il voto dell'intera popolosa provincia narcotizzata da televendite, telefiction e telepromozioni e la cui opinione è fortemente orientata da quei TG1, TG5, etc. in cui la prescrizione dei reati viene trasformata in assoluzione.

Semmai la stampa di centrosinistra vendesse due milioni di copie al giorno, si osserva che davanti ad una sola puntata del Grande Fratello ci sono il triplo di telespettatori.

Dal canto suo la Lega, con la sollecita gestione dei territori in cui governa e l'impegno del suo Ministro dell'interno Maroni contro la criminalità organizzata, non ha nulla da temere da elezioni anticipate potendo anche presentarsi al suo popolo senza il trofeo del federalismo fiscale scaricandone la colpa sul traditore Gianfranco Fini che ha dirazzato proprio quando i decreti legislativi delegati stavano per essere varati.

Dunque, la messa in fibrillazione dell'attuale maggioranza con la nascita di un terzo polo non avrebbe senso se non in vista di una modifica della legge elettorale prima delle elezioni anticipate perché con la legge attuale il potenziale parlamentare di Berlusconi non ne uscirebbe perdente con sicurezza.
I passaggi per cambiare la legge elettorale sono i seguenti:

1) – che Berlusconi si dimetta in autunno cogliendo un qualsiasi agguato parlamentare;
2) – che, restituito il mandato al Presidente della Repubblica, questi apra le consultazioni senza reincaricare Berlusconi;
3) – far emergere il descritto terzo polo che, in una coalizione col PD e l'Idv dimostrerebbe la sussistenza di una maggioranza capace di sostenere un governo tecnico che, magari sotto la guida del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, si impegni al varo rapido di una nuova legge elettorale prima di nuove elezioni da tenersi nella primavera del 2011.

Non si tratta per nulla di passi facili perché, per esempio, Berlusconi e la Lega, al Senato, non andrebbero in minoranza senza il determinante voto dei Senatori a vita, un voto che già tante polemiche creò per la maggioranza dell'ultimo Governo Prodi.

Ma ove si superasse anche questo ostacolo, quale legge elettorale si dovrebbe adottare?
L'unica che può contrastare Berlusconi e le sue televisioni è quella del maggioritario uninominale, cioè lo scontro di un candidato contro l'altro in collegi ristretti, dove la storia di ciascuno dei contendenti sia ben nota all'elettorato e lo spirito del derby locale finisca col prevalere sulle sirene delle dilaganti televisioni del Premier.

Ma la più probabile soluzione potrebbe essere il ritorno al mattarellum, la vecchia legge elettorale del 1993 con un sistema per ¾ maggioritario corretto da ¼ di proporzionale: macchinoso ma soddisfacente per le segreterie dei partiti.
Sia come sia, per tradizione a novembre si ammazza il porcellum.

In questo scenario è prevedibile che per la nuova contesa elettorale si proponga l'inedita proposta del centro-centrosinistra: un'unione del terzo polo col Partito Democratico che, nonostante gli strilli di un ritorno alla prima Repubblica, attirerebbe i voti di quei tanti nostalgici infastiditi da questa continua competizione tra le forze politiche e che rimpiangono le sicurezze della DC dei vecchi volponi che verrebbero, oggi, reinterpretati dai già noti Fini, Casini, Rutelli, D'Alema, Bersani, Franceschini, Letta, Bindi, etc. etc.

Un recupero, dunque, della moderazione che offra dell'Italia un'idea di stabilità e di equilibrio schiacciando sull'estrema destra Berlusconi con la sua vita dissennata da satrapo e Bossi con le sue angustie provinciali e, sull'estrema sinistra, i nostalgici di Lenin e Trotsky. Facile prevedere che per la maggioranza servirà anche Di Pietro e che il PD dovrà farsi carico di dialogare con Vendola. Sarà difficile tenere fuori i Radicali. Un po' perché è Radicale Della Vedova che ha sin qui ispirato Gianfranco Fini in molti passi delicati del suo ultimo percorso; un po' perché già oggi nove esponenti Radicali sono eletti nelle liste del PD; un po' perché, da parte loro, i Radicali hanno sempre ispirato battaglie per la legalità che battono il giustizialismo alla Di Pietro; un po' perché nonno Pannella parla fino a rompere i timpani, ma ancora non sbaglia un colpo; un po' perché una simile maggioranza non potrebbe sprecare neanche minime percentuali di elettori. E poi, avere i Radicali come alleati, fa certamente chic sul versante dei diritti civili di cui qualunque forza di centro-centrosinistra non potrebbe fare a meno. Ma se c’è bisogno pure dei Radicali, si apre un’incognita che non si può certo trascurare: la Chiesa da che parte si metterebbe?

Al Vaticano si porrebbe un dilemma. Dopo i recenti scandali e la necessità di recuperare un'immagine di moralità, potrebbe sostenere apertamente chi, come Berlusconi, imbarca nel suo letto le donne a grappoli? E, d'altra parte, potrebbe sostenere una forza in cui fossero presenti un Fini che ha già manifestato inclinazioni libertarie e i Radicali che libertari lo sono da sempre?

Probabilmente la Chiesa si dichiarerebbe ufficialmente neutrale, ma la sua maggioranza, sotto sotto, appoggerebbe Berlusconi, non fosse altro che per la facilità di tenerlo in pugno. Tra libertari e libertini, i secondi sono certamente più gestibili. Ma non si deve dimenticare che al centro-centrosinistra basterebbe l'appoggio di Santa Romana Chiesa di cui godono Casini e Rutelli, nonché l'ala margheritiana del PD.

Dunque la competizione elettorale, ammesso che una nuova legge possa essere adottata, sarebbe comunque un battaglia per nulla facile sotto tutti i punti di vista e da combattersi sul filo dei decimali.
Ma la presenza di un terzo polo aiuterebbe il liberalismo sociale tanto utile alle cause dell'immigrazione e dell'integrazione?

Le speranze senza dubbio aumenterebbero con la xenofobia di Bossi e l'italolibico Berlusconi all'opposizione e con Fini, che tanto si è speso per un tagliando alla legge che porta anche il suo nome e per la cittadinanza breve agli immigrati, in posizione apicale nella nuova maggioranza in cui grande parte avrebbe il PD con il consenso di una società civile che, dai Giulietti ai Manconi, non si farebbe mancare nulla per una sana politica verso una società multietnica equilibrata e per un voto ai nuovi italiani, almeno nelle elezioni amministrative.

Quella che si è aperta alla Camera dei Deputati con la votazione del 4 agosto 2010 è dunque una stagione ricca di promesse e prospettive per una società migliore che dobbiamo seguire con grande attenzione e grande partecipazione per non far mancare l'appoggio a quelle iniziative che le aprano la strada e far sentire il biasimo a quelle che l'ostacoleranno.

*Maurizio Calò, Presidente dell'Associazione Migrare
 


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